TRACCIA
Fate l'analisi del passo proposto (Orlando Furioso XIV 56-65) rispondendo alle domande:
56
De la gran preda il Tartaro contento,
che fortuna e valor gli ha posta inanzi,
di trovar quel dal negro vestimento
non par ch'abbia la fretta ch'avea dianzi.
Correva dianzi: or viene adagio e lento;
e pensa tuttavia dove si stanzi,
dove ritruovi alcun commodo loco,
per esalar tanto amoroso foco.
57
Tuttavolta conforta Doralice,
ch'avea di pianto e gli occhi e 'l viso molle:
compone e finge molte cose, e dice
che per fama gran tempo ben le volle;
e che la patria, e il suo regno felice
che 'l nome di grandezza agli altri tolle,
lasciò, non per vedere o Spagna o Francia,
ma sol per contemplar sua bella guancia.
58
– Se per amar, l'uom debbe essere amato,
merito il vostro amor; che v'ho amat'io:
se per stirpe, di me chi è meglio nato?
che'l possente Agrican fu il padre mio:
se per ricchezza, chi ha di me più stato?
che di dominio io cedo solo a Dio:
se per valor, credo oggi aver esperto
ch'esser amato per valore io merto. –
59
Queste parole ed altre assai, ch'Amore
a Mandricardo di sua bocca ditta,
van dolcemente a consolar il core
de la donzella di paura afflitta.
Il timor cessa, e poi cessa il dolore
che le avea quasi l'anima trafitta.
Ella comincia con più pazienza
a dar più grata al nuovo amante udienza;
60
poi con risposte più benigne molto
a mostrarsegli affabile e cortese,
e non negargli di fermar nel volto
talor le luci di pietade accese:
onde il pagan, che da lo stral fu colto
altre volte d'Amor, certezza prese,
non che speranza, che la donna bella
non saria a' suo' desir sempre ribella.
61
Con questa compagnia lieto e gioioso,
che sì gli satisfà, sì gli diletta,
essendo presso all'ora ch'a riposo
la fredda notte ogni animale alletta,
vedendo il sol già basso e mezzo ascoso,
comminciò a cavalcar con maggior fretta;
tanto ch'udì sonar zuffoli e canne,
e vide poi fumar ville e capanne.
62
Erano pastorali alloggiamenti,
miglior stanza e più commoda, che bella.
Quivi il guardian cortese degli armenti
onorò il cavalliero e la donzella,
tanto che si chiamar da lui contenti;
che non pur per cittadi e per castella,
ma per tuguri ancora e per fenili
spesso si trovan gli uomini gentili.
63
Quel che fosse dipoi fatto all'oscuro
tra Doralice e il figlio d'Agricane,
a punto racontar non m'assicuro;
sì ch'al giudicio di ciascun rimane.
Creder si può che ben d'accordo furo;
che si levar più allegri la dimane,
e Doralice ringraziò il pastore,
che nel suo albergo le avea fatto onore.
64
Indi d'uno in un altro luogo errando,
si ritrovaro al fin sopra un bel fiume
che con silenzio al mar va declinando,
e se vada o se stia, mal si prosume;
limpido e chiaro sì, ch'in lui mirando,
senza contesa al fondo porta il lume.
In ripa a quello, a una fresca ombra e bella,
trovar dui cavallieri e una donzella.
65
Or l'alta fantasia, ch'un sentier solo
non vuol ch'i'segua ognor, quindi mi guida,
e mi ritorna ove il moresco stuolo
assorda di rumor Francia e di grida,
d'intorno il padiglione ove il figliuolo
del re Troiano il santo Impero sfida,
e Rodomonte audace se gli vanta
arder Parigi e spianar Roma santa.
1. In non più di 100 parole riassumete il passo
2. Analizzate il carattere dei personaggi confrontandoli con altri
3. Individuate gli interventi del narratore, specificandone il fine, il registro linguistico utilizzato, il tono.
4. Contestualizzate questo passo nell'ambito di un brevissimo saggio sul tema dell'amore nell'Orlando Furioso
SVOLGIMENTO
a) Mandricardo sta cercando di calmare e confortare Doralice spaventata dall’improvviso rapimento.
Gli chiede cosa conti per lei di più al mondo: se l’amore, lui la ama, se la nobiltà, lui è il figlio del grande Agramente, se la ricchezza, lui è il Re dei Tartari e solo Dio è a lui superiore, se il valore, lo vedrà presto in combattimento.
Ascoltando queste parole Doralice infine si innamora e arrivati in un piccolo villaggio vengono ospitati da un contadino e lì passano la notte insieme.
Il mattino ripartono e lungo il viaggio giungono ad un fiume dove incontrano due cavalieri e una donzella, ma qui la narrazione si interrompe.
b) Mandricardo: è il tipico esempio di eroe saraceno, molto forte fisicamente,
altero e superbo, caratteristiche comuni a Sacripante, Gradasso e Rodomonte. Qui ci viene descritto mentre è innamorato.
