Storia antica
Si può iniziare a parlare degli ebrei da Abramo (XVIII a.e.v.) poiché è accanto al suo nome che appare per la prima volta l’appellativo "l’ebreo" (Genesi 14: 13), forse perché viene dall’altra parte del fiume o perché, fra tanti idolatri, è l’unico ad adorare un solo Dio o più semplicemente perché era nipote di Eber (Genesi 11: 14,17). Da Abramo e Sara nascerà Isacco: quella della sua nascita, è la prima "Annunciazione" a dir poco anomala che incontriamo nei testi sacri tanto che suscita il "riso" (Isacco=figlio del riso) negli stessi protagonisti, e in tanta gioia anche Dio sorride (forse è l’inizio dell’autoironia di tanta letteratura ebraica).
Isacco sposa Rebecca e nascono Esaù e Giacobbe. Quest’ultimo sarà chiamato anche Israele, pertanto da questo momento i suoi discendenti potranno essere chiamati indifferentemente ebrei o israeliti, ma sarebbe ancora storicamente inesatto chiamarli giudei.
Giacobbe sposa Lea e Rachele, nasceranno dodici figli capostipiti delle dodici tribù. In realtà solo undici tribù discendono dai figli, poiché i figli di Levi, iniziando la casta sacerdotale non avranno terra, pertanto torneranno a dodici con Efraim e Manasse, figli del figlio Giuseppe. I più famosi saranno Giuda da cui discenderà Re David, Giuseppe che, divenuto poi viceré d’Egitto, salverà la sua famiglia dalla carestia, e il più piccolo e il più amato Beniamino.
Per quattrocento anni resteranno in Egitto, prima liberi poi schiavi finché nascerà Mosè, il salvatore del suo popolo. Sfuggito alla strage dei figli maschi degli ebrei ordinata dal faraone, Mosè riuscirà a guidare gli ebrei al di là del Mar Rosso fino al deserto del Sinai. Si calcola che l’Esodo avvenne tra il XIII / XII secolo a.E.V., e pertanto i Comandamenti regolano la vita degli ebrei da circa tremila e cinquecento anni. I 600.000 ebrei usciti dall’Egitto vagheranno nel deserto per quarant’anni finché sarà una generazione del tutto nuova e libera ad entrare nella Terra Promessa sotto la guida di Giosuè.
A Giosuè seguono i Giudici, capi carismatici cui il popolo si rivolge per essere guidato (Gedeone, Sansone, Debora la profetessa…). In questo periodo va inquadrata la storia narrata nel "Libro di Ruth" la moabita. Ma vivendo tra popoli pagani, gli ebrei rischiano di allontanarsi dalla via indicata dalla Torà, e inoltre, ora che hanno la terra, debbono continuamente difendersi dai continui attacchi dei Filistei, per cui è il popolo stesso che chiede a Samuele, l’ultimo dei Giudici, di "avere un re come l’hanno tutti i popoli vicini". Samuele è contrario, tuttavia democraticamente acconsente purché il sovrano accetti una specie di "costituzione" che ne limiti il potere, e ungerà re, Saul.
(Il Re "dovrà- tra l’altro- scrivere per suo uso una copia della Torà…e la leggerà per tutta la sua vita per apprendere a temere l’Eterno…ed eseguire i precetti, in modo da non ritenersi superiore agli altri fratelli ed attenersi alla legge uguale per tutti". Deut. XVII:18,20). È la prima monarchia costituzionale della storia.
Inizia quindi il periodo dei Re con Saul, cui succederà David, il più amato e autore dei Salmi, e poi suo figlio Salomone, il saggio "la cui parola era rispettata dall’Egitto sino all’Eufrate". A lui sono attribuiti tre libri della Bibbia,( i Proverbi, il Cantico dei Cantici e l’Ecclesiaste) e sarà lui a edificare il sacro Tempio a Gerusalemme, capitale del suo regno.(X a. E.V.)
Dopo la morte di Salomone (922) gli succede il figlio Roboamo, ma il regno si divide in due: al Nord il regno di Israele in cui dieci tribù sostengono Geroboamo e al Sud il regno di Giuda con le tribù di Giuda e Beniamino fedeli a Roboamo, con capitale Gerusalemme. ( a questo punto si può parlare di ebrei-giudei, cioè abitanti della Giudea).
Al Nord si susseguono vari re ma l’idolatria, professata da tutti i popoli circostanti è in agguato e contro di essa si scaglia il profeta Elia. (Si salva perché rapito in cielo su un carro di fuoco: è il primo e unico caso, nell’Antico Testamento, di Assunzione in cielo in carne ed ossa). Nel 722 a.E.V. il regno del Nord fu spazzato via dagli Assiri, da sempre in lotta con gli Egizi per il predominio del Medio Oriente. Questi deportarono tutti gli ebrei e nulla si seppe più di quelle 10 tribù. Tutto questo era stato profetizzato dai profeti Amos e Osea. (Era l’anno della fondazione di Roma).
Anche il regno del Sud, la Giudea, governato da sempre da re discendenti della casa di David, era oggetto delle mire espansionistiche degli Assiri, ma sempre gli ebrei erano riusciti ad evitare il peggio, sostenuti dalla predicazione di profeti come Michea, Isaia e Geremia. Con il crollo improvviso dell’impero assiro però, prenderà il sopravvento quello babilonese e il re Nabuccodonosor pone l’assedio a Gerusalemme. Dopo mesi di stenti, il 9 di Av dell’anno 586 a.E.V., la capitale è rasa al suolo, il Tempio saccheggiato e distrutto, tutti gli ebrei-giudei deportati in Babilonia. Resteranno soltanto"i più poveri della terra" (2 Re XXV,12)
La "cattività babilonese"
È a questo punto che, perso il regno, per scongiurare il pericolo dell’estinzione totale del popolo ebreo, il profeta Ezechiele vede nella religione l’unica possibilità di sopravvivenza, in quella condizione di schiavi in un territorio ostile. Riuniti gli anziani, insieme concordano che sarà lo studio sistematico della Torà a tenere unito Israele. Sorgono così le sinagoghe, cioè scuole in cui studiare e pregare.
