BEPPE FENOGLIO: la vita e le opere
Beppe Fenoglio nasce ad Alba il 1° marzo 1922 e trascorre l’infanzia nella città natale, con vagabondaggi nelle Langhe. Nel 1940 frequenta il liceo di Alba dove l’incontro con due insegnanti d’eccezione, entrambi antifascisti e poi combattenti partigiani, avrà un ruolo determinante nella decisione presa dopo l’8 settembre 1943 di partecipare alla Resistenza armata. Ritornato fortunosamente ad Alba da Roma, dove si trovava come ufficiale, Fenoglio si arruola per un breve periodo nei gruppi partigiani comunisti “Brigate Garibaldi” (i rossi), poi entra, rimanendovi fino alla fine della guerra, nelle formazioni autonome composte da cattolici, socialisti, repubblicani, liberali (gli azzurri). .
Finita la guerra Fenoglio si trova di fronte alla necessità di trovarsi un lavoro e viene impiegato per la corrispondenza con l’estero in un’azienda vinicola che gli consentirà una certa libertà d’azione e soprattutto la possibilità di dedicare parte del suo tempo all’attività di scrittore.
Nel 1951 Fenoglio porta a termine “La paga del sabato”, romanzo che gli viene rifiutato e che uscirà postumo nel 1969. Nel 1952 pubblica il suo primo libro per l’editore Einaudi, “I ventitre giorni della città di Alba” e comincia presumibilmente la stesura de “Il partigiano Johnny” che uscirà postumo nel 1968. Nel 1954 pubblica con Einaudi “La malora” seguono poi “Primavera di bellezza” e “Un giorno di fuoco” (1959).
Nel 1960 Fenoglio vince il Premio Prato, premio interamente dedicato alla narrativa della Resistenza e che lo vedrà nuovamente vincitore, alla memoria, nel 1968 con il romanzo “Il partigiano Johnny”. Muore nella notte del 17 febbraio 1963.
Tutta l’opera di Fenoglio é imperniata su due grandi temi narrativi: l’ambiente contadino delle Langhe, la guerra partigiana e il successo arriverà solo dopo la morte.
Nei testi di tema “langarolo” (oltre a sei dei racconti de “I ventitre giorni della città di Alba”, il romanzo breve “La malora” e la raccolta “Un giorno di fuoco”), il mondo della campagna non é contrapposto alla città ma é descritto con fermezza nella sua condizione immutabile di miseria, violenza, disperazione.
In Milton sono chiare proiezioni dell’autore: antifascista d’istinto, studente universitario, arruolato nelle formazioni partigiane “azzurre”, imbevuto di cultura inglese. Nei romanzi di Fenoglio manca ogni intento celebrativo della Resistenza e la guerra civile é descritta come un racconto epico in cui i protagonisti sono eroi classici.
GENERE
Romanzo
TIPOLOGIA
Questo racconto ha una caratteristica che sempre si ritrova analizzando ogni aspetto dalla lingua alla psicologia dei personaggi, dal contesto alle descrizioni paesaggistiche: il ritmo binario. Le stesse tipologie di romanzo che ritroviamo in “Una questione privata” sono due a seconda se consideriamo l’interiorità del protagonista (Milton) o le vicende che accadono attorno a lui. Dal primo punto di vista il romanzo assume le caratteristiche di un romanzo di carattere, basato sull’analisi del personaggio, mentre se poniamo l’attenzione sull’ambiente che circonda Milton, il racconto, corredato da numerosi flash-back e pause narrative, diventa quasi un romanzo storico, un quadro della guerra partigiana nelle Langhe. Se poi poniamo la nostra attenzione all’evolversi delle vicende in relazione alla mentalità di Milton, l’opera fenogliana assume l’aspetto di un vero romanzo di formazione. Il personaggio cerca di liberarsi dai vincoli che la sua fervida mente di intellettuale gli aveva imposto.
DIVERSITÀ DA ALTRI ROMANZI
Questo romanzo è stato pubblicato dopo la morte dell’autore, nel 1963 con un titolo apocrifo dato da Calvino. E’ molto difficile ricostruire le fasi della lavorazione di quest’opera e tutto ciò che conosciamo lo dobbiamo alle lettere della fitta corrispondenza tra Fenoglio, Garzanti e lo stesso Calvino.
