UMBERTO BOCCIONI: VITA E OPERE. Umberto Boccioni (1882 – 1916), è il maggior artista del futurismo e uno dei maggiori italiani, malgrado la brevità della vita gli abbia impedito l’approfondimento della propria personalità. Dal 1901, vive a Roma, dove conosce pittori d’avanguardia, come Severini e Balla, e dove ha inizio il suo distacco dalla cultura tradizionale, preferendo apprendere il disegno da un cartellonista piuttosto che nelle scuole d’arte.
Ma ancora più importante è il trasferimento a Milano alla fine del 1907, dove incontra Previati, uno dei maestri del divisionismo e, dopo il lancio del Manifesto futurista ( 9 febbraio 1909), con Marinetti, decidendo, dopo accanite discussioni, di lanciare a sua volta i due Manifesti della pittura futurista insieme a Carrà, Russolo, Balla e Severini. Da questo momento Boccioni diventa uno dei massimi esponenti della nuova corrente.
UMBERTO BOCCIONI: LE OPERE D’ARTE. I suoi inizi sono divisionisti e, del resto, i futuristi ritengono il divisionismo la forza più autenticamente moderna dell’arte italiana. Il divisionismo è lo strumento che pemette a Boccioni, anche più tardi, anche quando sarà totalmente futurista, di frammentare e di renderne perciò il moto continuo. Ma anche nelle opere più divisioniste, precedenti la stesura dei Manifesti, non soltanto la pennellata veloce, a strisce liberamente accostate, a tocchi cromatici, rende il pulviscolo atmosferico, e quindi la complementarità dell’oggetto e dello spazio che sarà una sua costante ricerca, ma compare anche la tematica del lavoro visto non tanto per le sue implicazioni sociali, quanto come mezzo per la trasformazione della città e della natura, come elemento propulsore della vita moderna.
- Nell’Autoritratto (1908) per esempio, il busto, leggermente inclinato e mosso, è spostato di lato così da lasciar apparire, sulla sinistra, la città in periferia con le case in costruzione e, più lontano, un prato verde, destinato, di lì a poco, ad essere coperto da nuovi edifici. Il punto di vista è rialzato e la prospettiva è obliqua per dar luogo a un moto ruotante sul perno costituito dall’uomo, il cui sguardo, intensamente profondo, è il punto focale della composizione.
- L’opera La città che sale (1910), è il frammento di una visione che prosegue oltre i limiti della cornice, la visione di un moto vorticoso inarrestabile, con linee-forza pluridirezionali, siano quelle costituite dall’accostamento di vivi colori, o quelle geometriche della prospettiva con convergenza veloce a destra, o ancora le verticali dei pali nel cantiere edile sul fondo. È una tipica tesi futurista che qui trova la sua realizzazione artistica: la vita pulsa attorno a noi, ne facciamo parte integrante non come spettatori ma come attori, non esiste la possibilità di focalizzare un oggetto fissandolo isolatamente perché, contemporaneamente noi percepiamo tutto il complesso e tumultuoso ambiente di cui esso fa parte.
- Possiamo ricordare altri famosissimi quadri come Visioni simultanee, in cui tutto è frenetico e febbrile. Lo stato d’animo è dunque il fulcro della concezione boccioniana: Stati d’animo, infatti è il titolo che l’autore dà ad alcune serie di quadri. Come la serie Quelli che vanno, Quelli che restano.
- La stessa simultaneità di vedute, la stessa compenetrazione di piani, la stessa intersezione globale nello spazio, la troviamo anche nelle sculture boccioniane. L’opera più compiuta è Forme uniche della continuità nello spazio. Il significato dell’opera è racchiuso nel titolo dell’opera: la forma umana, in movimento veloce, mentre già ha raggiunto una posizione e si accinge a procedere oltre, è in qualche modo ancora presente nello spazio precedente, perché nella nostra retina restano immagini e soprattutto perché il moto è continuo e noi lo percepiamo in sintesi. Per questo Boccioni respinge anche il parallelo con la cinematografia; questa raggiunge l’apparenza di moto con la proiezione rapida e consecutiva di immagini immobili e diverse; il futurismo, invece dice Boccioni, ricerca una forma unica che sostituisca al vecchio concetto di divisione, il nuovo concetto di continuità.
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- Storia dell’arte - Dal Settecento all'Età Contemporanea