VELLEIO PARTECOLO E LE HISTORIAE. Velleio Patercolo è originario di Eclano nell’Irpinia e fu figlio e nipote di militari. Miltò egli stesso sotto Tiberio e comandò la cavalleria in Germania nel 4 d.C. Venne in seguito designato pretore e poi si ritirò a vita privata. Compose due libri di Historiae, inttolate Ad Marcum Vinicium libri due, dedicate M. Vinicio, console del 30 d.C. Velleio Patercolo prende le mosse dalla guerra di Troia, toccando argomenti di storia orientale e greca fino ad arrivare alle prime guerre puniche (I libro). Nel secondo libro arriva fino al principato di Tiberio. La narrazione degli eventi è squilibrata, in quanto la prima parte risulta sommaria e sintetica, mentre diventa più dettagliata a mano a mano che si avvicinano i tempi recenti. Tiberio è descritto come l’apice verso cui è giunta la storia di Roma e il tono diventa panegirico. Tiberio è il legittimo successore di Augusto e dunque richiede ossequio e rispetto da parte dei sudditi. Velleio guarda all’imperatore con gli occhi del soldato compartecipe dei rischi e dei trionfi di chi, prima di essere imperatore, era stato un grande generale. Il ritratto di Tiberio è lontanissimo da quello proposto da Tacito negli Annales, tuttavia non possiamo affermare che quella di Velleio fosse gretta cortigianeria. Piuttosto, possiamo dire che Velleio conoscesse l’aspetto militare di Tiberio e che lo ammirasse sotto questa veste. Velleio non ha il senso della storia come analisi delle cause interne, né il senso globale delle vcende: resta un moralista che si concentra sul singolo episodio. L’opera è pervasa da un snso di humanitas, da esuberanza cordiale del temperamento. Ha inoltre interesse per la persona umana, soffermandosi sulle minuzie dei personaggi per coglierne curiosità e particolari umani. Egli delinea incisivi ritratti ricchi di sfumature, non privi di approfondimenti psicologici.
VELLEIO PATERCOLO: STILE. Da Sallustio riprende dunque la tendenza a scavare nel partcolare umano e il moralismo. Ma come Livio è convinto sostenitore dell’eternità di Roma. Egli inoltre nel discorso storico inserisce alcuni giudizi di critica letteraria, che spesso sembrano approssimativi, tuttavia ci danno indicazioni circa i gusti dell’epoca. Lo stile riprende alcune cadenze sallustiane, come il gusto per il colore, preziosismi e spezzature che rendono mossa la sua prosa.
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