memini me admodum adulescentulo, cum pater in Macedonia consul esset et essemus in castris perturbari exercitum nostrum religione et metu, quod serena nocte subito candens et plena luna defecisset. tum ille cum legatus noster esset anno fere ante quam consul est declaratus, haud dubitavit postridie palam in castris docere nullum esse prodigium, idque et tum factum esse et certis temporibus esse semper futurum, cum sol ita locatus fuisset ut lunam suo lumine non posset attingere.’ ‘ain tandem?’ inquit Tubero; ‘docere hoc poterat ille homines paene agrestes, et apud imperitos audebat haec dicere?’
Versione tradotta
Ricordo che, essendo îo ancora giovinetto ed essendo mio padre, console, in Macedonia e trovandoci noi al campo, tutta l'armata fu d'improvviso presa da un sacro terrore perché nella notte serena, d'improvviso, la luna candida e piena era scomparsa. E allora lui (Gallo), essendo nostro generale un anno prima all'incirca d'essere eletto console, fu pronto, il giorno dopo, a spiegare pubblicamente in campo come non ci fosse nessun prodigio e come quello ch'era avvenuto in quel momento e che si sarebbe ripetuto sempre in futuro alla stessa data, fosse dovuto al fatto che il sole era in un punto in cui non poteva più illuminare la luna". "Ma é proprio vero? Ma é straordinario!" esclamò Tuberone. "Quell'uomo osava spiegar cose simili a gente grossa e osava dire cose simili a gente assolutamente ignara di tutto"
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