Vivere è esserci ossia esistere, l’esistenza può essere autentica o non autentica.
L’esistenza non autentica si basa sul progettare, sul prendersi cura, e vede l’uomo proiettato fuori di sé che usa le cose intorno a sé e crea legami sociali con i suoi simili; in questo modo si vive un’esistenza in autentica basata sul “si dice” sul “si fa”, un’esistenza anonima che fa vivere l’uomo in un poter essere ma non è.
Per poter essere in modo autentico l’uomo deve ascoltare “la voce della coscienza” (che non ha nulla di psicologico o metafisico non è un ripiegarsi su se stesso ma un aprirsi) che porta l’uomo di fronte a se stesso costringendolo a guardare il suo esserci, come essere solo e isolato qui egli comprende che può progettare la sua vita in qualsiasi modo , ciò lo renderà consapevole che lui esiste, c’è indipendentemente dal mondo fuori e dalle relazioni sociali, pertanto l’esistenza autentica è quella che vaglia una sola possibilità la morte, che è l’unica possibilità che non lo porta a progettare e che annulla tutte le altre possibilità non facendo disperdere l’esistenza dell’uomo.
L’esistenza autentica per l’uomo è la morte. Seguendo questa linea di pensiero si potrebbe pensare che Heidegger ammette il suicidio, ma non è una linea veritiera poiché suicidarsi vuol dire progettare lucidamente la morte il che ci farebbe ricadere nell’esistenza inautentica, ossia sarebbe uno dei modi di progettare la vita anche se verrebbe a coincidere con la morte.
- Temi e Saggi