Forte Macedo gregarius miles, aegre seque et arma sustentans, tamen in Alexandri castra pervenerat: quo viso rex, quamquam ipse, maxime admoto igne, refovebat artus, ex sella sua exsiluit, torpentemque militem et vix compotem mentis, demptis armis, in sua sede iussit considere. Ille diu nec, ubi requiesceret, nec, a quo esset exceptus, adgnovit. Tandem, recepto calore vitali, ut regiam sedem regemque vidit, territus surgit. Quem intuens Alexander, “Ecquid intellegis, miles – inquit – quanto meliore sorte quam Persae, sub rege vivatis? Illis enim in sella regis consedisse capital foret, tibi saluti fuit.
Versione tradotta
Per caso un soldato semplice macedone, che sosteneva a fatica se stesso e le armi, era giunto tuttavia all'accampamento di Alessandro: quando il re lo vide, sebbene egli si stesse riscaldando proprio in quel momento al fuoco, scese dalla sua sedia, e fece sedere al suo posto, dopo aver posato le armi, il soldato intontito e che a stento ragionava con la mente. Quello a lungo non capì né dove stesse riposando, né da chi fosse stato accolto. Alla fine, riacquistato il calore vitale, quando vide il trono reale e il re, si alzò atterrito. Guardandolo, Alessandro disse: Capisci, soldato, in quale migliore sorte vivete sotto il re, rispetto ai Persiani? Per loro infatti sedere su seggio reale costituirebbe una pena capitale, per te è stata una salvezza.
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