Bruttii et Lucani ingentibus viribus Thurios oppugnabant ut eos caperent. Fabricius Luscinus consul praecipuo studio oppidanis auxilium portavit. Belli fortuna anceps erat. Quod Romani copiis equestribus carebant, ad hostium castra non accesserunt neque proelium commissum est. Ex improviso iuvenis, nobili gravitate et singulari magnitudine, Romanorum animos ad virtutem excitavit; scalas arripiens ad hostium castra appropinquavit et vallum ascendit. Deinde ingenti voce clamitans nostros traxit ut aliena castra caperent. Nam Romani se confirmaverunt et brevi tempore hostes prostrati sunt et ceciderunt. Post victoriam consul coronam vallarem audaci iuveni proposuit, at is non repertus est. Tum consul et milites eum agnoverunt Martem, populi Romani patrem. Supplicatio igitur magna omnium laetitia Marti edicta est.
Versione tradotta
I Bruzii ed i Lucani attaccavano Turi con ingenti forze armate per impossessarsene. Il console Fabrizio Luscino portò aiuto ai cittadini con particolare zelo. L'esito della guerra era incerto. Dato che i Romani mancavano di truppe equestri, non si avvicinavano al campo dei nemici e non si compiva la battaglia. All'improvviso un giovane, d'illustre valore e di singolare grandezza, incalzò gli animi dei Romani alla virtù; prendendo una scala si avvicinò al campo dei nemici e scalò la trincea. Poi gridando a gran voce trascinò i nostri a prendere il campo nemico. Infatti i romani si rianimarono ed in breve tempo i nemici furono gettati a terra e morirono. Dopo la vittoria il console offrì la corona vallare al giovane coraggioso, ma egli non fu ritrovato. Allora il console ed i soldati compresero che lui era Marte, il protettore del popolo Romano.
Perciò fu indetta una preghiera pubblica con grande gioia di tutti per Marte.
- Letteratura Latina
- La Lingua delle Radici 1
- Versioni dai Libri di Esercizi