Cornelia Scipionis Africani, qui Hannibale apud Zamam profligato Carthaginiensium potentiam prostravit, filia fuit et Sempronio Graccho, viro antiqua severitate et magno erga plebem studio, nupsit[1]. Post immaturam coniugis mortem, qui filiam et duos filios. Tiberium et Gaium, ei reliquerat, ipsa filios in gremio[2] educavit, eorum mentes omnibus liberalibus disciplinis et animos maximis virtutibus ornavit. Cum olim Campana matrona armillas et gemmas, ornamenta sua, ei ostenderet, Cornelia liberos gloriosae mulieri exhibuit et: “Haec – inquit (“disse”) – sunt ornamenta mea”. Tamen nimis superba et dura se praebuit. Nam filiorum ambitionem excitavit et post luctuosam eotum mortem, placide et sine lacrimis dictitabat: “Se ac vitam suam pro felicitate plebis devoverunt”.
Versione tradotta
Cornelia fu figlia di Scipione l'Africano, che vinto Annibale presso Zama (prostravit) la potenza dei Cartaginesi e fu moglie di Sempronio Gracco, uomo di antica severità e di grande interesse verso la plebe. Dopo l'immatura morte del coniuge, dal quale (ebbe) una figlia e due figli. Lei educò in grembo i figli Tiberio e Gracco, che gli aveva lasciato, ornò le loro menti a tutte le discipline liberali e gli animi alle massime virtù. Avendo a quella la matrona Campana mostrato i braccialetti e le gemme e i suoi ornamenti, Cornelia presentò i figli alla gloriosa donna e : Queste cose - disse - sono i miei ornamenti" Tuttavia si mostrò con eccessiva superbia e durezza. Infatti eccitò l'ambizione dei figli e dopo la morte luttuosa (eotum), diceva tranquillamente e senza lacrime:" Offrirono loro stessi e la loro vita per la felicità della plebe".
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