VINCENZO CARDARELLI: VITA E OPERE. Vincenzo Cardarelli è lo pseudonimo di Vincenzo Caldelli, nato a Tarquinia nel 1887. Dopo l’abbandono della famiglia da parte della madre, Cardarelli rimane solo con il padre, affetto da una menomazione al braccio sinistro e trascorrendo un’infanzia infelice. Da qui il rapporto odio/amore verso il paese natale, che abbandonò intorno al 1905, l’anno della morte del padre. Guinge a Roma privo di una regolare istruzione, in cerca di fortuna, e si accosta ai socialisti iniziando un’attività giornalistica che lo porterà alla redazione dell’Avanti, in cui scrive di tutto, dalla cronaca di costume alle recensioni teatrali e letterarie. Inizia una relazione amorosa con la scrittrice Sibilla Aleramo che termina nel 1912. Continua le sue svariate letture ed entra in contatto con le principali riviste, collaborando con la Voce e Marzocco. In questo periodo pubblica lo scritto Metodo estetico e le prime poesie sparse. Nel 1916 esce Prologhi, una raccolta di brevissime prose, in cui prevalgono argomenti autobiografici e pessimismo meditativo. Nel 1919 inizia a collaborare con la rivista la Ronda, dirigendola fino al 1923, quando termina le pubblicazioni.
VINCENZO CARDARELLI: LE PROSE. Le raccolte di prose sono caratterizzate dal tentativo di conciliare il passato con le esigenze di una nuova sensibilità, fondendo lirismo fantastico e moralismo favolistico. Tra le raccolte di prose ricordiamo:
- Viaggi nel tempo (1920)
- Terra genitrice (1924)
- Favole e memorie (1925)
- Il sole a picco (1929)
- Parole all’orecchio e Parliamo dell’Italia (1931)
- Il cielo sulle città (1939)
- Rimorsi (1944)
- Lettere non spedite (1946)
- Solitario in Arcadia (1947)
- Villa Tarantola (1948)
- Viaggio di un poeta in Russia (1954)
In questo periodo risiede prevalentemente a Roma, animando le riunioni degli ambienti letterari, in particolare il caffè Strega di via Veneto, passando le sue giornate fino alla morte, avvenuta nel 1959.
LE POESIE DI VINCENZO CARDARELLI. La prima raccolta di poesie viene pubblicata nel 1934, con il titolo Giorni in piena, a cui seguirà nel 1936 un’altra raccolta, Poesie. La produzione è abbastanza esigua e mette in pratica gli intendimenti perseguiti nella Ronda, proponendosi come sintesi tra classicismo e modernità. Cardarelli cerca una precisa linea di accordo e continuità con la tradizione, utilizzando però il verso libero e rinunciando alla rima. Tuttavia, la struttura delle poesie conserva una compostezza severa, dovuta alla precisione grammaticale, al rigore della sintassi, all’equilibrata simmetria dei costrutti. Cardarelli si rifà alla lirica più alta di Petrarca e Leopardi. Anche le tematiche si rifanno al passato, innestandosi però in problematiche contemporanee esistenziali. Tra le tematiche più ricorrenti abbiamo il motivo del trascorrere del tempo, che oscilla tra le ore del giorno e le stagioni, che diventano il simbolo delle vicissitudini della vita, nell’esplosione della vitalità estiva e nel malinconico disfarsi del paesaggio autunnale.
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