Tesina: L'Odissea della Modernità - Studentville

Tesina: L'Odissea della Modernità

la mia tesina tratta della crisi intellettuale-sociale tra la seconda metà dell'ottocento e l'inizio del novecento, in concomitanza con la crisi del positivismo (nel documento sono trattate le ultime scoperte in biologia, fisica e chimica).

Tesina: Umanistica[br] Di: Giovanni M. [br] Tipo Scuola: Liceo Scientifico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br]La rivoluzione industriale e quella scientifica, nella seconda metà dell’ottocento, lasciarono in eredità all’Europa dell’epoca una smisurata fiducia nel progresso ed un grande ottimismo, sui quali filosofi come Comte, Mill e Spencer fondarono le loro filosofie di stampo positivista; il prestigio e la fiducia nella scienza sembravano aver raggiunto i massimi livelli: il mondo accademico proprio in questi anni accoglie con clamore le tesi di Darwin sull’Evoluzione, mentre le scoperte in fisica sulle onde elettromagnetiche davano agli scienziati l’illusione di aver compreso alla perfezione il “meccanismo” dell’universo. Il progresso inarrestabile della “tecnica” (ovvero l’insieme organizzato delle macchine in grado di produrre, come un vero e proprio sistema parallelo alla natura stessa, valori ed idee nuove ed originali), soprattutto nel primo novecento, vede l’affermazione di un modello di società sempre più tecnologico ed industrializzato, caratterizzato dalla produzione in serie e dal “feticismo delle merci”; l’insieme di individui all’interno di una società comincia a trasformarsi in una vera e propria “massa”, dove le vecchie categorie sociali, economiche e culturali non contano più e la collettività è caratterizzata dal conformismo di idee e pensieri, un gruppo compatto nella quale diviene semplice ottenere un consenso assoluto (sul quale si baseranno i totalitarismi sorti dopo la Prima Guerra Mondiale). Gli ultimi decenni dell’ottocento furono tuttavia i testimoni del fiorire di numerose correnti di pensiero esplicitamente contrapposte al positivismo. In Germania la figura di spicco di questa reazione fu sicuramente Friedrich Nietzsche, originale interprete della filosofia Schopenhaueriana e pioniere dell’irrazionalismo: la sua filosofia fu infatti elaborata di modo da minare alle fondamenta le certezze della società occidentale. Sue furono inoltre le tesi sul nichilismo che pervadeva la società europea dopo la seconda rivoluzione industriale: il culmine della civiltà occidentale e l’apoteosi del progresso tecnologico vedono radicarsi nell’individuo un tremendo “spaesamento” ( unheimlich ) che porta ad uno smarrimento della percezione di un “senso della vita” e ad una perdita di certezze da superare solo con l’accettazione della “morte di Dio”, ineluttabile consapevolezza dell’inconsistenza dei valori tradizionali. Parallelamente, parte del mondo intellettuale giunge alla consapevolezza della perdita del proprio ruolo di guida assunta durante il Romanticismo; artisti e letterati prendono atto in questo periodo del tramonto di un’epoca nella quale la loro opera poteva ancora avere un ruolo ben definito nella società; sentendosi estranei alla “massa” e rifiutando l’ingenuo ottimismo del positivismo, gli artisti si “ripiegano in sé stessi”, tentando di resistere in questa maniera alla massificazione della collettività. In questo clima culturale vede la nascita la corrente del Decadentismo (patria di tale movimento è la Francia : già Baudelaire, nella sua opera Le fleurs du mal, 1857, ne anticipa i temi, in un periodo di massimo successo del Naturalismo (corrente artistica che elabora nella letteratura le tecniche positiviste); tuttavia furono poeti quali Mallarmè e Verlaine (proprio a lui si deve il concetto di “decadenza”, esplicitamente indicato nell’incipit del suo sonetto “Launguer”: <<Je suis l’Empire à la fin de la décadence>>), fondatori del Simbolismo, a sviluppare concretamente questa nuova tendenza: l’artista “decadente”, anticonformista, incompreso, estraneo alla società borghese irrigidita negli schemi scientifico-positivisti, cerca una via d’accesso all’essenza della realtà attraverso il mistero, il sogno, l’alterazione della coscienza, riprendendo talvolta le tematiche proprie del Romanticismo. L’opera dello scrittore è confinata al solo ambiente intellettuale, risultando incomprensibile alle masse; la parola diviene uno “strumento allusivo”, prezioso, tramite la quale l’autore è in grado di condensare la propria interpretazione dell’universo, a lui solo nota.

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