[T2]La vita[/T]
Marco Terenzio Varrone nasce nel 116 a.C. a Rieti, da una famiglia facoltosa e illustre. Fu educato con austera semplicità. A Roma è guidato dai maggiori maestri dellepoca (passione per gli studi grammaticali e filologici). Frequenta la Nuova Accademia dove ascolta Antioco di Ascalona. Nel 78 parte al seguito di Pompeo, combatte in Spagna, nella guerra piratica e forse contro Mitridate. Nel 63 diventa pretore, non svolge ruoli di primo piano, ha posizioni filosenatorie e conservatrici, ma è libero nei suoi giudizi (ad es. disprezza il triumvirato del 60). Nella guerra civile segue Pompeo, ma si arrende a Cesare al quale consegna tutto. Nel 48 rientra in Italia e si sottrae alla rappresaglie grazie a Cesare, si ritira a vita privata, dedicandosi agli studi. Nel 47 Cesare gli affida lorganizzazione della prima biblioteca pubblica di Roma, e a lui dedica le Atiquitates rerum divinarum.Dopo lassassinio di Cesare si salva da Antonio, che lo inserisce nelle liste di proscrizione, beneficia di unamnistia e si ritira nelle ville di Muscolo, Cassino e Baia per studiare. Si avvicina alle correnti pitagoriche negli ultimi anni, muore nel 27 quando arriva Ottaviano. Si è formato in un età arcaica, fa in tempo a leggere Orazio e Virgilio. Scriva più di 70 opere per circa 620 libri, ma le uniche pervenuteci sono il De re rustica e parte del De lingua latina.
[T2]Le opere pervenute[/T]
Studioso infaticabile, si occupò di discipline diverse, dalla letteratura alle antichità e dalla retorica alle scienze, che trattò in 74 opere per un complesso di oltre 600 libri. Dell’immenso corpus varroniano sono pervenuti: De re rustica, il solo integro, un trattato sull’agricoltura, certo non una delle sue opere più importanti; 2 libri interi e sezioni frammentarie di altri 4 del De lingua Latina, un trattato di morfologia e sintassi latina in 25 volumi; circa 600 versi delle Saturae Menippeae e pochi frammenti delle altre opere.
[T2]De re rustica[/T]
Trattato in forma di dialogo scritto nel 37 a. C. Diviso in tre libri: coltivazione della terra,allevamento del bestiame, animali da cortile, con selvaggina, uccelli, api e pesci. Ogni libro è ambientato in un luogo e in un tempo diverso. Tre punti di vista: il suo, le letture e quello dei tecnici. Si ispira al De agri cultura di Catone più opere in lingua greca più trattato di Magone. Spesso si rifà alla sua esperienza diretta. La campagna è anche un valore etico, da difendere contro la corruzione e il degrado della vita urbana, esorta ad invocare non gli dei greci ed orientali, ma quelle umili e semplici. Ricca di osservazioni minute, scorre con chiarezza ed efficacia, il suo è lo sguardo del latifondista agrario. Rivela anche doti umane, apertura mentale: gli schiavi rendono di più se trattati bene. Al concetto pratico di utilitas unisce quello della voluptas. IL suo interesse si sposta continuamente dal mondo della natura a quello degli uomini. Consiglia di ampliare i settori produttivi. Stile: lingua semplice e funzionale, termini tecnico-scientifici, forme del parlato, grecismi. Non sa costruire periodi armonici e organici. Cospicui materiali arcaici: proverbi, formule, prescrizioni contadine.
[T2]De lingua latina[/T]
È un trattato di grammatica e sintassi latina, composto tra il 47 e il 45, in 25 volumi, i primi quattro dedicati a Publio Settimio e gli altri a Cicerone. Dopo il I libro introduttivo, l’opera era divisa in parti: la prima dedicata all’etimologia delle parole (II – VII), la seconda all’analogia (VIII – XIII), la terza alla sintassi (XIV – XXV). Dei libri rimasti (V – X), tre trattano dell’etimologia e tre dell’analogia. Poiché non esisteva ancora lo studio della fonetica e delle sue leggi, Varrone compie grossolani errori etimologici; nella questione tra anomalia e analogia, pur ritenendo più valide le ragioni di quest’ultima, egli sembra propendere per una via mediana. L’opera è molto importante perché rappresenta la prima esposizione sistematica della grammatica latina.
[T2]Le opere poetiche ed erudite perdute[/T]
Ingente fu la produzione poetica di Varrone. Le Saturae Menippeae, in 150 libri, erano un misto di prosa e di versi alla maniera del filosofo cinico greco Menippo di Gadara (sec. III a.C.); dai 600 versi e dai circa 70 titoli rimasti si arguisce l’atteggiamento critico dell’autore verso i vizi dei contemporanei e nostalgico verso il passato. Altri scritti poetici erano i 10 libri di Poemata, i 6 di Pseudotragoediae e i 4 di Saturae.
Numerose opere testimoniano l’attenzione di Varrone per gli studi grammaticali e di storia letteraria: De Sermone latino, De antiquitate litterarum, De poetis, De comoedis plautinis ecc.
Di carattere storico ed erudito erano le Antiquitates, monumentale repertorio di antichità romane: 25 libri di Rerum humanarum, che trattavano degli uomini, dei luoghi, dei tempi e degli eventi, 16 libri di Rerum divinarum, che trattavano dei templi, dei riti, delle cerimonie e degli dei. Di quest’ultima parte si possiedono citazioni dovute soprattutto ai padri della Chiesa, specie sant’Agostino. I 76 libri di Logistorici erano probabilmente dialoghi per lo più di argomento morale e filosofico. Un’opera enciclopedica erano le Disciplinae, in 9 libri, sulle nove arti liberali, dalle quali nel Medioevo derivano le sette arti componenti il trivio e il quadrivio. Pure di carattere enciclopedico erano i 15 libri delle Imagines, raccolta di 700 ritratti di uomini illustri, sia greci sia latini, riuniti in serie di sette (Hebdomades); ogni immagine era seguita da un elogio in versi e da notizie biografiche.
[T2]Fortuna di Varrone[/T]
Godette in vita di un grande prestigio, lo considerarono unautorità indiscussa sul piano
storico-antiquario e linguistico nonostante i difetti di stile. Venne riconosciuto nei secoli successivi, per Quintiliano fu luomo più erudito dei romani, frequentemente viene menzionato. Per Tetrarca è il terzo per lerudizione dopo Cicerone per l oratoria e Virgilio per la poesia. Le ventuno commedie plautine pervenuteci sono quelle scelte da lui. Getta le basi del sapere medievale con trivio e quadrivio, inizia la satura romana con le Saturae Menippeae . IL Cristianesimo non lo apprezzerà poiché considerato la massima autorità del mondo pagano.
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