Fu proprio quest’ultimo che più di tutti conosceva le intenzioni dell’autore ormai morto per un tumore ai polmoni, e a mettere questo titolo all’opera che fu ritrovata fortuitamente nell’archivio di Fenoglio da Lorenzo Mondo, il titolo deriva dall’affermazione che Milton fa nel cap. XI “Vengo da Santo Stefano, per una cosa mia privata”. Alcuni critici sostengono che Calvino abbia introdotto la parola “questione” nel senso latino del termine, cioè come continua interrogazione di Milton su se stesso. Ad una prima pubblicazione nel ’63 seguì una edizione critica dell’opera nel ’78 con il titolo di “Frammenti di un romanzo” (libro chiamato dall’editore nel più comodo titolo di “Imboscata”). L’esigenza della pubblicazione di una critica nasce dal fatto che essendo postuma, l’opera non voleva essere pubblicata in queste vesti dall’autore che ne fece già a suo tempo due versioni, diverse per il ruolo che riveste in esse la vicenda amorosa di Milton e Fulvia.
TRAMA
Milton ha ventidue anni ed è partigiano sulle Langhe, è un abile combattente ma anche un pensieroso e profondo studente che si trovava in una situazione di difficile gestione, a diretto contatto con le atrocità di una guerra fratricida e immerso nel mondo crudo e essenziale dei partigiani, legati da un profondo senso di cameratismo e fraternalismo. Sono ormai due anni che Milton presta servizio volontario tra i partigiani “azzurri”, ha lasciato alle spalle gli studi, la famiglia, l’amore per affrontare questa difficile esperienza. In particolare ha lasciato Fulvia, ragazza che gli aveva fatto conoscere l’eterno amico Giorgio, per la quale Milton nutriva un grande amore, non però totalmente corrisposto da lei che lo amava solamente per le sue straordinarie lettere d’amore. Un giorno, durante una importante spedizione, Milton si ritrova nella villa abbandonata dove viveva Fulvia, lì la custode insinuerà nella sua mente il dubbio che Giorgio l’aveva tradito andando con la sua ragazza. “Una questione privata” nasce da questa preoccupata confessione della custode e governante della villa, Milton sente di dover sapere la verità fino ad allora ignorata su Giorgio e su Fulvia.
Naturalmente per sapere, avrebbe dovuto parlare con Giorgio, partigiano a Mango in un reparto poco lontano dal suo. Milton già immagina una soluzione del suo interrogativo, ma giunto a Mango, tra la nebbia e le nuvole, sente che Giorgio è fuori in missione e vedendo poi tornare solo i suoi compagni capisce che il suo amico era stato catturato dai fascisti. Ostinato nella sua ricerca, Milton decide di fare a sua volta prigioniero un fascista per scambiarlo con Giorgio, così da poter parlare con lui e finalmente sapere. Catturato un sergente fascista della divisione San Marco nella vicina cittadina di Canelli, Milton prende a sospingerlo per i sentieri con la pistola puntata nella schiena, verso la zona controllata dai partigiani per organizzare lo scambio; ma il prigioniero tenta una folle fuga e Milton è costretto a sparargli e ad ucciderlo. Il fallimento della temeraria impresa non riduce però la volontà di Milton di trovare una soluzione al suo problema. La marcia ossessionata del protagonista riprende, è indirizzata ora di nuovo alla villa di Fuilvia: quella verità che ormai Giorgio non gli potrà più rivelare forse la apprenderà dalla custode. Milton marcia verso la villa di Fulvia,ma è sorpreso da un reparto fascista e tra gli spari dei mitra e dei moschetti, scappa e si nasconde nei ripari offerti dalla natura e …
…Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò.
STRUTTURA
Cap. 1 2 3 – Milton rivisita la casa di Fulvia, la vecchia custode insinua nella sua mente il sospetto che tra Fulvia e Giorgio ci fosse stata una relazione amorosa. Milton parte alla ricerca dell’amico Giorgio per sapere…
Cap. 4 5 6 – Milton arriva a Mango ma Giorgio non c’è era stato catturato dai fascisti. Flashback della giornata di Giorgio con i partigiani.
