(98-117)
Questi era legato nella Germania Superiore, quando fu adottato, ma non accorse subito a Roma e attese prima a sistemare le difese alle frontiere. Si recò poi nell’Urbe senza alcun sfarzo. Soldato nell’anima, organizzò l’impresa contro i Daci (101-107) che avevano umiliato l’Impero con Domiziano; tra gli anni 114 e 117 iniziò la lotta contro i Parti e costituì le due province di Mesopotamia e di Assiria; conquistato il regno dei Nabatei l’organizzò a provincia d’Arabia, per cui furono sottomesse al controllo di Roma tutte le grandi strade carovaniere che attraverso l’Arabia andavano in Oriente e specialmente in India.
All’interno perfezionò le provvidenze annonarie dì Nerva, mirando a rinnovare la prosperità dell’Italia ripopolandola e proteggendo l’agricoltura. Riordinò le finanze abbandonando il sistema delle continue confische per aumentare le entrate e colmare i deficit. Domiziano aveva istituito dei funzionari per controllare le finanze municipali (curatores); Traiano ne accrebbe il numero, per cui finirono anch’essi col diventare magistrati regolari ponendo fine all’autonomia dei municipi.
Grandiosi lavori pubblici compì a Roma e in Italia, a cominciare dal superbo Foro, sulle cui rovine sorge ancora la colonna che narra la guerra dacica, ma attese anzitutto ai lavori di pubblica utilità come l’assetto delle sponde del Tevere e delle cloache e lo scavo a Ostia di un porto entro terra comunicante col Tevere e col porto di Claudio. Diede molta importanza ai lavori portuali, compiendone a Civitavecchia, Terracina, Ancona e in Sicilia, aprì nuove strade e molte ne restaurò in Italia, tra cui la via Appia, e nelle province. Dopo le vie e i porti ebbero da lui attente cure gli acquedotti, come quello monumentale per l’Acqua Traiana, condotta dal bacino del lago Sabatino (ora di Bracciano) sul Gianicolo; l’altro per l’agro di Centumcellae, quelli di Talamone, di Subiaco e numerosi altri nelle province.
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