Riassunto Thomas Hobbes: biografia e pensiero
Thomas Hobbes rappresenta una figura importantissima nel pensiero filosofico del Seicento. La sua riflessione ha il carattere sistematico della sua epoca, ma riesce a mescolare in modo del tutto originale la scienza moderna e l’empirismo con il razionalismo cartesiano. Stai studiando questo filosofo a scuola e hai poco chiaro il suo pensiero? Hai bisogno di un riassunto così da studiare velocemente e capire i punti chiave del ragionamento filosofico di Hobbes? Allora che aspetti? Continua a leggere!
Vita e opere di Hobbes
Thomas Hobbes nasce a Malmesbury, in Inghilterra, nel 1588, nella famiglia di un pastore anglicano. Studiò ad Oxford e fu testimone della guerra civile tra il partito della Corona e quello antiassolutista del Parlamento, e le sue posizioni furono favorevoli alla monarchia. I disordini del periodo incisero sul pensiero politico di Hobbes: solo un’alta concentrazione di potere impedisce rivolte e disordini. Fu precettore presso i Cavendish, mansione che lo portò a soggiornare più volte in Italia e in Francia. Successivamente, per rimanere lontano dalle lotte civili, rimase fuori dall’Inghilterra tra il 1640 e il 1651. Grazie all’esperienza all’estero riuscì a migliorare la sua preparazione filosofica e scientifica, incontrando personalità come Gassendi e Mersenne ed entrando così indirettamente in contatto con Cartesio. Divenne così uno degli autori delle Obiezioni del 1641 con le Meditazioni cartesiane. In Francia frequentò gli ambienti libertini e in Italia incontrò Galileo. La cultura di Hobbes fu quindi un mix tra formazione classica, cultura scientifica e analisi delle posizioni filosofiche contemporanee. La sua prima opera fu, nel 1628, una traduzione della Storia della guerra del Peloponneso di Tucidide. Il progetto di Hobbes è quindi una filosofia che si costituisca come scienza, modellata su matematica e fisica: programma che fu alla base dell’opera tripartita Elementa philosophiae. La prima parte ad essere pubblicata fu la terza, il De cive (1642), mentre nel 1655 fu pubblicata la prima, il De corpore. Infine, nel 1658, fu pubblicata la seconda parte, De homine. Nel 1651 pubblicò il suo scritto più celebre, il Leviatano, in cui troviamo la summa del pensiero di Hobbes. Nel 1668 scrisse Behemoth, ovvero il lungo Parlamento, nel 1672 scrisse la sua autobiografia in latino e nel 1775 tradusse l’Iliade e l’Odissea. Morì nel Devonshire, nel castello dei Cavendish, nel 1679.
Il pensiero di Hobbes: riassunto
Hobbes vuole fondare una filosofia che abbia basi solide proprio come la scienza, ricorrendo per prima cosa ad una convenzione utilizzata per stabilire il significato dei nomi che verranno poi utilizzati nel corso del ragionamento filosofico.
Linguaggio, conoscenza e materialismo in Hobbes
Secondo Hobbes la conoscenza si fonda sull’esperienza: le idee derivano da corpi esterni e non sono innate. Esse sono designate da nomi, attribuiti per convenzione ma necessari per coordinare le conoscenze derivate dalle sensazioni. Il linguaggio è quindi collegato alla conoscenza e al ragionamento. Distinguiamo due tipologie di conoscenza:
- Comune o originaria: parte dall’esperienza sensibile e le idee sensibili vengono conservate dalla memoria attraverso le idee.
- Scientifico-filosofica: le conoscenze acquisite vengono razionalizzate, come nel caso della filosofia che deve permettere all’uomo di comprendere cause ed effetti dei fenomeni.
Gli unici oggetti conoscibili sono quindi quelli generabili, vale a dire i corpi: di conseguenza, non possiamo quindi pensare allo spirito o a Dio, perché sono incorporei.
Sia gli oggetti che le sensazioni sono movimenti, così come l’immaginazione e il pensiero, in quanto sono stati prodotti dalla trasformazione delle immagini in idee per mezzo dei sensi. L’unica realtà è il corpo, mentre il movimento spiega cosa sono i fenomeni naturali.
Considerando quindi la filosofia come scienza, dobbiamo suddividerla in 3 parti:
- Filosofia prima: studia gli attributi dei corpi e i concetti utilizzati per capire la genesi di questo.
- Filosofia naturale: studia i corpi naturali.
- Filosofia civile: studia la società (corpo artificiale); la filosofia civile è strutturata in etica e politica.
A questo punto il materialismo di Hobbes si sposta sul piano etico e vengono indagati i desideri nella mente dell’uomo, che lo spingono a decisioni con conseguenze positive o negative. Il processo che porta ad agire è l’atto di volontà e il bene è ciò che giova l’individuo mentre il male è ciò che produce danno. Non è possibile esaudire completamente il desiderio, in quanto, assecondato uno, ne sorge uno nuovo. E’ questo che garantisce la sopravvivenza umana, in quanto l’uomo morirebbe con la cessazione del desiderio. E’ un movimento fondamentale strettamente collegato a cause esterne.
La filosofia politica
La filosofia politica di Hobbes (che ricaviamo essenzialmente dal Leviatano e dal De cive) si fonda su due postulati:
- Il desiderio naturale dell’uomo lo porta a voler godere da solo di quei beni che invece dovrebbero essere comuni. L’uomo quindi è egoista.
- In ogni uomo c’è lo spirito di autoconservazione, di conseguenza cerca di evitare a tutti i costi la morte violenta.
E allora, per Hobbes l’uomo non è affatto un animale politico: è l’egoismo, non la socievolezza a caratterizzarne l’operato. Visto che l’agire umano si basa sull’istinto di conservazione , l’etica è la ricerca di ciò che è utile per sé. Inoltre, l’uomo non può possedere la libertà di volere, cioè di volere altro rispetto a ciò che vuole, ma solo la libertà di agire, senza impedimenti. Dalla naturale tendenza all’egoismo, dalla bramosia e asocialità degli esseri umani derivano i caratteri dello stato di natura, in cui “homo homini lupus est”, vale a dire che l’uomo è per l’uomo un lupo. Lo stato di natura è caratterizzato dalla guerra di tutti contro tutti, in quanto tutti hanno il diritto a tutto e combattono per averlo. E allora, la conseguenza è uno stato di assoluta insicurezza: attraverso un calcolo razionale (ratio naturalis) l’uomo comprende che lo stato civile è più conveniente di uno stato di natura. Il calcolo razionale favorisce la stipula di un contratto con cui ognuno rinuncia al diritto di natura e si passa allo stato civile che ha come scopo principale l’ordine e la sicurezza. Affinché il contratto venga rispettato serve la sovranità: il sovrano però non interviene nella stipula del contratto, quindi non ne è vincolato. Egli rende conto a Dio dell’obbligo di garantire vita e sicurezza dei sudditi. Il potere è assoluto e uno, non vi è né autonomia né divisione dei poteri. Lo stato è simile a un Leviatano, un mostro biblico ma il fondamento del suo potere è naturale, non di origine divina.
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