Emigrazione italiana: tutta la storia
L’Italia è una nazione in cui ancora si verificano episodi di xenofobia e razzismo, ma non dobbiamo dimenticare che il nostro paese è stato il protagonista di uno dei flussi migratori più imponenti della storia. L’emigrazione italiana è stata un fenomeno lungo e spesso complicato, che possiamo suddividere, grossomodo, in 4 fasi:
- I fase: 1876 – 1900
- II fase: 1900 – prima guerra mondiale
- III fase: primo dopoguerra
- IV fase: 1946 – anni ’60/’70
Dobbiamo però tenere a mente che i primi fenomeni migratori risalgono al Medioevo: si trattava più che altro di trasferimenti dal contado alla città o successivamente dal sud al nord. Cerchiamo invece di fare chiarezza sull’emigrazione italiana verificatasi tra fine Ottocento e il Novecento, analizzandone le cause e provando a tracciare una storia attraverso le fasi.
Cause emigrazione italiana: quali sono
Ci sono diverse cause che spiegano l’origine dell’emigrazione italiana, prima tra tutte la crisi agraria di fine Ottocento causata dall’importazione del grano americano, che annientò l’agricoltura locale. Inoltre, dopo l’unità d’Italia crebbe fortemente la pressione fiscale (più rigida al Sud) e la nascita del nuovo ceto borghese privò i contadini dei vecchi diritti comunitari. A causa delle nascenti fabbriche del Nord, i prodotti locali del Sud subirono un calo di domanda. Problematici, inoltre, erano i meccanismi di successione: il Codice Civile piemontese infatti apportò alcune importanti modifiche in materia di eredità e ciò portò all’inevitabile frazionamento delle proprietà in fondi davvero piccoli. La soluzione fu dunque partire, emigrare per cercare fortuna altrove.
Storia dell’emigrazione italiana: le fasi
Ecco allora che le famiglie iniziarono a vendere le loro cose per comprare i biglietti e avere un po’ di fondi per sopravvivere all’estero in attesa di trovare un lavoro. Alcuni ricorsero addirittura all’usura o alla dote della sposa. Se le famiglie erano troppo grandi, venivano selezionati i figli da portare all’estero o era solo il padre ad intraprendere in lungo viaggio, in modo da sistemarsi e provvedere poi a far partire, successivamente, moglie e figli.
Emigrazione italiana: 1876 – 1900
In questa prima fase emigrarono circa 5.300.000 persone: ricordiamo che non esistevano politiche migratorie, per cui i flussi migratori furono spontanei e sempre più crescenti. Partirono soprattutto uomini, perlopiù del Sud, verso l’America, la Germania e la Francia. Riguardo all’America, le mete erano principalmente Argentina, Brasile e Stati Uniti.
Scopri di più: L’emigrazione italiana fra Ottocento e Novecento
Storia Emigrazione Italiano: 1900 – Prima guerra Mondiale
Siamo nel periodo di Giolitti, quando il nostro Paese attraversò un periodo di forte industrializzazione. Tuttavia, l’Italia non riuscì ad assorbire al meglio la manodopera eccedente, per cui chi si trovò senza lavoro dovette per forza cercare altre soluzioni. Quasi la metà dei migranti proveniva dal Meridione e si diresse verso l’America. Si trattò di un vero e proprio esodo in quanto partirono in totale circa 9.000.000 di persone. Venne creato, nel 1901, un Commissariato Generale dell’emigrazione così da tutelare l’espatrio da coloro che, facendo da intermediari, speculavano su coloro che volevano andar via. Non dimentichiamo poi le problematiche che però non furono risolte, come quelle igieniche causate dalla concentrazione di gente nei porti e di conseguenza le epidemie, tra cui quella di colera nel 1911 a Napoli.
Storia dell’emigrazione italiana: il primo dopoguerra
Durante il primo dopoguerra l’emigrazione italiana subì un forte calo a causa delle restrizioni adottate da alcuni Stati come gli USA e della politica fascista, atta a potenziare il nostro paese dal punto di vista militare e di prestigio. In questo periodo i migranti si diressero soprattutto verso la Francia (in particolare i comunisti) e verso la Germania. In totale, dal 1920 al 1940 migrarono circa 3.200.000 persone. Il Commissariato venne sostituito dalla Direzione generale per gli italiani all’estero.
Emigrazione italiana: 1945-1970
Nell’ultima fase si registra un aumento del flusso migratorio, anche se non evidenti fenomeni di spostamento dalla campagna verso la città o le regioni settentrionali. Tra le destinazioni estere prevalgono l’Australia, il Venezuela, la Francia, la Svizzera e la Germania. A partire dagli anni Settanta invece, anche se non si arrestano i fenomeni migratori, l’Italia inizia a diventare un paese d’immigrazione.
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