TESINA MATURITÀ SULLA BEAT GENERATION
Pensi di realizzare una tesina sulla Beat Generation? Ecco allora una tesina pronta per te: ti riportiamo qui di seguito l’introduzione e i collegamenti, ma per consultare la tesina intera dovrai scaricare il file qui sotto!
Ho deciso di dare questo titolo alla mia tesina, perché quello che sta per iniziare è un vero e proprio “viaggio” all’interno di una delle correnti socio- letterarie più significative del secolo appena trascorso: la Beat Generation. A farmi “compagnia” ci sarà Jack Kerouac, autore del romanzo, che meglio di tutti coglie gli aspetti fondamentali di questa generazione : “On the Road”. Nato a Lowell, nel Massachussets, nel 1922, si traferì a New York con la sua famiglia nel 1939 per compiere gli studi universitari. Fu lì e precisamente nel Greenwich Village, che insieme ad altri giovani e promettenti scrittori, i quali diverranno celebri, diede vita a questo movimento letterario. Una figura indispensabile nella vita di Jack fu la madre, Memere, che negli anni successivi alla pubblicazione di “On the Road” e “Big Sur” , si “riappropriò” del figlio scapestrato e tentò con la sua influenza di fargli imboccare la “retta via”.
Vi riuscì in parte, ma la vita di Jack era ormai rovinata dall’alcolismo. Però preferirei affrontare la mia esposizione ricordando Jack come una grande persona, capace di trascrivere le sue emozioni sulle pagine più belle in assoluto della storia. La sua non era prosa, ma vera ed autentica poesia. E a tutti quelli che non hanno mai letto “On the Road”, ma anche a chi l’ha già fatto, dedico questo brano, il quale riflette lo stato d’animo con cui ho affrontato la stesura di questo mio umile lavoro “ E io arrancavo loro appresso come ho fatto tutta la mia vita con la gente che m’ interessa, perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno ‘Ooohhh!’” Stiamo per partire…Ah, dimenticavo, io sarò “sul sedile posteriore”, perché avanti sederanno Jack, anche lui come passeggero, e Dean Moriarty, che conosceremo tra poco, naturalmente e rigorosamente alla guida della Cadillac, la quale li ha accompagnati in uno dei tragitti più belli e indimenticabili. La Beat Generation. Beat generation; questi due termini hanno sempre suscitato reazioni contrastanti, ma tutti sono d’accordo sul fatto che essi abbiano caratterizzato un importante periodo per la storia e la letteratura americana e mondiale, che va dalla metà degli anni ’40, fino alla fine dei ’60 circa.
Il termine “beat”, probabilmente coniato da Jack Kerouac negli anni ’40, originariamente significava “essere un miserabile, fallito, insignificante ladro” , ma alla fine degli anni ’50 fu ricondotto all’aggettivo “beatific” e a tal proposito Jack afferma:
“Beat doesn’t mean tired , or bushed, so much as it means beato, the Italian for beatific : to be in a state of beatitude , like St. Francis, trying to love all life, trying to be utterly sincere with everyone, practising endurance, kindness, cultivating joy of heart. How can this be done in our mad modern world of multiplicities and millions? By practising a little solitude, going off by yourself once in a while to store up that most precious of gold: the vibrations of sincerity.”
[“Beat non vuol dire stanco, ma beato: essere in uno stato di beatitudine, come San Francesco, provando ad essere totalmente sincero con tutti, praticando la sopportazione , la gentilezza, coltivando la gioia del cuore. Come può essere fatto tutto ciò nel nostro pazzo moderno mondo di molteplicità e milioni? Praticando un po’ di solitudine, uscendo da sé stessi una volta ogni tanto per far tesoro di qualcosa che è più prezioso dell’oro: le vibrazioni della sincerità.”]. Lo stato di beatitudine qui esposto è spesso riferito all’effetto provocato da sostanze stupefacenti o da riti orientali, in particolare buddisti. Il primo ad utilizzare la parola “beat” in veste “ufficiale” , fu il critico John Clellon Holmes in un articolo apparso sul New York Times del 16 novembre 1952 dal titolo This is the Beat Generation, in cui c’è un tentativo di classificare, o meglio, etichettare un’intera generazione, che ha subito forti modifiche col passare degli anni.
