“Mentre tu hai una cosa, questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre” (James Joyce).
Essere solidali con qualcuno non significa solamente dare aiuto, ma credere in ciò che si fa e soprattutto agire per l’altro senza secondi fini. La solidarietà non è una semplice azione fatta da una persona, un’associazione o un Paese, ma dovrebbe diventare un metodo, una tendenza comune e sociale. E’ una modalità per convivere meglio con gli altri partendo dalla nostra individualità e concretizzandosi nella società. Bisogna iniziare dalla nostra maniera di vivere e di sostenere le situazioni che presenta la vita, e non direttamente dal singolo gesto individuale o di organizzazioni, di associazioni, di comunità, in cui le stesse fondazioni hanno un dovere costituzionale di solidarietà. Se un cittadino qualunque intravede una persona in difficoltà e non presta soccorso, questa potrebbe correre pericoli maggiori e rischiare la vita. Invece, se ognuno di noi singolarmente aiuta questo individuo, egli sarà sicuramente salvo, ma nonostante ciò molte altre persone rimangono prive di aiuti. Tanti missionari e molte organizzazioni riescono ad ottenere considerevoli aiuti, solo perché sanno avvalersi bene dei mass media e degli altri mezzi di comunicazione, ma non modificano la realtà e non risolvono tutte le difficoltà.
La carità non consiste nel donare qualcosa, ma nel dare se stessi. Cooperare non significa solamente offrire aiuto, ma riuscire a modificare cultura, società, politica. La solidarietà comincia dal nostro piccolo, dal momento in cui instauriamo piccoli rapporti individuali, per arrivare a realizzare uno stile di vita che può condizionare il mondo attorno a noi, nazionale ed internazionale, divenendo politica di coesistenza, dove tutti operano per assicurare a tutti gli stessi diritti, nella prosperità comune. In questo modo potrebbe nascere una società in cui l’indigenza è concretamente illecita, perché in opposizione con i diritti di ogni singola persona. Se non sappiamo guardarci attorno e osservare bene le persone, automaticamente perdiamo il rapporto con la gente, a partire dai nostri intimi, dalla nostra famiglia, creandoci una personalità individualista ed egoista, molto lontana e opposta al concetto di solidarietà. Ogni singolo essere umano, ogni associazione o organizzazione, non risolve sicuramente in modo individuale i problemi che affliggono il pianeta, neanche quelli che colpiscono la comunità a cui appartengono. Ognuno distintamente è interpellato ad interagire con gli altri, a considerarlo al suo medesimo livello e a sporcarsi le mani insieme a lui.
Tutti noi dobbiamo esigere dalle istituzioni locali, nazionali ed internazionali, legislazioni, strutture e operazioni contro ogni forma di povertà, ingiustizia e sfruttamento. La solidarietà ha il compito di trasformare la collettività per migliorare le condizioni di vita di chi è più debole, e per far progredire la società, verso un percorso in cui non si cammina da soli, ma insieme. E’ una via dove il gesto deve sempre essere associato ad idee per un mutamento culturale, sociale e politico. Bertolt Brecht diceva: “Ci sono coloro che lottano per un giorno e sono buoni. Ci sono coloro che lottano per un anno e sono migliori. Ci sono coloro che lottano per molti anni e sono ancora migliori. Ci sono coloro che lottano per tutta la Vita e sono indispensabili”.
E in effetti un’azione individuale è sicuramente ammirevole, un bel gesto di certo lascia un segno. Quel singolo atto di carità può cambiare la vita, ma la solidarietà ci trasforma insieme. Quando parliamo di comunità solidali e tolleranti, sostituiamo al diritto individuale e personale di raccogliere senza alcun limite, il diritto sociale di ottenere il necessario per vivere dignitosamente, vale a dire alimenti, abbigliamento, una dimora, sanità, istruzione, soddisfazione, secondo un principio risolutivo di uguaglianza nella rivalutazione delle difformità. La solidarietà ha come
fulcro l’adesione, il diritto e la responsabilità di tutti i cittadini di comporre e realizzare il modello di giustizia collettiva che la stessa comunità deve e può assicurare a tutte le persone.
Il problema si trova nel modello che governa, e l’unico modo per riuscire a cambiare consiste nelle azioni dei cittadini attivi. Essere solidali è un’arma che abbiamo nelle nostre mani, e per usarla dobbiamo procedere unitamente e agire insieme, oltrepassando ogni disgiunzione e confine per creare una società migliore. Bisogna scoprire insieme lo spirito del dovere, necessario ad una solidarietà politica, economica e collettiva, insieme a un nuovo dovere teso alla metamorfosi universale delle situazioni di ingiustizia che pervadono la Terra.
Occorre riscoprire le nostre origini fondate sulla partecipazione e sul coinvolgimento di tutta la comunità, ritrovando quei valori morali che ci contraddistinguono come soggetti caratterizzati dal mutamento e dal progresso.
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