Nel momento in cui ci si avvicina a degli studi scientifici, si abbandona il mondo dell’imperfezione e ci si ritrova, forse, nella dimensione della perfezione, dell’armonia assoluta.Tutti gli scienziati sono chiamati a svolgere la loro ricerca precisamente, perché, spesso, da un singolo dettaglio nasce l’elemento chiamato “differenza”. Senza la scienza, può darsi, non saremmo progrediti e a quest’ora ci ritroveremmo ancora in qualche caverna sperduta. La conoscenza e lo studio per arrivare ad essa sono alla portata di tutti gli esseri umani che, come ricorda il buon Cartesio, sono tutti dotati in maniera equa dell’intelligenza. Sta a noi decidere se e come esercitare uest’ultima.
C’è chi s’avvicina al sapere in maniera sbagliata, probabilmente perché conscio di non poter mai giungere ad una verità assoluta, magari spaventato dall’infinità da cui è circondato e ci si arrende già prima di iniziare a ricercare. C’è chi, durante il suo percorso di crescita, non solo fisica ma anche culturale, si accorge di non aver dedicato poi così tanto tempo allo studio. E con il termine “studio” non ci si deve riferire solo ad interminabili pomeriggi passati col capo chino sui libri ma bisogna pensare anche allo “studio” che nasce dall’osservazione. D’altronde, i due metodi sperimentali scientifici, sia quello deduttivo di Aristotele sia quello induttivo di Bacone e Galilei hanno come punto di partenza comune l’osservazione di un fenomeno.
Tutti coloro che vivono a stretto contatto con la natura riescono ad apprendere e a conoscere molti più elementi di tanti altri esseri che imparano da documenti scritti. Semplici esempi potrebbero essere la nascita di una piantina o il ciclo e i cambiamenti di stato dell’acqua. Osservando soltanto, però, non si conoscerebbero i giusti termini scientifici. Bisogna dunque conciliare lo studio nozionistico e cartaceo e lo spirito d’osservazione e intuitivo per portare avanti una ricerca e per sperare di ottenere i risultati migliori. Lo studio necessita soprattutto di precisione e di modestia. Non ci si deve avvicinare ad esso troppo sicuri di se stessi e delle proprie conoscenze già acquisite, ma mettendosi sempre in discussione e facendo ricorso al dubbio, inteso da Socrate come metodo per giungere alla conoscenza. E’ sufficiente la sua affermazione, “So di non sapere”, per ricordare che un grande studioso è colui che non si vanta delle sue scoperte ma colui sempre pronto a dire e a spronare se stesso nel fare di meglio. Bisognerebbe imparare ad essere “precisi e modesti” dai primi anni di vita ma attualmente non credo che questo sia un avvenimento frequente: troppi sapienti nella nostra società ma quanti possono definirsi davvero tali?
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