Milo Crotoniensis, athleta illustris, exitum habuit e vita miserandum et mirandum. Postquam iam natu grandis artem
athleticam desiverat, dum iter facit forte solus in locis Italiae silvestribus, quercum vidit proxime viam, cuius rami in parte
media hiabant. Tum experiri vires suas voluit; immisit in cavernas arboris digitos et diducere et rescindere quercum conatus
est. Ac mediam quidem partem discidit divellitque; quercum autem in duas partes diduxerat, cum ille manus laxavit. Itaque, quia
cessaverat vis, quercus rediit in naturam, sed manus eius retinuit inclusitque et, denuo cohaesa, miserum hominem feris
praebuit, qui eum dilaceraverunt.
Versione tradotta
Milone di Crotone, celebre atleta, ebbe dei risultati da una
vita deplorevole e meravigliosa. Dopochè aveva rinunciato alla propria arte atletica per l'età già avanzata, mentre
camminava per caso solo in regioni boscose d'Italia, vide una quercia vicinissima ad una strada, di cui i rami si aprivano
nella parte centrale. Allora volle mettere alla prova le sue forze, introdusse le dita nelle fenditure dell'albero e tentò
di dividere e rompere la quercia. E senza dubbio ruppe e svelse la parte centrale, poi aveva diviso la quercia in due parti, e
con quella mano allargò. Pertanto, poichè la forza si era arrestata, la quercia ritornò alla conformazione naturale, ma
trattenne e chiuse dentro le mani di lui e, unita nuovamente, mostrò agli animali il misero uomo e quelli lo lacerarono.