Anche qui si può captare la sua arroganza, dopo aver dimostrato la sua forza uccidendo tutto il seguito dei servi e delle guardie di Doralice, afferma di essere il più forte e ricco di tutti e quindi chi meglio di lui si meriterebbe la bella Doralice.
Doralice: come per Mandricardo non sono presenti descrizioni fisiche del personaggio, ma solo stati d’animo.
La bella dama è inizialmente spaventata ma dopo aver ascoltato il discorso di Mandricardo, dettatogli direttamente da Amore, si calma e si innamora del nuovo amante.
Tutto questo ci viene narrato riprendendo il genere della pastorella, tipico componimento provenzale, come ad esempio avviene in “Rosa fresca aulentissima” di Cielo D’Alcamo, dove anche qui la dama in partenza restia alla fine cede alla proposta del cavaliere.
Confrontando Doralice con le altre figure di donna presenti nell’opera, si può vedere come ella non sia simile a nessuna, in quanto non è desiderata e sempre in fuga come Angelica, non è in cerca del suo amante come Bradamante, non è fedele come Isabella e non è triste e sfortunata come Olimpia.
Quindi è una figura unica ed è utilizzata da Ariosto come personaggio di passaggio e simbolo di donna infedele e volubile nei suoi gusti.
c) “che non pur per cittadi e per castella, ma per tugurii ancora e per fenili spesso si trovan gli uomini gentili”, qui Ariosto vuole fare una critica all’ambiente di corte, infatti afferma che gli uomini gentili si trovano più spesso in campagna che nei castelli.
Questo è sulla linea di quanto si diceva ad esempio nel dolce stil novo dove la nobiltà d’animo non coincideva con la nobiltà di nascita.
Non è la prima volta che muove questa critica, in altre occasioni non ha esitato a denunciare la corruzione della corte, ad esempio nella satira da noi letta “La libertà mia prima” o in altri punti dell’Orlando Furioso.
“Quel che fosse dipoi fatto all’oscuro tra Doralice e il figlio d’Agricane, a punto racontar non m’assicuro; si ch’al giudicio di ciascun rimane.”
Qui Ariosto interviene per passare avanti nella narrazione e saltare la descrizione di quegli eventi.
Entrambi gli interventi si contraddistinguono per un registro alto ma con un diverso fine e tono.
Infatti il primo è ironico e teso ad una critica, il secondo è un tono normale usato per far avanzare rapidamente la narrazione.
d) Il tema dell’amore è uno dei temi principali dell’opera.
Per Ariosto l’amore porta principalmente alla “pazzia”, come nel caso di Orlando, ma ci sono anche altri esempi.
Attraverso le figure femminili si possono analizzare vari esempi di amore.
Angelica è l’esempio di come l’amore sia strano e imprevedibile.
La principessa è corteggiata da tutti i più valorosi paladini ed eroi saraceni ma alla fine si innamora di un semplice soldato, Medoro, provocando così la pazzia di Orlando.
Bradamante e Ruggiero sono esempio di un amore travagliato e pieno di insidie ma che alla fine si conclude bene, come aveva deciso il fato.
Dopo aver superato tutti gli stratagemmi di Atlante che li aveva tenuti a lungo divisi alla fine riescono a riunirsi, compiendo poi la profezia funesta e dando inizio alla stirpe degli Este.
Zerbino ed Isabella sono esempio di amore finito in tragedia, Zerbino viene infatti ferito mortalmente da Mandricardo durante uno scontro e Isabella per il dolore decide di suicidarsi.
Fortunatamente un vecchio eremita la salva, ma purtroppo, dopo trova Rodomonte, che vuole conquistarla e dimenticare così Doralice che l’ha tradito.
Ma la dama, esempio di fedeltà al marito defunto, con uno stratagemma ingegnoso si fa uccidere dal saraceno, il quale sconvolto per ciò che ha fatto, decide di rimanere a proteggere la tomba della sfortunata.
Doralice è la figura della donna infedele che tradisce Rodomonte per andare con Mandricardo.
Olimpia invece è l’esempio della donna tradita che è sempre sofferente per la mancanza del suo amante.
Altra riflessione è quella fatta da Sacripante nel primo Canto dell’opera, e cioè se sia meglio “cogliere per primo la rosa” e se dopo “averla colta” questa appassisca. Qui Ariosto risolve il tutto con l’entrata in scena di Angelica e lasciando quindi in sospeso la questione.
Quindi il sentimento dell’amore che viene delineato da Ariosto è un sentimento imprevedibile e molto forte, che possiede molte sfumature diverse, capace di portare dolore o gioia a seconda dei casi.
Tra tutti le varie vicende amorose solo una finisce bene, quella tra Bradamante e Ruggiero, quello che cioè darà il via alla stirpe degli Este.
Anche se, anche qui, c’è una punta di tristezza, in quanto dopo poco tempo che i due erano sposati, Ruggiero morì, come era stato detto nella profezia.
Da: atuttascuola.it
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- Letteratura Italiana - 400 e 500