Cap. 7 8 9 10 – Milton va alla ricerca di un prigioniero da scambiare e riesce a catturare un sergente fascista, ma in uno scatto nervoso, mentre tenta la fuga lo uccide. Flash-back della battaglia di Verduno.
Cap. 11 12 13 – Milton ritorna alla casa di Fulvia, sorpreso da una pattuglia nemica, inizia una folle corsa che termina in un fitto bosco. Flash back della maestrina fascista.
NARRATORE
La vicenda è narrata in terza persona da un narratore esterno, che tuttavia non è onnisciente in quanto si limita a raccontare le azioni e a descrivere i personaggi, non esplicita la propria presenza e non esprime giudizi personali. Pur essendo il narratore esterno, il suo punto di vista coincide per tutta la vicenda con il punto di vista di Milton, la focalizzazione è quindi interna, gli occhi del narratore sono in realtà gli occhi di Milton. Nel corso del romanzo la narrazione procede su due piani alternati: nel presente, quando si raccontano le vicende che stanno accadendo; nel passato con il continuo recupero nella memoria delle esperienze vissute con Fulvia, brevi episodi, frasi, ricordi sfuocati che sembrano tormentare Milton come in una continua allucinazione.
PROTAGONISTA
“…Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la
pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo
cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai
lati della bocca due forti pieghe amare, e la fronte profonda-
mente incisa per l’abitudine di stare quasi di continuo aggrot-
tato. I capelli erano castani, ma mesi di pioggia e di polvere li
avevano ridotti alla più vile gradazione di biondo. All’attivo
aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, che la
ragazza meno favorevole avrebbe giudicato più che notevoli.
Aveva gambe lunghe e magre, cavalline, che gli consentivano
un passo esteso, rapido e composto…”
Così Fenoglio ci presenta direttamente il protagonista del romanzo, un brutto, e il suo pregio è negli occhi, ansiosi, duri, un po’ tristi “ ….la ragazza meno favorevole li avrebbe giudicati notevoli…”. I suoi occhi sono il riflesso della sua interiorità che è quindi bella e profonda. Questa è forse una descrizione organizzativa, in poche battute ci anticipa l’essenza del romanzo e ce ne fornisce una chiave di lettura.
Milton ha ventidue anni, è da due anni nell’U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) e fa parte della schiera di partigiani detti “azzurri” o “badogliani”, ha frequentato l’università, ama la cultura e la lingua inglese (aspetti molti autobiografici), il suo nome è un nome di battaglia ed è dovuto alla simpatia nutrita dall’autore per John Milton, poeta seicentesco seguace di Oliver Cromwell.
Il suo ritratto psicologico ci è fornito lungo tutto il corso del romanzo, durante il viaggio della sua mente tra ricordi. Ogni decisione che egli prende tende a ribaltare le convenzioni, Milton si rende così inspiegabile agli occhi di tutti “…Io non so cosa gli sia preso, che cosa abbia visto o sentito in quella casa…è sicuro che è una cosa della vita di prima…le cose di prima a dopo, a dopo!…”. Il suo è un viaggio angoscioso della mente nel passato, sente di aver perso un amore che forse non aveva mai avuto, la sua è una dimensione totalmente platonica. Milton è consapevole della sua mancanza di bellezza “…sedeva scomodo…i pugni serrati nelle tasche per mascherare la piattezza delle cosce…con in fondo a una tasca un foglietto con una versione di una poesia”, per questo fonda la sua relazione con Fulvia sulle lettere che sapeva scrivere magistralmente. Il suo viaggio è un continuo dialogo implicito con la natura che o gli è avversa o esplicita i suoi sentimenti, le avversità naturali sono l’equivalente del suo stato d’animo. Si potrebbe scrivere molto di più su questo personaggio, ma io voglio sottolineare un particolare che mi ha colpito: la ripetuta associazione tra Milton e il cane. Questa identificazione animale avviene in tre punti, nei capitoli VII, VIII, IX.
