SILVIO D’ARZO: VITA E OPERE. Silvio D’Arzo è lo pseudonimo di Ezio Comparoni. Nasce a Reggio Emilia nel 1920, e nonostante fosse figlio di una donna molto povera riesce comunque a studiare e a laurearsi in Lettere nel 1941. Muore a soli 32 anni di leucemia. Pubblica un solo romanzo, All’insegna del buon corsiero (1942) e alcuni racconti, tra cui Casa d’altri, pubblicato postumo nel 1953.
SILVIO D’ARZO: CASA D’ALTRI. Il protagonista nonché voce narrante di questo racconto è un vecchio prete di Montelice, un villaggio immaginario dell’Appennino emiliano costituito solo da 7 case, in cui non succede mai niente e l’inverno dura sei mesi. La desolazione del paese finisce con il corrodere l’anima del prete fino a fargli perdere il senso della sua missione. Egli stesso si definisce un prete “delle sagre”. Un giorno, però, accade qualcosa: una delle donne più anziane del paese, Zelinda, va in Chiesa a chiedere se è possibile richedere l’annullamento del matrimonio in casi eccezionali. La domanda è strana, visto che Zelinda è zitella, per cui il prete capisce che evidentemente c’è qualcos’altro che l’anziana vorrebbe chiedere ma non ne ha il coraggio. Nei giorni successivi il prete cerca di capire il vero dubbio di Zelinda, e alla fine la donna si confessa: dice di volersi suicidare, e chiede se porre fine ad una vita di sofferenze come la sua sia peccato. Il prete non sa cosa ripondere, e balbetta cose confuse non riuscendo a risolvere il dubbio dell’anziana signora. La trama è semplice e quasi inesistente, ma nonostante ciò il racconto è memorabile, soprattutto per la tensione intorno al segreto di Zelinda. la tecnica è quella tipica dei romanzi gialli, con cui si rimanda la soluzione al mistero aumentando la curiosità. Per quanto riguarda il titolo, l’autore lo giustifica dicendo che quando si vive come Zelinda, in un modo così inumano e impossibile, il mondo non è più casa nostra, ma casa d’altri. Il racconto va inquadrato tra i libri del dopoguerra che raccontavano la povertà dell’Italia contadina. Silvo D’Arzo ha mescolato i modi del racconto di finzione con quelli dell’inchiesta sociologica, raccontando il dramma di una povera vecchia che, stanca di una vita di stenti, chiede al parroco il permesso di suicidarsi.
- Letteratura Italiana