“Its members have an istinctive individuality […]. Brought up during the collective bad circumstances of dreary depression, weaned during the collective uprooting of a global war, they distrust collectivity. But they have never been able to keep the world out of their dreams. […] Their adolescence was spent in a topsy-turvy world of war bonds, swing shifts, and troop movements. […] The peace they inherited was only as secure as the next headline. It was a cold peace. Their own lust for freedom, and the ability at a peace that kills, led to black markets, bebop, narcotics, sexual promiscuity […], and Jean-Paul Sartre.”
[“I suoi membri- scrive Holmes- hanno un’istintiva individualità […]. Allevati durante le cattive circostanze collettive di una triste depressione, svezzati durante il collettivo sradicamento di una guerra globale, non si fidano della collettività . Ma non sono mai stati capaci di mandare via il mondo dai loro sogni […]. La loro adolescenza è trascorsa in un mondo sottosopra, fatto di patti di guerra, cambiamenti, e movimenti di soldati […]. La pace che hanno ereditato era solo tanto sicura quanto il prossimo capoverso. Era una pace fredda. La loro brama di libertà, e l’abilità di vivere in una pace che uccide, portò alle borse nere, al bebop, alle droghe, alla promiscuità sessuale, e a Jean-Paul Sartre.” ].
Chi erano i poeti beat? Non certo professori o scrittori “professionisti” aggrappati a un impiego in Case Editrici o giornali, ma giovani per lo più disperati e inquieti, che credevano nella vita , ma respingevano i sistemi morali e sociali precostituiti e volevano scoprirne da sé dei nuovi, sperando (o illudendosi) di trovarli più efficienti. Il loro problema era comune a tutti i giovani, i quali affrontavano l’esistenza in un dopoguerra, ma la loro caratteristica è stata di svelare, senza paure e senza falsi pudori, gli aspetti della vita di certa adolescenza americana contemporanea. Da quando sono stati classificati da Holmes, questi ragazzi irrequieti hanno bevuto molto, hanno fumato molta marijuana, hanno girato l’America con l’autostop, si sono esaltati ascoltando o improvvisando jazz, ma soprattutto hanno scritto e a volte anche pubblicato parecchi romanzi e raccolte di poesie. E’ stato facile scambiare il loro modo di vita per una rivolta antiborghese o per un volgare edonismo e giudicarli come semplici epigoni della “Lost Generation”, il gruppo di letterati americani che nel primo dopoguerra si rivoltò contro il costume vittoriano e il conformismo puritano, dando voce a una protesta, la quale costituì i più bei classici della narrativa moderna. In realtà, afferma Holmes, “The wild boys of today are not lost” [ “I ragazzi selvaggi di oggi non sono perduti”].
Essi non erano ossessionati, come i loro predecessori, dalla ripetitività di ideali ormai andati in frantumi o dalle lamentele circa una moralità infangata, perché tali aspetti li avevano dati per scontati. Erano stati cresciuti sulle rovine delle generazioni del primo dopoguerra, ma si sono comportati diversamente. Bevevano per sentirsi grandi e non per dimostrare qualcosa; le loro “escursioni” nella droga e nella promiscuità scaturivano da curiosità e non da delusione e disillusione. Inoltre, mentre nella Lost Generation si verificò una perdita della fede, la Beat Generation è stata caratterizzata sempre più da un bisogno eccessivo di credere in qualcosa.
Gli esponenti di questa generazione erano per lo più ragazzi maturati troppo in fretta da un’esistenza sempre più promiscua alla vita degli adulti, partecipi attraverso la televisione e i giornali illustrati degli stessi mezzi di informazione, superficiali e grossolani, di cui si servivano gli adulti medi. In questo stato di parità non credevano più alle giustificazioni e agli accomodamenti dei genitori per spiegare un mondo sempre meno legato alle leggi tradizionali e si cercavano da sé, attraverso esperienze personali, una realtà autonoma e svincolata da convenzioni morali che ai loro occhi mascheravano solo pregiudizi e luoghi comuni.
TESINA SULLA BEAT GENERATION: COLLEGAMENTI
Argomenti trattati:
- INGLESE: “On the road” di Jack Kerouac
- FILOSOFIA: Jean- Paul Sartre dall’esistenzialismo negativo al marxismo
- STORIA : L’assassinio di Kennedy
- ITALIANO: “La casa in collina” di Cesare Pavese
- LATINO: Catullo: un “beat” della letteratura latina
- STORIA DELL’ARTE: Caravaggio… un “potenziale beat” Andy Warhol.
- GEOGRAFIA GENERALE: La Luna
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