TESINA MATURITÀ SULLA DONNA: INTRODUZIONE
Le teorie filosofiche di Marx ed Engels furono le prime a mettere in luce il nesso inscindibile tra l’emancipazione della donna ed il superamento della famiglia monogamica-borghese. Infatti, i due sostenevano che il dominio dell’uomo sulla donna nella famiglia moderna era uno degli elementi costitutivi di un assetto gerarchico ed autoritario. Il punto di vista femminile nella storia e nella storia del pensiero filosofico del XX sec. è una delle più importanti conseguenze dello sviluppo delle idee socialiste nelle società capitalistiche avanzate e della riflessione sulla vita promossa dall’esistenzialismo.
L’esistenzialismo il cui termine è stato coniato nel 1930 indica quel complesso di filosofie e di riflessioni contemporanee anche politiche, letterarie e pittoriche, che assumono la concreta esistenza individuale come caratteristica fondamentale dell’uomo contro ogni sua riduzione positivistica (o scientistica o logicistica di matrice hegeliana) tipica delle culture del capitalismo maturo della seconda rivoluzione industriale. La nascita del ruolo politico della donna (femminismo) nella società contemporanea e del pensiero femminile nel campo della filosofia occidentale hanno comportato alcuni importanti eventi:
- a) L’ingresso delle donne nei parlamenti e nelle carriere un tempo riservate agli uomini.
- b) La presenza femminile nel campo della produzione filosofica e, in senso lato, nel mondo scientifico e tecnologico.
In questo senso sono principalmente da ricordare come protagoniste la filosofa tedesca Anna Arenat (1906-1975) che nel suo saggio del 1958 Vita Activa, la condizione umana ha ripensato la tradizione politica dell’Occidente alla luce dell’Olocausto, e la filosofa francese Simone Weil (1909-1943) il cui forte impegno politico-sociale (combatté contro il nazismo e il franchismo e volle condividere la vita della classe operaia facendosi assumere in fabbrica) si coniuga ad una riflessione mistico-religiosa originale nel panorama del pensiero occidentale. La scesa in campo delle filosofie con il loro portato particolare ha prodotto.
L’approfondimento dello specifico tema relativo al genere / “differenza” smascherando così l’equivoco secondo il quale l’uomo è identificato come genere che continua il maschile ed il femminile. Si rinnovava così il tema dell’esistenza di una diversità sessuale (nel mondo antico, aristotelicamente, la donna era un maschio non ben riuscito: identità sessuale e, biblicamente, la femmina era nata da una costola di Adamo dando luogo così ad una interpretazione regressiva dell’identità sessuale, aristotelica, come superiorità gerarchica del maschio). Engels nella seconda metà dell’800 affermava: ”Nella famiglia l’uomo è un borghese, la donna il proletario”, indicandone così la sottomissione della donna all’uomo-proprietario.
La filosofa e psicoanalista belga Luce Irigaray, nata a Blanton nel 1930, sostiene in opere come Speculum, l’altra donna (1974) e Questo sesso che non è un sesso (1977), che la rivendicazione in positivo della diversità sessuale implica un ripensamento di tutta la storia filosofica dell’Occidente, nata non per caso solo dopo la fine del più arcaico culto della Dea Madre. Secondo lo storico del XIXsec. J.Bachofen, nell’opera Il Matriarcato nel 1861, la prima forma di organizzazione sociale dell’umanità del periodo pre-storico (dal 700 al 2500 a.C. circa) sarebbe stata una sinocrazia, governo delle donne, centrata appunto sul culto della Dea Madre. L’autore considera la società patriarcale come una fase selvaggia, uno stato ancora “animale” della società. La stessa successione matrilineare che la caratterizzava sarebbe stata, a suo parere, una conseguenza del disordine (promiscuità sessuale) regnante nell’orda primitiva, tale da impedire ogni certezza sull’identità del padre (vedi Ecclesizuse di Aristofane). La studiosa belga che attualmente è ricercatrice al CNRS di Parigi, pur criticando la rozzezza dell’analisi di Bachofen, sostiene che alcune delle analisi del ricercatore tedesco non vanno sottovalutate, perché, secondo lei: “La differenza sessuale rappresenta uno dei problemi o il problema che la nostra epoca ha da pensare…[…]La cosa del nostro tempo che, pensata, ci darebbe la salvezza? Ma, che io mi rivolga alla filosofia, alle scienze, alla religione, continuamente questo problema si trova occultato, sottostante, sempre più insistente…”.
