Interea Messenii, cum virtute non possent, per insidias expugnantur a Lacedaemoniis. Dein, cum per annos octoginta gravia servitutis verbera perpessi essent, post longam poenarum patientiam bellum restauraverunt. Lacedaemonii de belli eventu oraculum Delphis consuluerunt iisque responsum est ut ducem belli ab Atheniensibus peterent. Porro Athenienses, cum quod oraculum fatum erat cognovissent, in contemptum Spartanorum Tyrtaeum, poëtam claudo pede, miserunt, qui tribus proeliis fusus est et tantam desperationem Spartanis adduxit, ut servos suos ad supplementum exercitus manumitterent. Sed reges Lacedaemoniorum, ne contra fortunam pugnando maiora detrimenta civitati infunderent, reducére exercitum statuerunt; at Tyrtaeus carmina qui exercitui composuerat pro contione recitavit, in quibus hortamenta virtutis, damnorum solacia, belli consilia conscripserat. Itaque tantum ardorem militibus iniecit, ut non de salute, sed de sepultura solliciti tesseras cum suis et patrum nominibus dextro bracchio deligarent, ut ex indicio titulorum tradi sepulturae possent. Cum sic animatum reges exercitum viderent, curant rem hostibus nuntiare; Messeniis autem non timorem res, sed aemulationem mutuam dedit. Itaque tanto animo concursum est, ut raro umquam cruentius proelium fuerit. Ad postremum tamen victoriam Lacedaemonii persecuti sunt.
Versione tradotta
Intanto i Messeni, non avendo potuto con il valore, furono sconfitti dagli Spartani con un agguato. Poi, dopo aver sopportato per 80 anni i pesi della schiavitù, dopo una lunga sopportazione di pene, ripresero la guerra. Gli Spartani consultarono l'oracolo di Delfi sull'esito della guerra e a loro fu vaticinato di chiedere un condottiero di guerra agli Ateniesi. Dunque gli Ateniesi, avendo saputo cosa aveva predetto l'oracolo, in disprezzo degli Spartani inviarono Tirteo, poeta zoppo da un piede, che fu sconfitto in tre battaglie e portò tanta disperazione agli Spartani che liberarono i loro servi a rinforzo dell'esercito. Ma i re degli Spartani, per non portare maggiori danni alla città combattendo contro il destino, decisero di ritirare l'esercito; ma Tirteo, che aveva composto carmi per l'esercito, in cui aveva inserito esortazioni al valore, conforti per le perdite, consigli di guerra, li cantò davanti all'assemblea. Così infuse tanto ardore ai soldati che essi, preoccupati non per la salvezza ma per la sepoltura, si legarono al braccio destro cartellini con i loro nomi e dei padri, affinché dall'indizio dei cartellini potessero essere portati alla sepoltura. Quando i re videro l'esercito così motivato, si preoccuparono di dire la cosa ai nemici; ai Messeni la cosa però non diede timore, ma mutua emulazione. Così si combatté con tale impeto che raramente ci fu una battaglia più cruenta. Alla fine, tuttavia, i Lacedemoni conseguirono la vittoria.
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