Talcott Parsons - Studentville

Talcott Parsons

Pensiero e vita.

Una delle più significative e influenti elaborazioni teoriche prodotte nell’ambito della sociologia novecentesca ò quella dello studioso statunitense Talcott Parsons (1902-1979). Nel corso di un’attività  intellettuale estremamente intensa Parsons ha rilanciato in seno alla sociologia americana (dedita fino ad allora a indagini quasi soltanto empiriche) l’importanza della riflessione concettuale e metodologica; ha recuperato e ripensato, in modo indubbiamente discutibile ma anche assai stimolante, la grande tradizione durkheimiana e weberiana; ha proposto un’interpretazione del sociale e della sua scienza assai raffinata e complessa. Le sue opere principali – da La struttura dell’azione sociale (1937) a Il sistema sociale (1951) a Teoria sociologica e società  moderna (1967) – hanno esercitato una profonda influenza. Al centro della riflessione parsonsiana sta il concetto di azione sociale (in parte tratto dall’opera di Weber). Su un piano generale l’azione ò per Parsons ogni comportamento motivato, cioò promosso da determinate cause e finalizzato a determinati obiettivi. Questa prima caratterizzazione parrebbe rinviare implicitamente (in qualche modo privilegiandolo) a un soggetto titolare di tale comportamento, e agente secondo certi interessi e regole. In parte tale rinvio c’ò effettivamente, nel senso che Parsons dedica molta attenzione a tali referenti dell’azione (appunto soggetto, interessi, regole). Per un altro verso occorre precisare ch’egli considera unilaterale un’analisi dell’azione in termini esclusivamente soggettivo-motivazionali. L’azione che lo studioso americano ha in mente ò in effetti qualcosa di assai più oggettivo e complesso, ossia include molte altre componenti e determinazioni che nulla hanno a che fare con la sfera dell’ego del soggetto e con le sue spinte personali. Fondamentalmente l’azione ha per Parsons quattro principali termini di riferimento: 1) un soggetto-agente, che (si badi) può essere un individuo, ma anche un gruppo, un ceto, o una collettività ; 2) una situazione, che include, gli oggetti sia fisico- naturali che sociali coi quali il soggetto entra in rapporto; 3) un insieme di simboli, alla luce dei quali il soggetto vede e valuta elementi della situazione e in proprio stesso agire; 4) un insieme di regole, in rapporto alle quali l’azione si sviluppa e di determina. Ma il fatto essenziale ò che l’azione sociale presenta i caratteri di un “sistema”. Ciò implica due cose congiunte: a) che l’azione ò composta di elementi relativamente stabili, costituenti una totalità  o un insieme organico; b) che tali elementi sono connessi tra loro secondo vincoli relativamente invarianti, e obbedienti a una determinata logica. Più precisamente, per Parsons le condizioni costituenti il “sistema-azione” sono tre; la “struttura”, la “funzione” e il “processo”. La prima si riferisce alla composizione del sistema: un sistema ò (o ha) una struttura nel senso che i suoi elementi componenti devono rispondere a certe forme di organizzazione interna. La seconda si riferisce alla modalità  d’azione del sistema: gli elementi di una struttura sono correlati tra loro in modo da rispondere dinamicamente a certi bisogni del sistema, e in modo che il gioco bisogni-risposte sia retto da leggi accertabili con precisione. Il terzo si riferisce invece al modus operandi del sistema-azione nel suo complesso; esso esprime il fatto che un sistema-azione¸ produce delle attività , dei mutamenti i quali obbediscono pure essi a determinati norme. àˆ all’esame delle “funzioni” dell’azione sociale che Parsons si ò dedicato in modo particolarmente approfondito. Le principali funzioni individuate da tale esame sono quattro: l'”adattamento”, il “conseguimento di scopi”, l'”integrazione” e la “latenza”. L’ adattamento consiste nel rapportarsi del soggetto sociale all’ambiente in modo da ricavarne le risorse di cui ha bisogno, e più in generale nel mediare determinate esigenze (del soggetto) con la situazione “esterna”. Il conseguimento di scopi consiste nell’elaborazione e nella sua messa in atto di strategie mirate¸ di condotta, volte alla conquista di determinati obbiettivi. L’ integrazione consiste in un’opera di tutela e difesa del sistema, attraverso il controllo dello stato dei suoi vari componenti e di un loro appropriato coordinamento. La latenza allude infine alla funzione, o alla necessità , che il sistema abbia una sorta di riserva di energia, o di riserva di motivazione, in grado di alimentare sotterraneamente i componenti del sistema stesso nell’espletamento dei loro compiti. Nella riflessione parsonsiana il concetto di funzione ò altrettanto importante di quello di sistema, anche perchè ò riferibile a realtà  più ampie di quelle sociali: non a caso la concezione del sociologo americano ò stata definita “funzionalistica”. In effetti, non solo l’azione ma anche l’intero universo umano-sociale viene concepito come un grandioso meccanismo nel quale, al di là  della varietà  delle manifestazioni concrete visibili, si profilano appunto queste funzioni, in sè autonome eppure anche intrecciate tra loro secondo un complesso gioco di relazioni, le quali operano secondo norme relativamente costanti e sottoponibili a un’analisi scientifico-formale rigorosa. Rispetto al “sistema” dell’azione sociale il ” sistema della società  ” occupa solo una parte, benchè di grande rilievo. Anche relativamente a questo secondo sistema l’obiettivo dello studioso americano ò di individuare le strutture