Il terzo dopoguerra: la crisi del blocco comunista
Il processo di globalizzazione ha subito un’accelerazione nel corso degli anni Ottanta con l’entrata in crisi del blocco comunista. Le proteste e le rivolte dapprima interessarono la Polonia, soprattutto dopo l’elezione del papa Wojtila. Con l’avvento di Michail Gorbaciov, che guidava l’Unione Sovietica, la crisi maturò veramente. Il suo programma politico era basato su due slogan: perestrojka (la ristrutturazione), varie riforme per preparare il paese verso la democrazia, e la glasnost (la trasparenza). Il terzo dopoguerra venne segnato dalla caduta dei governi comunisti, come per esempio nella Polonia, dove venne creato un governo d’ispirazione sindacale, chiamato Solidarno’c (solidarietà), guidato da Lech Walesa. In Germania tra il 9 e il 10 novembre 1989 venne abbattuto il muro di Berlino, e un anno dopo avvenne la riunificazione delle due Germanie.
La comunità degli stati indipendenti
Gli stati comunisti caddero uno ad uno e tutto ciò ebbe delle conseguenze sull’URSS, Gorbaciov infatti on riusciva a imporre le sue riforme perché era ostacolato dagli oppositori, ovvero i conservatori, che volevano tornare al passato e dai progressisti che volevano la democrazia. Nell’agosto del 1991, venne intentato un colpo di stato, che però non ebbe l’appoggio militare, ma era evidente che oramai Gorbaciov non contava nulla. Nel dicembre del 1991 i presidenti delle Repubbliche sovietiche, si proclamarono indipendenti e nacque così la CSI, Comunione Stati Indipendenti, che respingeva il comunismo. Anche se stentava a decollare, all’interno iniziava a prendere il sopravvento la Russa di Eltsin. Questi procedette nella liberalizzazione dell’economia, cercò anche di respingere le rivolte ultranazionaliste e arginare la componente mafiosa. Si dimise nel 1999 prima dello scadere del suo mandato, e dal marzo del 2000 venne eletto presidente della Federazione russa il primo ministro Vladimir Putin.
La fine della Jugoslavia
In Jugoslavia la divisione dello Stato ha dato vita a una lunga e tragica guerra che ha causato sofferenze terribili. La Serbia dotata di un poderoso esercito ed economicamente più ricca, attaccò la Croazia e la Bosnia Erzegovina allo scopo di allargare il proprio territorio. Gli sforzi dell’ONU non furono sufficienti a fermare il conflitto ed a arginare le sofferenze dei civili. Intanto stava pericolosamente cresce la tensione nel Kosovo, una regione della Iugoslavia, che aveva una situazione drammatica, in quanto negli anni Settanta, il 90% dei kosovari era albanese e il restante era serbo. Dagli anni Ottanta, progressivamente i serbi cominciarono a eliminare ogni forma di autonomia che Tito aveva concesso al Kosovo, poi spinsero la popolazione albanese all’esilio. Nel marzo del 1999 , la comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, decise di intervenire. Il 9 giugno dopo due mesi e mezzo di bombardamenti, il presidente serbo Milosevic si arrese, ritirando i propri soldati dal Kosovo.
L’evoluzione del comunismo in Cina
In Cina il partito comunista viveva ancora con il leader politico di questa nuova fase Deng Xaoping, con il socialismo di mercato, secondo il quale il popolo si doveva arricchire, con l’afflusso di investitori stranieri. Allo stesso tempo il governo permise la liberalizzazione dei prodotti agricoli. Crebbero così gli acquisti dei beni di consumo e la produzione industriale. Nel giugno del 1989 la forte domanda di democrazia e di libertà degli studenti di Pechino, riuniti i una pacifica dimostrazione nella piazza di Tien An Men, è stata repressa nel sangue: più di mille giovani furono uccisi. Da allora la Cina ha avuto un grande sviluppo economico, ma non politico verso la democrazia.
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