Nel settimo capitolo Milton è scosso dal continuo abbaiare di un cane e la vecchia dalla quale è ospitato gli dice: “Fa così non perché ci sia pericolo, ma perché ce l’ha con se stesso”. Nel nono capitolo dopo aver catturato il sergente fascista, Milton sente un cane che abbaia “ …d’allegria …”. Nell’ottavo capitolo durante il dialogo con la contadina la similitudine è esplicitata: “ma non te lo butterò come a un cane, tu non sei un cane”. Il continuo paragone implicito ed esplicito serve forse a farci immaginare Milton che fedele al suo padrone (Fulvia, Giorgio o il suo dubbio? ) sarebbe pronto a sacrificarsi per lui.
PERSONAGGI
Due sono i più importanti personaggi secondari che incontriamo: Fulvia, l’amore di Milton, e Giorgio, il miglior amico del protagonista. Entrambi i personaggi vivono nel racconto attraverso i pensieri di Milton, Fulvia la conosciamo solo dal punto di vista del protagonista, di Giorgio abbiamo anche alcuni tratti descritti dai compagni partigiani; quindi, parlare di questi personaggi, significa soprattutto analizzarne il rapporto con Milton.
Fulvia – Così Giorgio presenta Fulvia a Milton: “Questa è Fulvia. Sedici anni. Sfollata da Torino per fifa dei bombardamenti aerei…Fulvia, questo è un dio inglese”, tuttavia davanti a Milton la reazione della ragazza non lascia spazio ad equivoci: “…quello poteva essere tutto tranne che un dio..”. E’ una descrizione telegrafica, sommaria, più che la persona si descrive la condizione di Fulvia che subito riconosce in Milton un …brutto. Dell’aspetto fisico di Fulvia conosciamo solo gli occhi che erano di un caldo colore nocciola pagliettati d’oro, mentre per la custode della casa era una ragazza cara, impulsiva e un po’ capricciosa; Fulvia era molto bella e la sua bellezza aveva sempre addolorato Milton che si sentiva poco attraente e interessante.Questa ragazza è in verità descritta come una spensierata fanciulla ancora quasi bambina, attratta dalle parole di Milton, dalle sue lettere e non dalla sua persona, il suo linguaggio è iperbolico e affettato e riflette la civetteria e la distanza da quello di Milton, molto più intellettuale. Che Fulvia ami le parole di Milton lo dimostra il fatto che tutti i rapporti tra i due sono filtrati attraverso i segni della letteratura, dalla piccola canzone “Over the rainbow”, ai grandi romanzi volutamente lasciati nella villa da Fulvia. Le differenze e le incompatibilità tra questi due personaggi sono molte e ce le dice la stessa Fulvia nel secondo capitolo “…basta, le tue parole servono solo a farmi piangere. Sei cattivo…sei triste…sei tetro…sei brutto io sono bella e allegra…sei un ippopotamo…un ippopotamo magro…”.
Questo che abbiamo descritto è l’amore inesistente tra Fulvia e Milton che però diventa per quest’ultimo l’unica speranza di salvezza: “Io ho l’anima di Fulvia…lo so, lo credo, se cessassi di crederlo sarei morto…”. Fulvia diventa quasi come una dantesca donna dello schermo, un pannello che separa Milton dalla completa nullità.
Giorgio – Se i primi capitoli sono dedicati al recupero nella mente di Milton dei ricordi di Fulvia, i tre seguenti sono invece incentrati sul personaggio di Giorgio. “…Giorgio era il più bel ragazzo di Alba ed anche il più ricco…nessuna ragazza di Alba era in condizioni di far da pendant a Giorgio Clerici. Arrivò da Torino Fulvia e la coppia perfetta fu formata. Lui era biondo miele, lei bruna mogano…”. Da subito Giorgio è identificato come il personaggio speculare di Fulvia e opposto a Milton che era brutto e povero. Il protagonista non odia Giorgio, anzi più volte viene ribadito il concetto che ”sono nati insieme” e vengono ricordati i momenti vissuti assieme, Milton cerca semplicemente una verità e crede che Giorgio abbia potuto tradire un’amicizia distruggendo un legame sul quale Milton fondava tutta la sua esistenza. Giorgio descritto dai partigiani è Giorgio-il-bello, Giorgio-pigiama-di-seta, che ricco e distinto non sentiva il cameratismo e preferiva restare solo “…Giorgio pareva sopportare solo Milton, coabitava solo con Milton…”, poteva forse averlo tradito?
