Nei primi decenni del Novecento era opinione comune che il sapere umano si sarebbe dilatato in modo infinito, e di conseguenza ci sarebbe stato un crescente benessere mondiale. L’uomo avrebbe dominato incontrastato sulla natura, e lo sviluppo industriale avrebbe reso tutti ricchi. Questo pensiero positivo derivava dal fatto che invenzioni e realizzazioni tecnologiche facevano una continua comparsa tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Basti pensare ai trafori alpini ottenuti dagli esplosivi, le grandi dighe costruite con calcestruzzo precompresso, l’invenzione della lampadina elettrica. Nel 1881 fu costruita la prima centrale elettrica in Inghilterra. Furono inventati il trattore, l’aereo, il treno elettrico, l’elicottero; nel 1884 fu realizzato il motore a benzina, poi quello Diesel, il pneumatico e l’automobile nel 1888. Furono creati il frigorifero, la radio, la fotografia, il cinematografo, il telefono. Tutte queste invenzioni susseguitesi in così poco tempo crearono un grande stupore fra la gente, e di conseguenza pensieri positivi riguardo il futuro.
Per quanto riguarda la fisica, nel XX secolo colui che ha cambiato l’interpretazione nel mondo fisico fu Albert Eistein. Nel 1905 pubblicò tre articoli in cui dimostrava la validità della teoria dei quanti di Planck nell’effetto fotoelettrico dei metalli, esponeva la teoria del moto browniano e quella della relatività speciale, seguita nel 1915 dalla teoria della relatività generale. Queste ultime teorie sconvolsero le precedenti concezioni del tempo, spazio ed energia, e diedero allo scienziato una fama mondiale, soprattutto grazie alle sue qualità umane e pacifiste.
Anche la biologia fece passi da gigante. Già verso la metà dell’Ottocento nacquero i primi fondamenti di embriologia e fisiologia. Nell’ambito della microbiologia Pasteur diede il via alle vaccinazioni. In questo periodo Darwin formulò la teoria dell’evoluzione, che provocò forti critiche e dibattiti, soprattutto in ambiente cattolico.
Nel corso del secolo le scoperte scientifiche sono diventate sempre più incomprensibili e destinate solo ad un gruppo specializzato. Infatti le biotecnologie, il laser, i calcolatori, la virologia e le ricerche sul cancro sono oscuri per la maggior parte della gente. Ciò avviene anche nella tecnologia, infatti chi usa un videogioco, un cellulare, sa come usarli e che sono il prodotto di applicazioni scientifiche, ma non conosce effettivamente il loro funzionamento.
Con l’avvento delle guerre mondiali, l’invenzione delle armi atomiche e le catastrofi ambientali la positività che regnava all’inizio del XX secolo è crollata. Non perché le scienze e le tecnologie siano regredite, anzi le conoscenze sono di gran lunga aumentate, ma perché l’uomo si è reso conto che queste scoperte avrebbero potuto provocare effetti catastrofici. La realizzazione di armi atomiche nel 1945, la costruzione della bomba ad idrogeno e le armi nucleari degli anni Cinquanta resero evidente la possibilità della distruzione del mondo, e quindi provocarono un atteggiamento di forte sospetto nei confronti dei fisici che crearono questi armamenti. Così accadde anche per gli scienziati che realizzarono le armi batteriologiche e chimiche.
Tuttavia le scoperte scientifiche hanno anche portato alla completa sconfitta di grandi epidemie che sconvolsero il pianeta nei secoli passati, ed hanno permesso di vivere nel benessere, accrescendo gli anni di vita dell’uomo e diminuendo la mortalità infantile. Di conseguenza crebbe la popolazione mondiale e la produzione industriale, poiché aumentarono i consumatori. Ma se da un lato aumentò il benessere, con una produzione industriale troppo alta rispetto alla capacità dell’ambiente crebbe il degrado. Ricordiamo per esempio la catastrofe industriale di Cernobyl e il petrolio che ha provocato un grave disastro marittimo.
E’ giusto dunque porre dei limiti alle scienze? Il problema è stato a lungo dibattuto nel corso degli ultimi decenni. Nei lunghi dibattiti di bioetica si è spesso discusso sull’imposizione di limiti alla ricerca, soprattutto riferendosi al fatto che gli scienziati ora sono capaci di manipolare il patrimonio genetico degli embrioni e creare nuovi esseri viventi. Se da un lato ciò porta alla possibilità di trovare cure a malattie ereditarie, dall’altro può provocare la creazione di agenti patogeni utilizzati nelle guerre batteriologiche. Altri propongono una tesi di equilibrio, secondo la quale il ricercatore si propone di avanzare nel campo delle proprie scoperte, ma se queste dovessero risultare pericolose, dovrebbe applicare le proprie conoscenze per evitare i danni, e soprattutto non utilizzare i risultati ottenuti per scopi negativi.
Credo che quest’ultima tesi sia la più appropriata, anche se non tutti gli scienziati hanno una spiccata moralità, e la storia ci porta tanti esempi. Ma d’altro canto l’umanità è volta verso il progresso, ed è giusto che le malattie vengano debellate e che si cerchi di ottenere un benessere sempre maggiore.
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