Tommaso d'Aquino: Essenza di Dio e creazione d - Studentville

Tommaso d'Aquino: Essenza di Dio e creazione d

La prima causa in Tommaso d'Aquino.

Se l’esistenza di Dio ò dimostrabile, l’ essenza di Dio sfugge alla conoscenza umana, sebbene l’uomo possa parlare degli attributi di Dio, anche se in maniera inadeguata. Anche in questo caso, il punto di partenza ò ciò che ò primo per l’uomo, ovvero il mondo dell’esperienza sensibile. L’uomo può riferire a Dio attributi e proprietà  riscontrabili nel mondo sensibile, in particolare nell’uomo stesso, ma soltanto per analogia e mostrando che in Dio essi non possono essere la stessa che nell’uomo. Così, per esempio, quando si attribuiscono a un uomo gli attributi della sapienza o della bellezza, essi risultano qualcosa di distinto dall’essenza dell’uomo. In Dio, invece, tali attributi fanno tutt’uno tra essi e con l’essenza di Dio, ma come ciò sia possibile non può essere pienamente compreso dall’intelletto umano. Dio, infatti, ò assoluta semplicità  ed esclude ogni composizione di materia e forma e ogni distinzione di essenza e di esistenza. Ciò non significa che di Dio si possa parlare solo per negazione, come sostiene la teologia negativa: a proposito di Dio si possono anche formulare affermazioni, per esempio dicendo che Dio ò uno, ò atto puro, immobile e, secondo, il detto biblico “Io sono colui che ò”, ò l’essere sussistente di per sè ( ipsum esse subsistens ); anche queste proposizioni sono costruite in analogia per negazione a partire dal mondo dell’esperienza umana. In tal modo, Tommaso sottolinea i limiti invalicabili della conoscenza umana, quando si tratta dell’essenza di Dio. Così ò in generale per tutti gli articoli di fede, come la Trinità , l’incarnazione di Cristo e la creazione stessa del mondo: la ragione ha soltanto il compito di tentarne un chiarimento e di formulare contro-argomenti rispetto alle obiezioni mosse contro di essi. Le prove dell’esistenza di Dio dimostrano anche che il mondo dipende da Dio. Sul tema della creazione del mondo Tommaso tornò a più riprese, anche nell’ultima fase della sua vita prendendo posizione sulla tesi aristotelica dell’eternità  del mondo ripresa dagli averroismi e rimessa in circolazione a Parigi. Tommaso distingue due aspetti nel problema della creazione: come produzione delle cose dal nulla e dipendenza di tutte le cose da Dio quanto al loro essere, la creazione ò una verità  dimostrabile razionalmente, mentre come inizio delle cose nel tempo essa non ò propriamente dimostrabile, ma si può dimostrare che essa non ò una nozione contraddittoria e, quindi, ò possibile. Per Tommaso Dio non entra a costruire le cose, ma le crea dal nulla, e ciò può essere dimostrato. Anche in questo caso, Tommaso parte dalla considerazione delle cose sensibili: nell’ambito della natura nessun essere nasce totalmente dal nulla, ogni agente naturale ha infatti bisogno di una materia già  esistente su cui operare per generare un altro essere. Esso inoltre ò determinato nel genere e nella specie e pertanto può generare soltanto altri individui simili a lui per genere e specie; così, per esempio, un uomo genera un uomo, non qualsiasi ente e tanto meno dal nulla. Solo un agente totalmente ed esclusivamente in atto può produrre dal nulla l’essere nella sua totalità ; tale ò appunto Dio, atto puro. L’essere di ogni creatura proviene dunque da Dio e soltanto da Dio, e questo non avviene per emanazione attraverso intermediari, come avevano sostenuto i neoplatonici (Plotino in primis) e, sulle loro orme, vari filosofi arabi. La capacità  creatrice non ò comunicabile alle creature: essa infatti richiede un potere infinito per trarre le cose dal nulla, dal momento che la distanza fra non essere e essere ò infinita. Le creature sono invece dotate soltanto di capacità  finite e pertanto non possono creare dal nulla, neppure come intermediari della potenza infinita di Dio. Ma la dottrina dell’emanazione ò anche contraria alla fede, perchè interpreta la derivazione delle cose da Dio come un processo necessario, che non può non avvenire, mentre la creazione ò frutto di libera scelta da parte della volontà  divina. Nelle questioni De potentia Dei, a dimostrazione della creazione dal nulla, Tommaso introduce l’argomentazione che, quando due o più cose hanno qualcosa in comune, deve esserci una causa comune; ma l’essere ò comune a tutte le cose e pertanto non può provenire da una di esse o dal loro rapporto, dal momento che ognuna, in quanto ò, ò separata dall’altra; dunque l’essere, che ò comune a tutte le cose, deve provenire da una causa diversa da esse. La causa dell’essere di tutte le cose ò Dio. Risulta pertanto dimostrato dalla ragione, oltre che creduto per fede, che tutte le cose sono create da Dio. Ma se esse ricevono il loro essere da altro, allora sono create dal nulla e dire che sono create dal nulla equivale a riconoscere la loro contingenza: dunque il