David Hume, filosofo scozzese, così scriveva verso la metà del 1700: “Sospetto i Negri e in generale le altre specie umane di essere naturalmente inferiori alla razza bianca. Non vi sono mai state nazioni civilizzate di un altro colore che il colore bianco. Né individuo celebre per le sue azioni o per la sua capacità di riflessione… Non vi sono tra di loro né manifatture, né arti, né scienze. Senza fare menzione delle nostre colonie, vi sono dei Negri schiavi dispersi attraverso l’Europa, non è mai stato scoperto tra di loro il minimo segno di intelligenza”.
Sono passati secoli da questa citazione, dalla tratta degli schiavi, sono passati decenni dall’olocausto e da altre pesanti forme d’intolleranza. Tuttavia, ancora oggi esistono episodi di razzismo, nonostante gli innumerevoli propositi di pace nel mondo e la dura lotta contro le discriminazioni.
Un gruppo di persone può definirsi appartenente alla stessa razza quando condivide le stesse caratteristiche fisiche e culturali che lo distinguono dagli altri gruppi. E il colore della pelle tradizionalmente è la caratteristica che differenzia una razza dall’altra. Da tempi antichissimi l’uomo bianco si sente depositario di ogni sapere e scienza, di qualsiasi arte e cultura, e dunque si riteneva che la razza bianca fosse superiore a tutte le altre. Solo poco tempo fa l’antropologia e la scienza umana hanno dimostrato l’uguaglianza e la parità culturale tra tutte le razze, ma il cammino per imprimere questo concetto nella mentalità di tutti è stato lungo e tortuoso. Si pensi allo schiavismo, praticato da millenni da società antiche più avanzate che credevano di essere superiori ad altre considerate per natura inferiori, ancora presente in alcune regioni asiatiche e africane. Addirittura, tra il 1400 e 1500, nel periodo dei grandi viaggi di esplorazione, gli individui di pelle nera erano considerati a un livello subumano e si pensava che non avessero l’anima. E ancora verso il 1800 medici e biologi pensavano che la razza bianca fosse superiore a tutte le altre sia intellettualmente che biologicamente. Accanto a queste convinzioni di natura scientifica si diffusero anche teorie gerarchiche tra le razze umane di natura politica. Tra i teorizzatori ricordiamo Arturo Gobineau e Stewart Chamberlain. In particolare, queste gerarchizzazioni ebbero larga fortuna nei Paesi tedeschi, contrassegnati da uno spirito nazionalista molto radicato nella tradizione, al punto che si giunse a costituire il nazionalsocialismo. Si promulgarono leggi razziali, per preservare la purezza della razza ariana, proibendo matrimoni misti che l’avrebbero altrimenti contaminata.
Con le varie migrazioni iniziate nel XX secolo, da Paesi più poveri a quelli più ricchi, i fenomeni di razzismo si sono accentuati sempre di più. L’emigrazione di massa sconvolge l’equilibrio sociale ed economico del Paese ospitante, dunque psicologicamente si attivano meccanismi di difesa generale e scattano manifestazioni di rifiuto e intolleranza. Questo fenomeno non riguarda solo le diverse razze, ma può avvenire anche all’interno della stessa nazione. Ricordiamo infatti gli intensi flussi migratori avvenuti negli anni Sessanta dal Sud Italia verso il Nord industrializzato, con problemi d’integrazione tuttora esistenti.
Anche le ondate migratorie degli ultimi periodi hanno destato scompiglio nelle nazioni ospitanti, con manifestazioni razziste e d’intolleranza. Molti extracomunitari giunti in Italia per trovare un lavoro, sono costretti a lavori mal retribuiti o a vendere oggetti negli angoli delle strade. Ma accanto a questi, ci sono stranieri che si sono dati da fare e sono riusciti ad avviare piccole imprese, a studiare e a trovare una dignitosa occupazione. L’integrazione si sta completando gradualmente, e molti immigrati hanno formato famiglie e i figli nati in Italia frequentano le scuole normalmente senza difficoltà di inserimento. Sono dunque isolate le manifestazioni razziste che si verificano nell’Italia attuale, ma in ogni caso bisogna cercare di combatterle ed eliminarle completamente. Il razzismo è un limite della ragione umana e indice di una mentalità retrograda, perché ormai tutti
sappiamo che non esiste una razza pura, ma tutti noi siamo semplicemente il risultato di unioni di diversi popoli avvenute per millenni. Come disse Herbert Fisher infatti, “La purezza della razza non esiste. L’Europa è un continente di meticci”.
Non è un colore a stabilire la superiorità di una persona sull’altra, né il taglio degli occhi o la forma del naso. Siamo tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti cittadini del mondo, dotati di intelletto e anima, produciamo pensieri e proviamo sentimenti. Nel momento in cui discriminiamo una persona, dobbiamo pensare quanto questo gesto ci mortificherebbe se fosse rivolto a noi, e soprattutto dobbiamo ricordare che anche i nostri antenati emigrati in America o nel nord Italia sono stati vittime di manifestazioni razziste.
Per una convivenza pacifica a livello planetario, la tolleranza e il rispetto sono le prime armi da sfoderare, perché “it’s not about races, just places, faces, where your blood comes from…I’m not going to spend my life being a Color” (Michael Jackson).
- Tesine