– FILONI
Nella letteratura latina si distinguono due sottogeneri: il poema epico-storico e il poema mitologico.
– IPOTESTI
I riferimenti immediati e ovvi sono alla letteratura greca, in particolare per l’epica storica, all’Iliade e all’Odissea di Omero, oltre che ai poemi postomerici, risalenti al VII secolo, ai Poemi ciclici e ai Nostoi. In età ellenistica sono rilevanti le Argonautiche di Apollonio Rodio. Per il filone mitologico il prodromo è la Teogonia di Esiodo, l’Ecale di Callimaco e, in genere, gli epilli ellenistici.
– ASPETTI TEMATICI
La codificazione dell’epica poggia su alcuni elementi caratteristici. Uno di essi è certamente il racconto, dunque epos, delle gesta di eroi e divinità che costituiscono il modello etico di riferimento per un intero popolo. Una novità per l’epica latina è rappresentata dal mutamento di protagonista: tutto un popolo e non più un singolo eroe; e dall’impianto strutturale: mito e storia vengono amalgamati per un intento pedagogico, con il riferimento ai valori, e ideologico, giustificazione su base mitica dell’imperialismo romano (Verg. Aen. 6, 851 regere imperio populos).
– ASPETTI FORMALI
Una delle convenzioni da segnalare è limpiego del saturnio, metro introdotto da Livio Andronico nel III sec. e utilizzato da Nevio, poi sostituito dallesametro a partire da Ennio nel II sec. Per il resto valgono le stesse regole che si trovano nellepica greca: linguaggio elevato, presenza di topoi, similitudini di stampo omerico.
– SVILUPPO
Terzo secolo a.C. Livio Andronico traduce in versi saturni l’Odissea di Omero (Odysia); sempre in saturni è il Bellum Poenicum di Nevio: di entrambi non ci restano che frammenti. L’opera di Nevio è importante per originalità e novità: in esso vengono celebrati gli avvenimenti della storia di Roma tra mito e storia. È proprio mediante l’aspetto mitico che Nevio si collega al mito troiano.
Secondo secolo a.C.
Anch’essa frammentaria è l’opera di Ennio, gli Annales, con la quale vengono sancite le convenzioni formali e contenutistiche che diverranno tipiche del codice epico latino, cioè esametro e argomento nazionale.
Primo secolo a.C.
Le forme tradizionali del poema epico vengono messe in dubbio dai poetae novi; viene rifiutata la poesia di tipo enniano, veicolo di valori morali e civili; vengono banditi i poemi lunghi in luogo di componimenti brevi perfetti nel loro aspetto formale, i cosiddetti epilli, che privilegiano la poesia lirica ed elegiaca. Ci restano come esempi la Zmyrna di Cinna e i carmi 63 e 64 di Catullo.
Il codice epico omerico e enniano ritorna con l’Eneide di Virgilio; in essa riemergono i valori del mos maiorum, come concordia, constantia, fides, fortitudo, pietas. Alla ripresa dell’elemento mitico viene affiancata una componente psicologica innovativa, come è l’amore di Didone, e la drammaticità delle vicende rocambolesche del protagonista. Viene ripresa l’epica mitologica con le Metamorfosi di Ovidio. Al periodo augusteo vanno anche assegnate le Elegie romane di Properzio e i Fasti di Ovidio, opere che uniscono alla rievocazione del passato nazionale (epica) elementi propri dell’elegia (distico elegiaco, eziologia sulla scorta degli Aitia di Calliamco).
Primo secolo d. C.
a) L’opera che emerge è la Farsalia di Lucano, opera che si presenta come antivirgiliana: oggetto della narrazione è una storia recente, documentata e conosciuta; rinuncia all’elemento mitologico. L’epica non è con Lucano celebrativa come nei modelli precedenti; in tal senso è abolita anche l’invocazione alle Muse, tipica del codice epico, e il ricorso al mitologico. Interessano il poeta altri elementi: il macabro (cf. l’esempio di Erittone 6, 413 ss.), le apparizioni di fantasmi, le descrizioni enfatizzate di caratteri, il livello retorico alto.
b) Tra le opere della seconda metà del secolo spiccano i Punica di Silio Italico sulla seconda guerra punica; la Tebaide di Papinio Stazio sui Sette contro Tebe; le Argonautiche di Valero Flacco sul mito degli Argonauti e dell’amore tra Giasone e Medea.
c) I contenuti della poetica lucanea vengono aboliti, tranne che per il linguaggio che rimane artificioso e ampolloso. Si ritorna al modello epico virgiliano e al ripristino di tutte le possibilità che la tradizione metteva a disposizione.
Terzo secolo d. C.
A questo secolo è assegnato il De concubitu Martis et Veneris di Reposiano, altri attribuiscono l’opera al IV o al V sec., sull’episodio narrato nell’ottavo libro dell’Odissea.
Quarto secolo d.C.
Claudiano si muove sul doppio binario tradizionale: l’epica epico-storica con il De bello Gildonico e il De bello Gothico; l’epica mitologica con il De raptu Prosepinae.
Anche in ambito cristiano vi fu una ripresa dei modelli e della tradizione culturale classica e una loro risemantizzazione. I Centoni di Proba sono una espressione di questo. Venivano messi insieme emistichi tratti da autori classici, soprattutto da Virgilio, al fine di descrivere episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento o la storia degli uomini fino al diluvio.
Accanto alla produzione centenaria non vanno dimenticati gli Epigrammata di Damaso e i poemetti di polemica antipagana. Nel De mortibus boum di Endelechio troviamo fuse parti del terzo libro delle Georgiche e della prima ecloga di Virgilio. Da segnalare anche gli Evangeliorum libri IV di Giovenco, riscrittura parafrastica in esametri dei quattro Vangeli con Matteo come testo base, e i carmi VI-IX di Paolino di Nola: nel VI in particolare la figura di Giovanni viene idealizzata secondo la tradizione epica, anche se nella forma esteriore è legato alla retorica panegirista. Ricordiamo, infine, la Psychomachia di Prudenzio, che tratta in chiave allegorica la lotta spirituale tra i vizi e le virtù secondo moduli classici e virgiliani.
Quinto secolo d.C.
Ricordiamo il De raptu Helenae, la Medea e l’Orestis tragoedia di Draconzio, componimenti di contenuto mitologico. In ambito cristiano abbiamo il Paschale Carmen di Sedulio in esametri il cui principale argomento verte sui miracula Christi salutiferi; il Commonitorium di Orienzio in distici elegiaci, in cui troviamo la descrizione degli inferi ispirata al libro sesto dell’Eneide.
Sesto secolo d.C.
All’epica encomiastica va ascritta la Iohannis seu de bellis Lybicis di Corippo sulla guerra dei Romani contro i Vandali d’Africa, modellata sull’Eneide virgiliana, e sulla rappresentazione di Giovanni Troglita, generale di Giustiniano, vittorioso sui Mauri.
di Carmine IANNICELLI
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