Quest’uso continuerà anche quando Ciro, re di Persia, conquistata nel 516 a.E.V. Babilonia, permetterà agli ebrei di ritornare in patria. (Molti resteranno nell’impero persiano: vedi la storia narrata nel "Libro di Estèr"). A Gerusalemme sarà ricostruito il secondo Tempio, ma nelle sinagoghe al posto degli antichi sacrifici sarà instaurato il culto della Parola di Dio, parola da leggere studiare, da scrivere e commentare.
Quindi passando dall’ebraismo pre-esiliaco al giudaismo, la classe dominante non sarà più quella sacerdotale, aristocratica (discendenti diretti di Aronne), ma una classe di laici chiamati "soferim" (scribi) tra i quali sorgerà più tardi una categoria di dotti, i farisei, di umile estrazione sociale, ma al tempo molto rispettati per la loro sapienza, anche se poi ingiustamente vituperati.
Allorché, nel 332 a.E.V., Alessandro Magno conquista la Persia, si impadronisce anche della Giudea. Lascia i popoli conquistati liberi di continuare ciascuno le proprie usanze, ma si diffonde, anche tra gli ebrei, la pericolosa tendenza all’ellenizzazione che si traduce in una sconfinata ammirazione per tutto ciò che è greco. Viene abbandonata persino l’antica lingua dei padri e la Bibbia viene tradotta in greco ( è detta dei Settanta perché tanti erano gli anziani che si dedicarono all’immane lavoro).
Uno dei successori di Alessandro Magno, il re Antioco IV Epifane, proibisce il culto, la circoncisione e il Sabato e arriva persino a profanare il sacro Tempio tanto da dedicarlo a Zeus Olimpico sacrificando animali impuri. Ciò suscita l’immediata rivolta degli ebrei, i quali, capeggiati dal sacerdote Mattatià Asmoneo e dai suoi cinque figli, percorrono il paese distruggendo gli altari pagani, sbaragliando truppe ed eserciti inviati dalla Siria per sottometterli. Particolarmente valoroso è uno dei figli, Giuda detto il Maccabeo ( cioè il martellatore), e il soprannome passò quindi anche a tutti gli altri. Grazie alla vittoria dei fratelli Maccabei ( 167 a. E.V.) il tempio verrà riconsacrato il 25 del mese di Kislev (dicembre), data che segna la rinascita del culto, e ancor oggi si celebra la festa di Chanukkà con l’accensione della lampada ad otto luci.
Tuttavia nelle lotte seguenti tutti i fratelli Maccabei vennero uccisi ad eccezione di uno, Simeone, che viene poi eletto nella doppia carica di Sommo Sacerdote e governatore civile. (Questa la storia, ma secondo una leggenda i fratelli erano sette)
L’urna contenente i resti dei fratelli Maccabei, portata a Roma sei secoli più tardi da papa Pelagio di ritorno da un pellegrinaggio in Palestina, si conserva oggi in San Pietro in Vincoli. La Chiesa festeggia il 1° di agosto gli eroici fratelli che con il loro sacrificio hanno permesso la sopravvivenza dell’ebraismo senza il quale non sarebbe sorto il cristianesimo.
L’occupazione romana
Roma, che inizialmente aveva appoggiato la ribellione maccabea contro la Siria, guarda poi con sospetto l’espandersi della Giudea durante il regno di Alessandro Janneo.
Alla morte di quest’ultimo era scoppiata una guerra civile tra i suoi successori ed uno di questi, Ircano, si affida alla politica del suo potente primo ministro Antipatro, un idumeo discendente da una famiglia convertita a forza dagli asmonei.
Questi preferì porsi sotto la protezione di Roma stipulando un accordo con il generale romano Pompeo (63 a. E.V.) che, occupata Gerusalemme, trasformerà la Giudea in provincia romana. Giulio Cesare ne affiderà l’amministrazione ad Antipatro.
Nel 37 a. E.V. Roma nominerà re, il figlio di Antipatro che passerà alla storia col nome di Erode il Grande, e il suo regno durerà sino all’anno 4 prima della nascita di Gesù. (Da ciò deriva che, se il neonato Gesù ha rischiato di essere ucciso nella cosiddetta "strage degli innocenti", allora la sua nascita va anticipata di almeno quattro anni.)
In molte opere Erode fu grande, costruì la città di Cesarea, fortificazioni come Masada, dotò di torri Gerusalemme, lastricò strade in Antiochia, acquedotti e palestre e soprattutto ricostruì il Tempio con candidi marmi e la cupola coperta d’oro e argento nei decori e tanto durarono i lavori che quando il Tempio verrà distrutto, le decorazioni non erano ancora ultimate.
Erode però si macchiò anche di orrendi delitti: sterminò gli asmonei, sospettoso fece uccidere i propri famigliari, mise a morte i quarantasei membri del Sinedrio e lo ridusse a solo tribunale religioso, e infine morì consumato dalla pazzia.
Fu l’ultimo re, poiché dopo di lui la Giudea passerà sotto il controllo di governatori romani che susciteranno spesso l’indignazione dei giudei ferendone il sentimento religioso.
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