TEMPO
Il tempo della storia, desumibile dai riferimenti impliciti nel testo è di quattro giorni, probabilmente nel novembre del 1944.
Le sequenze di pura narrazione si intrecciano con parti riflessive e descrittive creando un cocktail equilibrato. Il tempo del racconto è maggiore del tempo della storia e quindi la narrazione ha soprattutto caratteristiche d’analisi. La fabula e l’intreccio coincidono per quanto riguarda la vicenda principale del viaggio di Milton, ma l’azione viene continuamente rallentata da flash-back che hanno funzioni diverse. Alcuni come il racconto della maestra fascista (cap. II) o il racconto della battaglia di Verduno combattuta con Hombre (cap. VIII) servono a dipingere il quadro della resistenza sotto diverse prospettive, soprattutto quelle sociali, altri come i più frequenti ricordi di Fulvia ci fanno conoscere il personaggio femminile e recuperano la storia d’amore di Milton.
LUOGHI
Le vicende si svolgono sulle Langhe piemontesi in un territorio collinare delimitato da tre paesini: Treviso, sede della divisione partigiana di Milton, Mango, dove invece prestava servizio Giorgio, e Canelli dove si trovava la divisione fascista di S. Marco. conoscenza dei luoghi e delle loro caratteristiche, sono infatti questi luoghi natali dell’autore, paesaggi che Fenoglio amava molto e conosceva fin nel minimo dettaglio grazie anche alla sua stessa esperienza partigiana vissuta proprio in quei posti.
Per tutto il corso del romanzo, il paesaggio e in particolare gli avvenimenti atmosferici coincidono con gli stati d’animo del protagonista. Le colline “teatro del suo amore” (cap.IV) da luogo idilliaco e surreale si trasformano e mostrano aspetti tremendi, paurosi, oppressivi. Nei primi capitoli è il cielo a svolgere la funzione di fornire prolessi implicite, quasi a predire un futuro difficile, alle “nuvolette candide” seguono infatti le “nubi nerastre” ( cap. II), mentre nella successiva macro sequenza narrativa sarà la nebbia a far da padrona. Si presenterà sotto varie forme, metafore e similitudini, continuamente ripetute con un che di assillante: nebbia, nebbione, mare di latte che impedirà ogni attività, come una presenza mistica toglierà lo sguardo degli uomini dal mondo circostante per obbligarli a guardarsi dentro. Quando se ne andrà non ne resterà che “ qualche francobollo appiccicato sulla fronte delle colline” (cap. VI) e si porterà via con sé il povero Giorgio. Durante tutta la ricerca di un prigioniero, mentre Milton vagabonda per le Langhe ovunque sarà sottolineato il fango che pian piano arriva a ricoprire l’intero suo corpo. “ Il suo tacco apriva nel fango piaghe lunghe, profonde e lustre” ( cap. VI), ma in realtà le piaghe si aprivano nella sua stessa coscienza, il fango, così come altre aspetti del paesaggio, rappresentano lo stato d’animo del protagonista. Questa attenzione al paesaggio come espressione di Milton è dovuto forse al ruolo che le condizioni atmosferiche avevano nella vita dei partigiani. Secondo me il paesaggio in “ Una questione privata”, esterna l’anima del protagonista, la sua anima non è più in lui, ma lui, e noi con lui siamo immersi nella sua anima paesaggistica.
