Il concilio ecumenico Vaticano II fu un grande evento nella storia della Chiesa, e si svolse in nove sessioni e quattro periodi dal 1962 al 1965. Fu indetto da Giovanni XXIII, per cercare un nuovo linguaggio con cui diffondere il messaggio cristiano nel mondo, ma egli morì nel 1963 e il concilio fu concluso da Paolo VI. Si promulgarono quattro costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti, nei quali argomenti principali furono la missione salvifica della Chiesa nel mondo, la sua natura e la sua vocazione.
Possiamo definirlo ecumenico a tutti gli effetti, perché parteciparono cardinali, patriarchi e vescovi cattolici provenienti da tutto il mondo, in modo che si potessero conoscere le esigenze delle chiese non solo di rito orientale, ma anche di quelle latino-americane e africane, e si cercasse di instaurare rapporti più stretti. Inoltre parteciparono, come osservatori, anche gli esponenti delle chiese ortodosse e protestanti.
Gli obiettivi che si propose di raggiungere furono la definizione più precisa del concetto di Chiesa e il suo rinnovamento, l’unione di tutti i cristiani e il dialogo col mondo moderno.
Nella costituzione Dei Verbum si conferì un ruolo primario alla Bibbia sia nella vita della Chiesa che in quella dei singoli fedeli, dunque si incoraggiarono la ricerca scientifica sui testi originali e le traduzioni nelle lingue moderne.
Importante è la costituzione Lumen Gentium, dalla quale emerge la nozione di “popolo di Dio” e la definizione della Chiesa come sacramento di Cristo. Il popolo di Dio, che acquisisce più importanza, è guidato dal successore di Pietro, il papa, e dai successori degli Apostoli, i vescovi.
La costituzione Sacrosanctus Concilium riguarda l’organizzazione della liturgia e della celebrazione della Santa Messa. Fu riconosciuta la necessità dell’utilizzo delle lingue correnti nella celebrazione dei Sacramenti, della Messa e nella liturgia delle Ore. Il latino restava sempre la lingua ufficiale, ma le letture e le acclamazioni potevano essere pronunciate nelle varie lingue nazionali.
La costituzione Gaudium et Spes precisa le intenzioni della Chiesa di confrontarsi con il mondo e la cultura moderna, perché, anche nelle sue manifestazioni profane, è sempre opera di Dio. La Chiesa intende impegnarsi nel raggiungimento della pace, giustizia nel mondo, ma anche nella scienza e libertà.
Il decreto Unitatis Redintegratio tratta l’unità delle confessioni cristiane, mentre la dichiarazione Nostra Aetate ha come argomento le religioni non cristiane; entrambe riconoscono “semi di verità” nelle anche Chiese cristiane e negli altri credi religiosi. Quindi, nella dichiarazione Dignitatis Humanae si proclama la libertà religiosa, ognuno è libero di professare il proprio credo e la fede non deve essere imposta con la forza.
Tra le principali riforme del concilio, quella della liturgia è la più evidente. Si abbandonò il latino e si eliminarono alcune parti del rito. Gli altari furono staccati dalle pareti e di conseguenza anche il sacerdote si spostò, e si rivolse verso i fedeli, mentre prima volgeva loro le spalle ed era voltato verso il crocifisso.
Inoltre furono più frequenti i contatti con le altre confessioni cristiane, come la Chiesa Ortodossa, la Comunione Anglicana e la Federazione Luterana Mondiale. Migliorarono i rapporti con l’Ebraismo: ricordiamo infatti la visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma nel 1986, e quella di Benedetto XVI nel 2010.
Fu Paolo VI che cercò di conciliare la spinta alle modernizzazioni con le esigenze cristiane e il messaggio evangelico. Il papato assunse una nuova forma storica, non più espressione di un potere accentrato, ma acquisì una prospettiva più apostolica ed ecumenica, con insegnamenti universalie rivolti a tutta l’umanità.
Chi attuò in pieno i propositi del concilio fu papa Giovanni Paolo II, accentuando i richiami alla fraternità e il carattere ecumenico della Chiesa. L’azione e la presenza del papa si estense a livello internazionale, con al centro la difesa dei diritti umani, denunciando politiche e strutture sociali ingiuste nei confronti della dignità umana. Giovanni Paolo II viaggiò in Africa, in Asia, negli Stati Uniti, e poté apprendere le difficoltà e le contraddizioni presenti nelle Chiese cattoliche di queste nazioni. Il sottosviluppo, diceva Giovanni Paolo II, va combattuto con la solidarietà delle nazioni ricche verso quelle povere; denunciava poi la tendenza moderna dell’uomo al solo sviluppo economico e la conseguente sottomissione al consumo.
A partire da Giovanni XXIII, la Chiesa subisce una sorta di evoluzione, aprendosi lentamente verso il mondo, soffermandosi sui problemi dell’umanità e cercando di portare il messaggio del Vangelo tra tutti i popoli, tentando di proporre soluzioni. La religione cattolica assume un carattere universale, misto a tolleranza, solidarietà, difesa dei diritti umani.
- Temi Svolti per la Maturità