TIRTEO E LE SUE ELEGIE. Leggi il riassunto sul poeta greco Tirteo e i frammenti delle sue elegie. Su Tirteo, poeta greco vissuto intorno al 640 a.C., abbiamo numerose notizie, ma molte sembrano essere legate più alla leggenda che alla realtà. La tradizione più nota racconta che Sparta, in difficoltà durante la seconda guerra messenica, si rivolse all’oracolo di Delfi. Il dio rispose che le sorti della guerra si sarebbero capovolte solo se avessero chiesto un comandante ad Atene. Gli Spartani fecero quanto detto dall’oracolo, ma gli Ateniesi inviarono loro un maestro di scuola zoppo: Tirteo. Nonostate ciò, Tirteo riuscì con i suoi versi ad incutere un vivo ardore guerriero tra i giovani spartani, i quali riuscirono a sconfiggere i messeni. Secondo molti critici questo aneddoto è frutto della propaganda filoateniese che intendeva screditare la potenza spartana. Ipotesi differenti ci sono anche riguardo la patria di Tirteo: alcuni sostengono che il poeta fosse originario di Mileto, colonia ionica dell’Asia Minore, poiché le sue elegie furono scritte in dialetto ionico; altri invece (ipotesi più verisimile) sostengono che fosse spartano e che avesse deciso di utilizzare un dialetto diverso dal suo perché lo richiedeva il genere letterario. A sostegno di questa tesi concorrono inoltre i numerosi dorismi presenti nel linguaggio di Tirteo.
TIRTEO FRAMMENTI. Gli antichi attribuirono a Tirteo 5 libri di carmi, che contenevano esortazioni e canti di guerra. Sono giunti fino a noi circa 200 versi, insufficienti per comprendere bene i contenuti e lo spirito con cui furono scritti i componimenti. Il contesto fu senz’altro la Sparta del VII secolo a.C., in cui la polis godeva di benessere economico e fioritura culturale. Questa prosperità era stata conquistata dal sacrificio di uomini della generazione di Tirteo, impegnati nelle rivolte della Messenia, ricca regione conquistata da Sparta intorno all’VIII secolo a.C.La perdita di questi territori fu causa di lotte politiche interne, in cui la classe dominante faceva fatica a tenere sotto controllo gli Iloti, gli antichi abitanti del luogo ridotti in schiavitù e costretti a lavorare i campi degli Spartiati. Una simile durezza venne applicata anche nei confronti dei Messeni sconfitti dal re spartano Teopompo. Nei frammenti 6-7 W. Tirteo descrive la condizione disumana degli sconfitti, umiliati a tal punto da dover partecipare per forza al pianto funebre dei loro padroni.
TIRTEO POESIE. La rivolta in Messenia fu allora inevitabile, e Tirteo divenne il poeta vate di questo conflitto lungo e sanguinoso conflitto. Il poeta faceva appello all’ideale del valore militare: Tirteo si rivolgeva a tutti, uomini maturi e giovanissimi, proponendo la gloria della bella morte e l’infamia della fuga (fr. 6-7 D.). L’elegia di Tirteo è dominata dal senso della collettività, ricollegandosi alle difficili condizioni storiche: perdere significa non solo disonore, ma anche privazione dei mezzi di sussistenza. Per evitare la miseria non basta l’eroismo individuale, ma tutti gli uomini validi devono combattere per divendere la comunità. Per dar loro coraggio il poeta non rievoca un passato mitico, ma la storia di Sparta e il suo valoroso passato. L’eroismo è possibile solo a patto di cadere per la patria: la ricchezza, la bellezza, l’eloquenza non servono a nulla se manca la capacità di sopportare la vista del sangue o di combattere contro il nemico (fr. 9 D.). La città intera conferirà l’eternità a chi è morto per la patria, mentre respingerà il vile, codannandolo alla vergogna e al disonore.
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