mondo ò contingente. Non ò invece dimostrabile, secondo Tommaso nè che il mondo sia eterno nè che esso abbia avuto inizio nel tempo. Contrariamente a quanto sostiene Bonaventura, Tommaso ritiene che sia lecito discutere il problema e che la tesi dell’eternità  del mondo non sia in contrasto con quella della creazione dal nulla di tutte le cose. La nozione di una creazione eterna non ò di per sè contraddittoria, come non lo ò il fatto che una causa possa essere simultanea al suo effetto e quindi una cosa possa essere creata e al tempo stesso eterna. Dal punto di vista della filosofia della natura, proprio di Aristotele, l’eternità  del mondo può anzi essere difesa, e infatti Aristotele aveva argomentato a favore di essa partendo dalla premessa che il moto ò eterno e non se ne può concepire l’inizio, Tommaso ammette che il moto e la generazione non possono aver avuto inizio per moto e per generazione, ma possono averlo avuto per creazione, tuttavia ciò con cui la tesi dell’eternità  del mondo ò in contrasto non ò tanto la ragione, quanto la verità  di fede: il racconto biblico, infatti, rivela che il mondo ha avuto inizio nel tempo. Se l’eternità  del mondo non ò propriamente dimostrabile, neppure la tesi contraria che il mondo ha avuto inizio nel tempo ò, secondo Tommaso, dimostrabile. Per Tommaso ò importante rendersi conto che essa ò soltanto credibile, non dimostrabile, affinchè ” presumendo di poter dimostrare ciò che ò della fede, non vengano adottate ragioni inconsistenti, che offrirebbero motivo di disprezzo a coloro che non credono, in quanto essi penserebbero che sono queste le ragioni per cui noi accettiamo la nostra fede ” ( Summa theologica ). Quel che invece ò possibile, forse, ò controbattere agli argomenti avanzati contro la credenza nell’inizio del mondo nel tempo, mostrandone l’inconsistenza. Uno di questi argomenti ò che il mondo se con la creazione inizia ad esistere, prima della creazione poteva esistere; ora, secondo la dottrina aristotelica la potenzialità  s’identifica con la materia; quindi prima della creazione esisteva materia, ma poichè non può essere materia senza forma, allora, prima della creazione già  esisteva il mondo come composto di materia e forma. Questo ragionamento porta così a concludere che, se il mondo ha inizio nel tempo, il mondo esiste prima di cominciare a esistere, ma ciò ò assurdo, sicchè occorre riconoscere che il mondo non ha inizio nel tempo, ma ò eterno. A questa argomentazione Tommaso risponde che prima della creazione il mondo era possibile, ma solo nel senso che Dio poteva crearlo e che la sua esistenza dipendeva esclusivamente dalla libera volontà  di Dio, non nel senso dell’esistenza di una materia del mondo già  prima della creazione. Nella creazione Dio comunica la sua bontà  ad una molteplicità  d creature,: egli, infatti, cerca esseri simili a sè e quindi dotati anch’essi della capacità  di agire, anche se in maniera meno perfetta. Ciò significa che le cose create da Dio e, quindi, anche le cose naturali hanno la capacità  di agire come cause. Dio non interviene direttamente in tutte le attività  e i processi naturali: la natura, proprio in quanto creata da Dio, ò in grado di produrre autonomamente tutto ciò che avviene nel suo ambito. Se Dio intervenisse direttamente in ogni evento naturale, sarebbe annullata ogni causalità  intrinseca alla natura, Tommaso invece riconosce che nell’ambito della natura operano le cosiddette cause seconde, le quali possono essere studiate attraverso l’osservazione degli effetti che esse regolarmente producono. Entro questo ambito la fisica, o filosofia della natura, ò pertanto autonoma. Tommaso quindi respinge gli argomenti avanzati da pensatori del mondo arabo contro la causalità . Essi avevano sostenuto che quando il fuoco brucia il legno, la causa non ò il fuoco, ma ò Dio stesso, il quale crea il fuoco nel legno, quando le due cose erano in contatto. Per Tommaso ciò ò contrario sia all’esperienza dei sensi, sia alla ragione: con i sensi infatti percepiamo soltanto l’effetto prodotto da un agente (il fuoco) che interviene direttamente; inoltre, la ragione riconosce che la natura non fa nulla invano, mentre se fosse Dio a far bruciare il legno, sarebbe del tutto inutile applicare il fuoco al legno. Ciò non vuol dire tuttavia che la natura sia un dominio totalmente indipendente da Dio, perchè ò Dio che ha conferito agli enti naturali la capacità  di operare come agenti causali. Ma quando si afferma che Dio opera in tutta la natura, ciò non significa che solo Dio agisce, bensì soltanto che Dio ò il principio o causa prima da cui dipendono tutte le attività  della natura. Dio non soltanto fornisce alle cose naturali la capacità  di agire, ma provvede anche a conservare in essa tale capacità  e a cooperare con esse nel momento dell’azione, ma senza sostituirsi alla causalità  naturale.

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