STILE
“La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di pensosi rifacimenti” disse Fenoglio e questo ci basti a capire come il suo lavoro fu attento e scrupoloso anche e specialmente per quanto riguarda l’aspetto linguistico. Come sappiamo Fenoglio amava molto la lingua e la letteratura inglese tanto che un suo scritto “Primavera di Bellezza” fu concepito e steso in lingua inglese. L’autore era talmente affascinato dalla sinteticità espressiva di quella lingua che nel suo stile risulta evidente un tentativo di astrazione e di massima concentrazione di significato nel minimo significante. Sono così spiegate alcune costruzioni sintattiche anomale come la funzione avverbiale spesso attribuita agli aggettivi (il vento tirava dalla direzione di Alba ampio, basso e teso cap. III ; fumando accelerato….si arrestò netto cap. III; così saliva curvo e lento cap. IX) e l’uso transitivo di verbi intransitivi (scattava di lato la testa cap.II). Troviamo spesso anche aggettivi usati impropriamente, qualità umane vengono attribuite a cose e viceversa (case mute, notte incarnita) per creare una metafora immediata e sintetica, ma molto efficace.
La passione per l’inglese è ben riscontrabile anche in altre occasioni: negli improbabili neologismi dei partigiani “fottuted boys”, nelle ostentate frasi di Fulvia “he dances divinely” e nella canzone che fa da sfondo alla vicenda “Over the Rainbow” che è probabilmente un rimando al titolo pensato da Fenoglio per il romanzo (Lontano dietro le nuvole), ma già scartato dall’editore.
Lo stile dell’autore è molto versatile, spesso parole colte si incontrano e scontrano con altre più dialettali, ma è sempre evidente una sistematica attenzione per chi parla, perché le parole siano in accordo con il suo stato sociale. Così impariamo il gergo dei partigiani “beccare-scorciare-pompare” e li sentiamo bestemmiare senza riserva, oppure ridiamo dell’eccessiva civetteria nelle parole di Fulvia “gloriosamente-è un dio-meravigliosamente”. Quando invece parlano i contadini ricorrono paragoni e termini di riferimento tratti dalla realtà di ogni giorno: paragoni con il mondo animale (potevano sparagli come a una lepre, scendevano come bisce) oppure espressioni proverbiali (sicuro come la morte).
CONTESTO
Così scrisse Calvino a proposito di “Una questione privata”: “Fu il più solitario di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato. Il libro che la nostra generazione voleva fare adesso c’è, e il nostro lavoro ha coronato un sogno, e noi solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che una stagione è compiuta…c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente nella memoria fedele.”
Fenoglio stesso definì questo racconto “un intreccio romantico non sullo sfondo della storia, ma nel fitto della guerra: la liricità del nucleo centrale è esaltata dallo sfondo epico, e l’alternarsi delle vicende reali con quelle solo rievocate e sognate è elemento determinante del romanzo.” Il contesto è quello della guerra partigiana combattuta sulle Langhe che Fenoglio conosceva molto bene per avervi partecipato in prima persona. Il romanzo è quindi per questo aspetto autobiografico, l’autore rivive quei momenti della sua vita durante i quali testimoni ci raccontano, usava segnare appunti su un piccolo taccuino. La resistenza è rappresentata essenzialmente da tre punti di vista: Milton, i partigiani ed i contadini.
Attraverso gli occhi di Milton ed i suoi discorsi con i compagni veniamo a conoscenza del mondo partigiano, le sue gerarchie, il suo gergo, le sue attività, la brutalità dei fascisti e delle loro esecuzioni (cap. XXII l’uccisione di Riccio), conosciamo la divisione e i dissidi tra “rossi” e “azzurri”, vediamo le cattive condizioni di vita dei partigiani (fango, malattie, scabbia).
Conosciamo il Duce Mussolini durante un battibecco tra un fascista e un partigiano: “ Il tuo duce è un gran vigliacco – il Duce è un grandissimo eroe” (cap. VII- si noti l’uso della maiuscola da parte del fascista); conosciamo la brutalità della guerra e la rassegnazione davanti ad essa : “questa guerra non la si può fare che così. E poi non siamo noi che comandiamo lei, ma è lei che comanda noi”. I partigiani ci raccontano l’universo della resistenza anche attraverso i flash-back che ci presentano situazioni caratteristiche del tempo e rallentano il ritmo del romanzo utilizzando anche la tecnica del discorso indiretto libero.
