Con il Manifesto del Surrealismo del 1924, redatto da Andrè Breton (1896-1966), l’arte rinasce sotto l’influsso del pensiero freudiano. Nell’Interpretazione dei sogni” Freud concentra la propria critica sul sogno, considerando “inammissibile il fatto che su una parte così importante dell’attività psichica ci si sia soffermati ancora così poco”. Il Surrealismo porta alla luce, attraverso un linguaggio artistico di nuove immagini, i meccanismi dell’inconscio e tutte quelle attività animate dall’inconoscibile, dallo strano e dal meraviglioso (per esempio l’immagine multipla, l’immagine doppia, quella che si rifà ai fenomeni paranoici e quella delle allucinazioni oniriche) .
Le immagini surrealiste sono il risultato di una mediazione tra la fantasia e la realtà e si basano sui concetti propri della filosofia e psicologia; sempre nel Manifesto Surrealista, Andrè Breton riprende una formulazione di Pierre Reverdy enunciata in Nord-Sud nel 1918: “l’immagine è una creazione pura dello spirito. Non può nascere da un paragone ma, dall’accostamento di due realtà più o meno distanti. Più le due realtà saranno distanti e più l’immagine sarà forte e più grande sarà la sua potenza emotiva”. Il sogno e l’inconscio sono pertanto i principi con i quali l’arte surrealista libera l’io interiore per esprimerlo senza l’intervento della ragione e aldilà di ogni preoccupazione estetica e morale: è il metodo appunto della psicanalisi (automatismo psichico). L’arte, poichè formula immagini, è il mezzo più adatto per portare in superfice i contenuti profondi dell’inconscio. E’ una forma di libertà vissuta incondizionatamente che i surrealisti propongono, poiché le cose sensibili non suscitano più emozioni e consolazione all’uomo moderno.
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