Il socialismo utopistico si sviluppa in Europa tra il XVIII e XIX secolo, ed è composto dall’insieme delle teorie che concernono l’organizzazione sociale e politica attraverso una riforma della società e dello stato. I fondatori furono i francesi sansimoniani e fourieristi, e la teoria si sviluppò in seguito in Inghilterra con gli oweniani. Essi prediligevano l’abolizione della proprietà privata, della famiglia, del contrasto tra campagna e città, e la figura della collettività come responsabile della produzione. Marx accolse queste teorie, ma criticò il fatto che davano scarsa importanza al proletario. Perciò il filosofo, attraverso il socialismo scientifico, completò la teoria utopistica, inserendo la figura del proletario industriale come artefice della trasformazione della società e autore della lotta di classe. La differenza fondamentale tra le due teorie è il fatto che il socialismo utopistico voleva attuare il cambiamento attraverso le riforme, e secondo Marx questo era un metodo utopistico, irrealizzabile. Egli invece sosteneva che fosse necessaria la rivoluzione, l’unico metodo in grado di sovvertire il rapporto tra l’operaio e il capitalista.
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