Verre inganna e deruba Antioco - Studentville

Verre inganna e deruba Antioco

Reges Syriae, regis Antiochi filii pueri, Romae nuper fuerunt, ut de rebus imperii sui cum senatu agerent. Eorum alter, qui Antiochus vocatur, iter per Siciliam facere vo-luit atque venit in urbem Syracusas, in qua Verres praetor erat. Statim regem ad ce-nam Verres vocavit. Exornat ample magnificeque triclinium; exponit ea, quibus abundabat, plurima et pulcherrima vasa argentea; diligenter curat ut omnibus rebus instructum et paratum sit convivium. Vocat ad cenam deinde Antiochus praetorem Verrem; exponit multum argentum, non pauca etiam pocula ex auro, quae gemmis erant distincta clarissimis. Erat etiam vas vinarium, ex una gemma pergrandi excava-tum, manubrio aureo, de quo nuper nobis testis fuit Caius Minucius. Postero die Verres mittit servum qui roget vasa ea, quae pulcherrima apud regem viderat, quasi (come se) vellet ea suis caelatoribus ostendere. Rex, qui illum non bene noverat, sine ulla suscipione libentissime dedit: at iste numquam ea reddidit.

Versione tradotta

I principi reali di Siria, giovani figli del re Antioco, furono recentemente a Roma, per trattare con il senato di affari (lett., di cose) del loro regno. Uno dei due, che si chiama Antioco, volle viaggiare attraverso la Sicilia e giunse nella città di Siracusa, nella quale era pretore Verre. Subito Verre invitò il re a cena. Apparecchia sfarzosamente e magnificamente il triclinio; mette in mostra quei numerosi e magnifici vasi d'argento di cui disponeva in abbondanza (lett., di cui abbondava); si preoccupa scrupolosamente che il banchetto sia (ben) apparecchiato e (ben) fornito di ogni cosa. Perché dico molte cose? (CIOE': Perché mi dilungo?) Il re, quando se ne andò dalla cena, pensava che un banchetto tanto ricco (ANCHE: abbondante) fosse stato onorato per onorarlo. Quindi, a sua volta (lett., egli stesso), invita a cena il pretore Verre; mette in mostra tutte le sue ricchezze, molto argento e anche non poche tazze d'oro, che, come è usanza dei re (lett., della regia), e soprattutto in Siria, erano ornate di gemme preziosissime (lett., luminosissime). C'era anche un vaso di vino, scavato da una gemma grandissima, con il manico d'oro, del quale recentemente ci fu testimone Caio Minucio. Il giorno dopo, Verre manda un servo che chiedesse quei vasi, che, bellissimi, aveva visto presso il re, come se volesse mostrarli ai suoi cesellatori. Il re, che non lo conosceva bene, (glieli) diede molto volentieri, senza alcun sospetto: ma costui non li restituì mai.

  • Letteratura Latina
  • Verrinae di Cicerone
  • Cicerone

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