Tarquinius Superbus Gabios, propinquam urbem, nequiquam vi adortus, cum obsidendi quoque urbem spes adempta
esset, postremo fraude ac dolo adgressus est. Nam cum rex, posito bello, urbanis operibus intentum se esse simularet, Sextus
fllius eius transfùgit ex composIto Gabios, patris in se saevi-tiam intolerabilem conquèrens. Benigne ab Gabinis exceptus est.
Itàque cum sensim ad rebellandum primores Gabinorum incitaret et ipse cum promptissi-mis iuvenum praedatum egrederetur, ad
ultimum dux belli electus est. Apud milites vero tolerando pericula ac labores pariter, praedam magnifice largiendo tanta
cantate fuit ut Gabiis potentissimus esset. Tum ex suis unum ad sciscitan-dum Romam ad Tarquinium misit, quidnam pater se
facere cuperet. Huic nun-tio rex nihil voce respondit sed, velut deliberabundus, in hortum aedium tran-siit, sequente nuntio
filii; ibi inambulans tacitus summa papaverum capita bacùlo decussit. Interrogando expectandoque responsum nuntius fessus
rediit Gabios, narravit quae ipse dixisset quaeque vidisset sed aflirmavit regem nullam vocem emisisse. Sextus comprehendit
quid pater in animo haberet. Tum e pri-moribus civitatis alios criminando apud populum interemit, alios in exilium egit.
Denique Gabina civitas, orba consilio auxilioque primorum, regi Romano sine ulla dimicatione in manum tradita est.
Versione tradotta
Alla fine Tarquinio, non tentato
da alcuna azione di forza, assalì Gabii, città vicina, con la frode e con l'inganno, dopo che anche la speranza fu tolta
alla città dell'assedio. Infatti facendo il re finta di essere intento ai lavori pubblici, preparata la guerra, fece fuggire
suo figlio Sestio a Gabbi secondo gli accordi, facendolo lamentare dell'intollerabile crudeltà del padre contro di lui. Fu
benignamente accettato dai Gabbini. Così, incitando molto i capi gabbini a ribbellarsi e uscendo a predare con i più pronti tra
i giovani, alla fine fu nominato comandante della guerra. In realtà fu di così grande carità presso i soldati nel tollerare i
pericoli e le fatiche in ugual modo, nel regolare splendidamente il bottino da essere il più potente a Gabbi. Quindi mandò uno
dei suoi a Roma presso tarquinio per sapere cosa mai avesse intenzione di fare il padre. A quel messaggero il re non rispose
nulla con la voce, passò nell'orto della casa, come se stesse per parlare, mentre il messaggero del figlio lo seguiva; qua
senza camminare, zitto, fece cadere le alte cime dei papaveri con il bastone. Il messaggero, stanci di domandare e di aspettare
la risposta, ritornò a Gabii, narrò ciò che lui stesso disse e ciò che vide ma affermò che il re non emise nessuna voce. Sesto
comrese che cosa il padre aveva nell'animo. Allora uccise alcuni tra i capi della città accusandoli presso il popolo, altri
li mandò in esilio. La città di Gabii, privata del consiglio e dell'aiuto dei capi, fu data in mano al re romano senza alcun
combattimento.
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