o le funzioni che gli sono proprie. La caratteristica di fondo della società  ò per Parsons di tendere alla costituzione e alla salvaguardia di una situazione di equilibrio, un’ azione di solidarietà . I soggetti sociali (che non sono necessariamente degli individui ma anche e soprattutto dei gruppi sociali) intrecciano molteplici relazioni tra loro, governate da un complesso insieme di “aspettative” e di “norme”. Tali relazioni possono essere studiate in rapporto alle quattro funzioni fondamentali dell’azione sociale che si sono indicate sopra. Ed ecco che la funzione dell’adattamento diviene nel ‘sistema-società ‘ l’insieme delle attività  riguardanti la produzione e la circolazione dei beni; la funzione del conseguimento di scopi vi diviene l’insieme delle attività  riguardanti l’elaborazione di obiettivi collettivi e la mobilitazione di agenti e risorse sociali per realizzarli; la funzione dell’integrazione vi diviene l’insieme degli atti e delle istituzioni miranti a stabilire la coesione sociale; infine, la funzione della latenza vi diviene l’insieme di attività  e strutture (culture, insegnamento, famiglia, ecc. ) miranti a interiorizzare o ad alimentare i valori della socialità . Non basta. A ognuna di queste sfere corrisponde, per Parsons, una disciplina sociologica distinta. Così lo studio delle attività  produttive viene assunto dall’economia; lo studio delle attività  riguardanti obiettivi collettivi viene assunto dalla politica; lo studio degli atti e degli istituti di integrazione viene assunto dalla sociologia propriamente detta; lo studio delle attività  di interiorizzazione e di sviluppo dei valori sociali viene assunto da discipline come la psicologia, l’antropologia e la scienza dell’educazione. Come si ò visto, l’oggetto di quella particolare scienza sociale che ò la sociologia ò per Parsons il complesso di apparati e dispositivi volti ad affermare la solidarietà  e l’integrazione (questo orientamento rinvia palesemente a Durkheim, anch’egli assai attento alla problematica della coesione sociale). Non ò qui il caso di illustrare le complesse analisi parsonsiane dei fattori (istituzionali, comportamentali, normativi) operanti in tale prospettiva. Più importante attirare l’attenzione sull’interpretazione complessiva della società  e della sociologia che emerge da esse. A questo proposito occorre sottolineare che, se ò vero che Parsons ha dedicato non poca attenzione ai fattori della trasformazione sociale, innegabilmente il suo accento cade soprattutto sulla dimensione dell’integrazione e della coesione. Benchè presentate in modo per così dire ‘oggettivo’, tali funzioni si configurano spesso, nelle sue pagine, come altrettanti valori – senza che questo passaggio da un discorso descrittivo a un discorso assiologico venga adeguatamente argomentato. Correlativamente, la problematica del conflitto e in parte dello stesso mutamento sociale appare meno approfondita di quella dell’equilibrio e della solidarietà . E proprio questo sarà  uno dei temi maggiormente sottolineati dai sociologi più critici nei confronti delle posizioni parsonsiane. In realtà  altri sono i limiti più rilevanti dell’autore della Struttura dell’azione sociale denunciati da tali critici. In primo luogo si ò contestato il privilegiamento parsonsiano della dimensione in qualche modo ‘umano-soggettiva’ e culturale della realtà  sociale; più che alle strutture (e ancor meno alle infrastrutture, soprattutto a quelle economiche) Parsons sembra guardare, come si ò visto, all’azione-interazione dei soggetti sociali e al gioco di interessi e di motivazioni, di fini e di norme che le regolano. In secondo luogo si ò sottolineato che l’ambizione di costruire una spiegazione unitaria dei fenomeni sociali ò costata al nostro autore un prezzo assai alto; per un verso spingendolo sovente a estensioni, generalizzazioni e analogie un pò forzate; per un altro obbligandolo a svolgere un discorso estremamente astratto, non poco distante da certe concrete peculiarità  delle strutture e dei processi sociali. L’astrattezza della concezione parsonsiana ò poi aumentata dall’evidente predilezione dello studioso americano per il momento (certo importante) della concettualizzazione: una predilezione che lo porta da ultimo a trattare princìpi e modelli non tanto come mezzi per spiegare ‘altro’ (ossia la realtà  sociale) quanto come fini ultimi della conoscenza sociologica. Tutto ciò non cancella però il grande rilievo del lavoro teorico di Parsons. Pochi studiosi hanno mostrato in modo più persuasivo di lui la possibilità  di realizzare un’analisi rigorosa della realtà  sociale. Pochi hanno pensato con più lucidità  la duplice esigenza della sociologia di cogliere la specificità  dei fenomeni oggetto della propria indagine e, insieme, le organiche relazioni che li legano ad altri fenomeni. Ma il merito maggiore dello studioso americano ò di avere generalizzato e rigorizzato in sede sociologica i capitali concetti di funzione e di sistema. Sia il primo che il secondo si sono rivelati strumenti euristici estremamente fecondi per padroneggiare in sede cognitiva la complessità  sociale e per collegare tra loro in modo non riduttivo strutture ed eventi in apparenza eterogenei. Assai importante ò anche l’intuizione parsonsiana della grande utilità  per l’analisi della società  di concetti quali quelli di informazione, scambio, equilibrio, input/output e simili.

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  • Filosofia - 1900

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