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Vita e filosofia di Clemente Alessandrino

Pensiero e vita del filosofo Clemente Alessandrino.

La figura di Clemente Alessandrino è significativa di un importante mutamento nei rapporti tra cristianesimo e filosofia, già  avvenuto verso la fine del secondo secolo: l’ istituzione di una scuola cristiana e l’ integrazione della filosofia nel curriculum didattico di essa. Clemente nacque da genitori pagani forse ad Atene verso il 150. Divenuto cristiano, compì viaggi in Italia meridionale, in Siria e il Palestina. Ad Alessandria entrò in rapporto con Panteno, fondatore di una scuola catechetica per la formazione dei catecumeni, cioò di coloro che desideravano ricevere il battesimo, alle verità  del cristianesimo. Alla morte di Panteno, Clemente gli successe nella direzione della scuola, ma la persecuzione di Settimio Severo nel 202 lo costrinse ad abbandonare la città  e a recarsi a Cesarea, in Cappadocia, dove morì prima del 215. Oltre all’ omelia ” Quale ricco si può salvare “, ci sono stati conservati tre scritti di Clemente: ” il protrettico ai Greci “, nel quale i pagani sono esortati a convertirsi, data la superiorità  del cristianesimo; ” Il pedagogo ” in tre libri, dove il Cristo, unico vero maestro, impartisce al pagano convertito i precetti della vita cristiana anche nei suoi aspetti più quotidiani; ” Gli stromata ” ( letteralmente Tappeti, ossia tessuti intrecciati di svariati discorsi ), in 8 libri, nei quali Clemente intende dimostrare la superiorità  della gnosi cristiana rispetto a ogni altra forma di conoscenza, in particolare quella filosofica. Per Clemente è problema essenziale mostrare come la dottrina cristiana sia superiore a ogni filosofia pagana, ma al tempo stesso contenga quanto di meglio è stato elaborato nella cultura letteraria e filosofica greca, di cui egli è buon conoscitore. Egli distingue tra la funzione svolta dalla filosofia prima della rivelazione di Cristo e la funzione che essa può svolgere dopo la rivelazione. Epicuro e gli stessi atei pagani, se non avevano conosciuto la verità , avevano almeno sospettato l’ errore che circonda gli dei del paganesimo e, in tal modo, avevano posto un germe, anche se soltanto negativo, che poteva condurre alla verità . Ma talvolta i filosofi antichi, in particolare Platone, avevano enunciato dottrine, che trovano corrispondenza nel messaggio cristiano. Per spiegare queste convergenze, Clemente ricorre a volte alla teoria del plagio dall’ Antico Testamento, ma, egli sostiene, anche quando ha attinto ai testi sacri, la scoperta filosofica della verità  è stata solamente parziale e confusa. Sulla linea di Giustino, Clemente ammette la presenza in tutti gli uomini, soprattutto nei filosofi, di una scintilla divina, che li ha condotti ad ammettere, ” magari loro malgrado “, un Dio unico. L’ appello al passato filosofico ellenico può allora diventare un ingrediente importante del protrettico cristiano, nel momento in cui il messaggio cristano intende rivolgersi anche alle classi colte dell’ impero, soprattutto in Oriente, dove la filosofia sembra godere di maggior prestigio. Un rifiuto totale della filosofia avrebbe potuto innescare effetti di repulsa verso il cristianesimo. Se la salvezza è in Cristo, quale è stata la sorte delle generazioni vissute prima di Cristo? Entro lo stesso paganesimo è esistita una tradizione filosofica precristiana, che ha preparato all’ avvento della rivelazione. In questa prospettiva, il cristianesimo appare non come la negazione, bensì come il compimento di quanto di meglio era comparso nella stessa tradizione filosofica. Secondo Clemente, Dio chiama a sò tutto il genere umano. Il cristianesimo non ha il carattere settario delle scuole filosofiche o dei gruppi gnostici, non è prerogativa di una minoranza eletta. Essere cristiani è aver fede nella rivelazione, e alla fede tutti in linea di principio possono accedere. Clemente identifica la fede con la nozione stoica di assenso. In quanto tale, essa è superiore alla rappresentazione che ci fornisce i contenuti del sapere. Ciò non significa che occorra fare a meno della conoscenza, ma soltanto che la fede è l’ unica base sulla quale si può costruire anche la vera conoscenza. Il cristiano, pertanto, è l’ unico vero gnostico, in possesso di un sapere rivelato e custodito dalla Chiesa, che gli consente di giudicare correttamente ogni cosa. La rivelazione è un messaggio globale, che mira a formare un uomo nuovo, trasformato dallo Spirito Santo e ammaestrato da un nuovo maestro, il Verbo. Il dio dei filosofi pagani nella migliore delle ipotesi aveva i tratti del sapiente, ma non era mai stato presentato come maestro. Secondo Clemente, tuttavia, anche dopo la rivelazione la filosofia può svolgere una funzione positiva di propedeutica alla teologia cristiana, come strumento utile per chiarire i concetti sui quali si fonda la conoscenza del cristiano.

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