Vincent Van Gogh (1853-1890), apre un capitolo nuovo dell’arte europea negli anni di crisi dell’impressionismo. Spirito inquieto, figlio di un pastore protestante e dotato di un temperamento religioso e umanitario, stenta molto a trovare la sua strada. Dapprima commerciante d’arte in vari luoghi, diventa poi predicatore libero nel Borinage, regione belga. Spossato, accusato dalle autorità religiose di “follia mistica”, rientra in famiglia, errando da un luogo all’altro, aiutato moralmente e finanziariamente dal fratello Théo, decide di dedicarsi interamente alla pittura.
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Caratteri della pittura di Van Gogh
Da questo momento fino alla sua morte passano solo dieci anni, ma sono anni di lavoro intenso, durante i quali crea un numero elevatissimo di opere, maturando rapidamente e precisando la sua personalità. Questa velocità pittorica è forse una delle chiavi per seguire con la mano l’urgenza interiore di esprimersi, in assoluta libertà, obbedendo, al sentimento più che alla ragione. Van Gogh, pur dovendo molto alla lezione impressionista, pur restando anch’egli aderente al soggetto naturalistico, tende a proiettare nella realtà se stesso e quindi a trasformarla, o meglio a trasfigurarla secondo i propri sentimenti.
Come Gauguin anche Van Gogh usa la linea, non come mezzo descrittivo ma con funzione espressiva e trasforma volutamente il colore reale per renderlo “suggestivo”, non dunque un colore vero, ma un colore che suggerisce l’emozione. Se raggiungerà la completa trasfigurazione cromatica della realtà soltanto negli ultimi anni, tuttavia, fin dal periodo trascorso in Olanda, prima del trasferimento in Francia, il suo modo di vedere non è mai oggettivo: a lui, più che narrare fatti o descrivere luoghi, interessa il significato umano di ciò che rappresenta, così come lo sente.
Il 1886 è l’anno dell’ultima Mostra degli impressionismi e di quella degli artisti indipendenti. Dapprima deluso dall’Impressionismo, Van Gogh ne sente subito il significato e schiarisce la sua tavolozza, fino allora molto scura e monotona, scoprendo la bellezza del colore. Adottando il puntinismo di Seurat, i puntini si trasformano gradualmente in linguette di colore accostate, disposte secondo un ordine coerente alla forma del soggetto.
Dipinge anche quando è ricoverato nella casa di cura di Saint-Rémy, dimostrando, ancora una volta, come la rappresentazione della natura subisca, nella sua visione, una profonda trasformazione che riflette le sue angosce, le sue paure, le sue ansie in un turbinio di linee, di luci, di colori. Negli ultimi mesi trascorsi a Auvers, nascono alcuni capolavori assoluti che confermano la carica interiore con la quale il pittore trasfigura la realtà.
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