Sebastiano Luciani detto del Piombo nacque a Venezia nel 1485. Inizialmente Sebastiano svolse l’attività di musicista come suonatore di liuto e successivamente pose interesse verso la pittura formandosi così presso il Giorgione e Giovanni Bellini. Nel 1508 realizzò un ritratto di giovane donna conservato a Budapest, e l’anno successivo si occupò di realizzare su commissione di Alvise Ricci nella chiesa di San Bartolomeo di Rialto le quattro ante d’organo. Nel 1510 realizza la tavola con Salomè e l’anno seguente la pala con San Giovanni Crisostomo. Intorno al 1511 si recò a Roma e su commissione di Agostino Chigi si occupò di decorare con soggetti mitologici la villa Farnesina. Nel 1512 realizzò il ritratto del cardinale Ferry Corondolet e del suo segretario. Stilisticamente Sebastiano utilizzò sia colori caldi provenienti dalla scuola veneziana e il disegno anatomico di Michelangelo. Nel 1516 Giulio de Medici commissionò la pala con la resurrezione di Lazzaro. Nel 1517 realizzò la Pietà sulla base dei disegni preparatori di Michelangelo; nel 1526 dipinse il ritratto di Andrea Doria e di Clemente VII. Morì nel 1547 a Roma e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria del Popolo.
Opere
o Pala di San Giovanni Crisostomo dipinto con la tecnica a olio su tela nel 1510, ed è conservato presso la chiesa di San Giovanni Crisostomo a Venezia. La pala fu commissionata da Caterina Contarini Morosini con la raffigurazione della sacra conversazione; al centro vi è san G. Crisostomo la cui figura appare seduta e rialzata da gradini intendo a scrivere; ai lati vi sono figure di santi a sinistra Lucia, Maddalena e Caterina d’Alessandria, mentre a destra Giovanni Battista, Liberale e Nicola. La sacra conversazione è inserita in un’architettura classica; sullo sfondo a destra si scorge un paesaggio dipinto con un tono crepuscolare. I colori sono amplificati dalla luce, vi è un’influenza giorgionesca. Per creare il portico utilizzò una prospettiva obliqua in moda da accentuare la profondità.
o La Pietà dipinta con la tecnica a olio su tavola nel 1516, ad oggi è conservata nel museo civico di Viterbo. La tavola testimonia la collaborazione tra Sebastiano e Michelangelo e fu creata per la chiesa di San Francesco di Viterbo. La scena è inserita in un’atmosfera tenebrosa; in primo piano al centro emerge dall’oscurità la figura del Cristo morto, risaltato dal sudario bianco appare disteso ai piedi di Maria che occupa l’intera parte centrale della tavola, la Vergine stringendo i pugni volge lo sguardo verso l’alto con un volto mascolino; le figure formano una piramide e la volumetria della Vergine richiama lo stile di Michelangelo.
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