Tesina: Umanistica[br] Di: Cristina S. [br] Tipo Scuola: Liceo Linguistico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br] Introduzione Il tema che verrà affrontato in questa trattazione, potrà sembrare ad alcuni banale, ma nellâapprofondire questo argomento mi sono resa conto di come il teatro, più che la letteratura e le altre arti, sia riuscito a mettere in scena la condizione tragica e assurda dellâuomo novecentesco. Si potrebbe affermare che il teatro sia âlo specchio dellâanimo umanoâ, e nei drammaturghi di questo periodo si delinea, infatti, un conflitto interiore dato dalla crisi che già era nata nel XIX secolo e che è andata degenerando nel secolo successivo. Le cause possono essere ricercate nella modernità e in primo luogo negli sconvolgimenti mondiali che travolsero le civiltà di tutto il mondo. Il teatro del Novecento scardina la tradizionale divisione di genere fra tragedia e commedia: il dramma presenta personaggi comuni, vicende quotidiane, finale aperto. Non ci sono più eroi, come nella tragedia classica, e la risata della commedia è sempre amara. Ciò che voglio mettere in evidenza non è tanto lâevoluzione del teatro dal punto di vista strutturale bensì da quello sociale inquadrandolo in una serie di malesseri, disagi e paure che covavano allâinterno della società . Nella trattazione, questo argomento verrà esaminato, dopo un breve contesto storico, analizzando le opere di alcuni autori emergenti di diverse nazionalità . Dal positivismo alla crisi di passaggio tra â800 e â900 in ambito storico-culturale Per secoli, si può dire fin dalla sue origini greche, la cultura occidentale, pur rinnovando continuamente le sue concezioni, era rimasta ancorata a principi conoscitivi razionali, oggettivi e assoluti, a valori morali e a canoni estetici universali, a una visione sostanzialmente ottimistica della storia e della vita. NellâOttocento, poi, la civiltà occidentale aveva raggiunto il più alto grado di ottimismo razionale, esprimendo â con lâidealismo, il positivismo e il marxismo â una fondamentale fiducia nei poteri della ragione e nel progresso della civiltà . Ora, proprio alla fine del secolo, scienziati, filosofi, letterati, artisti, seppur per vie diversissime, convergono nel mettere in dubbio e talvolta persino nel disconoscere il patrimonio culturale consolidato della civiltà occidentale. Le certezze filosofiche si sgretolano sotto i colpi di una critica spietata, i canoni realistici dellâespressione artistica sono stravolti dalle nuove poetiche soggettivistiche, che rifiutano ogni regola e convenzione precedente,
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