TEMA SULLA CRISI ECONOMICA: COSA SUCCEDE IN ITALIA E IN EUROPA. La crisi economica italiana ed europea è un argomento di forte attualità, spesso dibattuto in classe, con conseguente relazione o traccia per un compito in classe. Dato che però si tratta di una tematica abbastanza complicata, molto spesso i ragazzi non sanno bene cosa scrivere o hanno le idee confuse: e allora, non bisogna fare altro che dare un’occhiata in giro e trovare qualcosa da cui prendere spunto, in modo da avere un quadro più chiaro sull’argomento. In questo post troverete un tema svolto sulla crisi economica italiana ed europea: continuate a leggere!
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TEMA SULLA CRISI ECONOMICA OGGI: INTRODUZIONE. L’Italia è in crisi e con lei anche molti altri Paesi europei: l’Unione Europea è composta da 28 Stati membri, 19 dei quali compongono la cosiddetta “zona euro” e per rimanere all’interno di questa è necessario soddisfare alcuni requisiti che riguardano il PIL (Prodotto Interno Lordo) e il debito pubblico, requisiti che ultimamente sono stati messi in discussione innanzitutto dalla Grecia, entrata in crisi e dichiarata a rischio bancarotta nel 2009.
TEMA SULLA CRISI ECONOMICA ITALIANA: SVOLGIMENTO. I fattori che incidono su una crisi economica non sono, per l’appunto, solo economici ma anche politici e psicologici. La crisi mondiale comincia nel 2007, negli Stati Uniti, e si estende velocemente all’Europa qualificandosi come una crisi delle banche: gli stati europei promuovono un intervento di salvataggio nei confronti dei grandi istituti di credito ma in alcuni paesi questi piani hanno un effetto recessivo sull’economia reale (vale a dire sulla vita delle persone) e uno di questi paesi è proprio l’Italia. L’Europa (ma forse sarebbe meglio dire la Germania, la Bce e il Fmi) impongono agli stati in difficoltà una serie di misure restrittive (facenti parte del cosiddetto modello dell’austerity) che devono essere adottate, pena l’uscita dall’Eurozona per i Paesi che non vi si adeguano. La Grecia, che è il primo paese a crollare sotto il peso della crisi, accetta queste misure pagandone subito lo scotto: le richieste infatti tendono a ridurre la spesa pubblica (cioè tutte quelle spese che rientrano nel Welfare di uno Stato e includono la sanità, le pensioni, la scuola eccetera) e ad aumentare le entrate (cioè le tasse), ma questo ha l’effetto di impoverire i più poveri, ridurre il potere d’acquisto dei ceti medi e diminuire gli investimenti nelle imprese. A queste misure si aggiunge l’effetto delle Agenzie di Rating, che sono agenzie private (non afferenti quindi a nessun organismo pubblico che possa controllarne il lavoro o gli interessi) che emettono un giudizio sulla presunta stabilità di un paese espresso in lettere (per esempio un giudizio AA dice che il paese in questione è stabile e invoglia gli azionisti a investire proprio lì, viceversa un giudizio C produce una fuga degli azionisti con conseguenti effetti sulle borse mondiali).
La politica dell’austerity ha ampiamente mostrato le sue conseguenze negative e molti economisti si sono espressi contro il proseguimento di questo modo di gestire le varie crisi nazionali, tuttavia il controllo sembra essere nelle mani di una manciata di Stati membri dell’Unione Europea che, forti delle loro economie nazionali, impongono agli altri le regole da seguire. Queste regole producono, per le nazioni che si trovano costrette ad applicarle, un’inevitabile riduzione della sovranità nazionale oltre che un peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti di quel paese: da sogno di unità e di pace l’Unione Europea sembra quindi essersi trasformata in un’oligarchia politica che dimentica l’importanza del trattato di Schengen per chiudere fuori dai propri confini gli indesiderati ma ricorda benissimo a quali interessi economici deve sottostare.
TEMA SULLA CRISI ECONOMICA EUROPEA: CONCLUSIONE. Economia e psicologia vanno mano nella mano e questo l’ha sicuramente provato sulla sua pelle il popolo greco (e il suo Premier). In occasione del braccio di ferro Tsipras-Merkel avvenuto alla fine del 2015 le voci che criticavano le politiche di austerity hanno trovato più spazio e sembra che l’ottica dominante che imponeva di rispettare queste politiche (suggerendo che altrimenti sarebbe arrivata l’apocalisse) abbia trovato un piccolo partito di oppositori, partito non abbastanza forte da permettere un rovesciamento della situazione ma tuttavia sufficientemente nutrito e preparato da far sì che altri paesi, pur aderendo alla linea della Germania, abbiano trovato il coraggio (ed è il caso appunto dell’Italia) di affermare che anche se l’intenzione è quella di rimanere nell’Eurozona tuttavia la politica di austerità non verrà più accettata così come proposta.
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