Infine i contadini, e in particolare le vecchie che Milton incontra durante il suo viaggio, ci parlano della guerra vista dalla prospettiva del popolo. Di esse si evidenzia l’ansia per la fine della guerra con la domanda che assillerà sempre Milton “ quando finirà?”. La loro condizione di povertà non impedisce loro di dare il poco che hanno ai partigiani che sentono come loro figli ed in particolare la donna del cap. VIII ricordando i figli morti giovani per malattia dice a Milton quanto sia più miserabile la condizione dei giovani vivi impegnanti nella guerra. Il quadro complessivo della resistenza, risulta così di ampio raggio anche se ovviamente considerata da una sola fazione.
ROMANZO INCOMPIUTO?
Possiamo affermare che Fenoglio, di fatto, cercò un’originalità particolare in questo scritto, egli non voleva limitarsi a scrivere un romanzo “neorealista” , filone letterario che nei suoi anni era più noto. Il fine del suo romanzo penso, sia stato la volontà di presentare la guerra partigiana in un modo personale e innovativo. Il lettore attento alle trame di una vicenda centrale molto esile, quasi senza accorgersene vive attraverso gli occhi di Milton uno spicchio di guerra che sente vicina perché raccontata inconsciamente a misura d’uomo. Tuttavia ogni nostra considerazione su questo scritto deve considerarsi ipotetica o almeno parziale in quanto non leggiamo l’opera così come l’autore voleva pubblicarla. Poiché l’opera è stata pubblicata postuma, noi lettori non possiamo neanche sapere con certezza se il cap. XIII sia davvero l’ultimo della vicenda pensata dall’autore. Il crollo di Milton è una morte definitiva, fine degli affanni e dei dubbi che ormai pesavano troppo sulla sua fragile mente da letterato, oppure uno svenimento temporaneo che presuppone un imminente risveglio? Di certo nessuno risponderà alle nostre domande, la nostra fantasia sarà libera di colmare da sola, a suo piacimento, il vuoto lasciato dall’autore.
TEMI E SIGNIFICATI
In questo romanzo si intrecciano tre temi fondamentali l’amore, la resistenza, la tematica contadina e tutte e tre sono condizionati dalla costante del viaggio.
Il viaggio è il topos per eccellenza riferito all’evolversi della mentalità di un personaggio e alla sua formazione. In “Una questione privata”, il cammino continuo di Milton è soprattutto quello che avviene nella mente del personaggio, che pensa, ricorda momenti, compie un viaggio a ritroso nel tempo che anima sempre più il suo dubbio insolubile. L’amore è quindi inteso come un’ossessione che tormenta la mente di un letterato sentimentale, complicato da una gelosia e da un dubbio creati dallo stesso Milton, si può così definire un “amore mentale”. Questo amore è forte però in Milton, anzi è superiore a qualsiasi altra cosa e prende il sopravvento sull’ardore e la disperazione della guerra.
Se la tematica amorosa si sviluppa all’interno di Milton, quella della Resistenza vive intorno a lui. Fenoglio si sente indifeso e inerme davanti alla guerra, alla quale è costretto a partecipare forzato dagli eventi e dalla brutalità del fascismo. Lo scrittore quindi cerca di liberare la sua narrazione da ogni intento moraleggiante e didattico, non modifica la realtà ma cerca di presentarla così come era (esempio: Uccisione di Riccio). I suoi partigiani sono uomini con tutti i loro vizi e virtù, tutte le vergogne del fascismo vengono alla luce, ma vengono alla luce anche le debolezze dei partigiani.
Accanto a questi temi che si intrecciano in un unico filone narrativo, abbiamo anche la tematica contadina, cara a Fenoglio ma non molto approfondita in questo racconto. La rintracciamo soprattutto nelle persone e nei contadini che Milton incontra nel suo viaggio: la vecchia, la contadina, i loro racconti. Anche per questo aspetto Fenoglio cerca di rappresentare tutto così come è, quasi veristicamente senza cercare di muovere per forza i sentimenti dei lettori, ma presentando la povertà di quella gente che aveva un’unica speranza: la fine della guerra.
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