Caesar venit magnis itineribus in Nerviorum fines. Ibi ex captivis cognoscit obsidionem contra castra Ciceronis adhuc geri atque summon in peri**** rem esse,multis defensoribus interfectis et vulneratis. Tum uni ex equitibus Gallis magni praemiis persuadet(=convince a persuadet regge dativo uni) ut ad Ciceronem epistulam devehat.Hanc Graecis conscriptam litteris mittit,ne,illa intercepta,ab hostius consilia detegantur. Si adire non possit (=qualora non potesse avvicinarsi),monet autem ut tragulam cum epistula, ad ammentum deligata, intra munitionea castrorum abiciat.In illa scribit se cum legionibus celeriter venturum et incitat ut pristinam virtutem retineant. Gallus,periculum veritus(=temendo), tragulam mittit,ut (=come)erat praeceptum. Haec vero ad turrim adhaesit neque a nostris biduo animadversa est: tandem tertio die a milite casu conspicitur et dempta ad Ciceronem traditur. Ille in conventu militum eam recitat et summam excitat laetitiam in omnibus.
Versione tradotta
Cesare venne con grandi viaggi nei confini dei Nervii. Là venne a sapere dai nemici che fino a quel momento è fatto un assedio contro l'accampamento di Cicerone e che la situazione è in grande pericolo, uccisi e feriti molti difensori.
Allora convince con grandi doni uno dei cavalieri tra i Galli a mandare una missiva a Cicerone. Manda questa scritta con lettere greche, affinchè, scoperta quella, non siano scoperte dai nemici le decisioni. Qualora non potesse avvicinarsi, esorterebbe poi a gettare dentro la fortificazione dell'accampamento una tragula con la lettera, legata alla cinghia. In quella scrisse che lui celermente sarebbe venuto con le legioni e incita e ritornare all'antica virtù.
Gallo, temendo il pericolo, manda una tragula, come era comandato. Questa in verità si accosta alla torre e in due giorni non fu vista dai nostri. Infine la terza volta un giorno è vista per caso da un soldato e, sottratta, è portata a Cicerone. Questo la legge nell'assemblea dei soldati e destra somma gioia in tutti ciao ciao
- Letteratura Latina
- De Bello Gallico di Giulio Cesare
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