Luce Irigaray, dal suo primo già citato lavoro teorico, sostiene che i fondamenti della razionalità occidentale e della stessa psicoanalisi freudiana vengano messi in crisi, vi si considera prioritario il punto di vista di un discorso che vuole svelare la rimozione organica su cui questi stessi fondamenti si legano. Il linguaggio delle origini, il cui modello è costituito dall’immaginario e dal simbolico della vita intrauterina e da quello gestuale tra la madre ed il bambino, secondo l’autrice è il discorso del corpo, la cui soppressione ha costituito il punto di partenza del pensiero logocentrico. Compito di questo linguaggio è di riuscire a manifestare la differenza, spezzando il silenzio a cui è stata relegata la parola, fluida e passionale, del femminile. Ma perché l’opera della differenza sessuale abbia luogo, è necessaria una reinterpretazione dell’intero pensiero e delle relazioni tra il soggetto ed il discorso, tra il soggetto ed il cosmo. È in questo senso che si muove l’attraversamento della cultura tradizionale compiuto dalla Irigaray nel suo confronto con Platone, Cartesio, Nietzsche, Heidegger.
Secondo il pensiero della differenza persino i primi movimenti del femminismo, nei quali esistevano solo differenze di cultura e di opportunità sociale (come per il movimento inglese delle suffragette che rivendicheranno per le donne il diritto di voto etc.), ma non naturali (a parte il ciclo gestazione-allattamento), dimostrarono una forte subalternità ai ruoli sociali convenzionali, in quanto solo in una società di schiavi l’uomo e la donna sono uguali.
La Irigaray al contrario non si propone di rivendicare un’inesistente uguaglianza tra uomo e donna, ma al contrario di sottolineare in positivo la diversità, la differenza, l’incommensurabilità dell’altro sesso. Da questo punto di vista, l’io, il soggetto, l’uomo, ossia i tradizionali concetti della filosofia, non possono più essere pensati come un’unità, ma devono essere posti come una dualità.
Il pensiero femminile, in definitiva, possiede una propria specificità, un’essenza diversa dal maschile. In questo modo il femminile si accosta a quelle correnti del pensiero contemporanee (per esempio il post-moderno) che negano la possibilità di un discorso filosofico unitario, affermando che la pluralità dei soggetti e dei punti di vista non può essere in alcun modo rimossa. Infatti, il pensiero filosofico postmoderno sostiene che non esista alcun fondamento ultimo della realtà e della conoscenza. All’idea di un pensiero forte (hegelismo, marxismo, psicanalisi) contrappongono un pensiero debole che accetti il carattere problematico di ogni conoscenza. Alla ragione assoluta il postmoderno contrappone una più che realistica ragionevolezza. Chiaramente neppure la filosofia ha saputo dare risposte definitive sui rapporti uomo-donna e sul loro ruolo sociale, anche quando, posta la diversità uomo-donna, era necessario avanzare una ipotesi dialettica di spessore morale e giuridico che supportasse che la necessità che la donna avesse pari opportunità anche nella sua diversità. Lungo questo problema ancora da risolvere corre la mia ricerca intesa a cogliere uno sviluppo nella concezione della donna e del ruolo che ella è stata chiamata a svolgere nelle varie civiltà.
TESINA SULLA DONNA: MATERIE E COLLEGAMENTI
Tesina di Maturità sulla donna, ecco i collegamenti tra le varie materie:
- Filosofia: Il problema della differenza nella cultura nel XX secolo.
- Greco: La misoginia greca e la figura della donna nell’età ellenistica.
- Storia: La condizione femminile tra principato e impero.
- Letteratura: Le figure femminili nella letteratura tra ‘800 e ‘900.
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MATURITÀ 2019, RISORSE
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