Un viaggio… burrascoso - Studentville

Un viaggio… burrascoso

Dignum memoratu est Lichae navis naufragium, in quo et nos implicati sumus. Dum verba facimus et piscibus vescimur, inhorruit mare, nubesque undique adductae obruerunt tenebris diem. Discurrunt nautae ad officia trepidantes, velaque tempestati subducunt. Sed iam vehementes fluctus ventus impulerat, et gubernator, captus pavore, vociferabatur: quo destinaret cursum? quamve spem in salute haberent? Ipse Lichas gubernaculo potitus est. Siciliam modo ventus dabat, saepissime Aquilo convertebat huc illuc obnoxiam ratem, et quod omnibus procellis periculosius erat, tam spissae repente tenebrae lucem suppresserant, ut ne proram quidem totam gubernator videret. Itaque pernicies postquam manifesta convaluit, Lichas trepidans ad me supinas porrigit manus et illum quidem vociferantem in mare ventus excussit, et infesto gurgite procella circumegit atque hausit. Non dubito quin Tryphaena, prope iam exanimata, eodem modo perisset, nisi fidelissimi rapuissent servi qui eam, scaphae impositam cum maxima sarcinarum parte, abduxerunt certissimae morti. At nos salvi fuimus et bona valetudine utimur.

Versione tradotta

È degno di essere ricordato anche il naufragio della nave di Lica, nel quale anche noi siamo stati coinvolti. Mentre discutevamo (verba facimus) e ci nutrivamo (facimus e vescimur sono presenti giustificati da dum, ma si devono rendere al passato) di pesci, il mare si increspò e le nubi, raccolte da ogni parte, avvolsero di tenebre il giorno. I marinai in allarme (trepidantes) si precipitano ai posti di manovra (officia) e dinanzi alla tempesta ammainano le vele. Ma ormai il vento sospingeva (lett. aveva sospinto) i flutti impetuosi e il timoniere, preso dal panico, gridava a gran voce; dove avrebbe diretto la rotta? O quale speranza di salvezza avrebbero avuto? Lo stesso Lica prese il (lett. s’impadronì del) timone. A volte il vento portava alla Sicilia, ma più spesso l’Aquilone sballottava qua e là la nave sventurata e, cosa che era più pericolosa di tutte le tempeste, tenebre così dense avevano cancellato ad un tratto la luce che il timoniere non vedeva neppure l’intera prora. Pertanto, dopo che il disastro si profilò come evidente (= l’uragano arrivò al massimo della sua intensità), Lica, tremante, protese verso di me le mani supine, (ma) il vento lo sbalzò in mare mentre implorava e la tempesta lo avvolse e lo inghiottì in un gorgo furioso. Non dubito che Trifena, già quasi esanime, sarebbe morta allo stesso modo se non l’avessero strappata (alle onde) dei servi che, postala su una scialuppa con la maggior parte dei bagagli, la sottrassero a una morte più che sicura. Ma noi ci siamo salvati (più lett. fummo salvi) e godiamo di buona salute.

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