Tesina - Oltre La Soglia Del Dolore - Studentville

Tesina - Oltre La Soglia Del Dolore

ecco che proprio nel momento di maggiore precarietà, quando tutto sembra perduto ed ogni cosa si mostra nella sua insensatezza, l'uomo si attacca alla vita. supera il dolore e vive quella pienezza di luce che è tanto lontana dal buio che lo avvolge. ne

Tesina: Umanistica[br] Di: silvia F. [br] Tipo Scuola: Liceo Scientifico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br]Cosa c’è oltre la sofferenza? Cosa c’è oltre la morte? LA VITA C’è il risveglio. C’è il sole. C’è la luce. C’è MATTINA. M’illumino d’immenso. Dopo la notte buia in trincea e il rumore degli spari e le urla strazianti dei compagni feriti e la fame e la sete e la morte, eccola. E’ la vita. La mattina. Ecco che nel momento di maggior disperazione nell’uomo si accende il suo istinto primordiale. E vive. E vuole vivere. Nella condizione di più assoluta privazione arde il vitalismo. E allora il soldato, il poeta, l’uomo s’illumina. La luce di verità lo travolge, si sostituisce alle tenebre e l’immenso lo investe. Diventa parte di una realtà di vita assoluta. Oltre qualsiasi durezza, oltre qualsiasi meschinità, l’uomo vuole esistere. Trova in sé la vita proprio quando tutto intorno è morte. E’ un uomo, direbbe Kierkegaard, che supera la disperazione aprendosi all’infinito, aprendosi alla fonte delle infinite possibilità che caratterizzano l’esistenza, aprendosi a Dio. E’ un uomo che vince “la malattia mortale”, che va avanti, che prosegue nel suo cammino e ama la propria esistenza. Cima Quattro il 23 Dicembre del 1915 Un’intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d’amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita (G. Ungaretti, Veglia, in Allegria, “Il Porto Sepolto”) I versi di questa poesia di Ugaretti (1888 – 1970) descrivono una notte passata dal poeta al fronte durante la prima guerra mondiale (1915 – 1918), accanto al corpo di un compagno ucciso. La reazione dell’autore è una ribellione disperata al destino di morte, un prorompente sentimento di attaccamento alla vita. “L’appetito di vivere è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte” dice il poeta. E’ spinto a scrivere lettere piene d’amore e a dichiararsi attaccato alla vita proprio dall’uomo ormai morto che gli è vicino, dalle sue mani congestionate che “penetrano” nel silenzio e lo trasformano in parola poetica. Paradossalmente, proprio nel momento in cui tutta l’umanità è sconvolta dalla guerra e immersa in una realtà di violenza e morte, l’uomo guarda oltre la meschinità di quel momento storico che lo delude. Continua a lottare per la vita nonostante il crollo delle certezze segnato dal conflitto mondiale. E’ forse lui quell’uomo che poco prima Nietzsche (1844 – 1900), nella “Gaia Scienza”, aveva definito un Superuomo?

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