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Vita e filosofia di Condillac

Pensiero e vita del filosofo Condillac..

La filosofia di Etienne Bonnot, abate di Condillac ( 1714-1780 ), si incentra soprattutto sul problema gnoseologico, ossia sul problema della conoscenza, al quale egli fornisce la soluzione probabilmente più originale nell’ ambito dell’ illuminismo francese. Interamente dedicati alla problematica della conoscenza sono le sue due opere più importanti: il Saggio sull’ origine delle conoscenze umane ( 1746 ) e il Trattato delle sensazioni ( 1754 ). Nel Trattato sui sistemi ( 1749 ) egli contrappone invece i sistemi filosofici che, secondo la regola newtoniana dell’ hypotheses non fingo, si basano solamente sui fatti accertati sperimentalmente, a quelli costruiti su princìpi generali, frutto di speculazione astratta: si ribadisce quindi la distinzione, tanto cara agli illuministi, tra spirito sistematico e spirito di sistema. Il punto di partenza di Condillac è ancora una volta il filosofo liberale inglese Locke. Egli infatti accetta sostanzialmente la dottrina lockiana delle idee, apportandovi però una correzione di fondamentale importanza: pur accettando la distinzione tra le idee di sensazione, che provengono direttamente dal mondo esterno attraverso i sensi, e le idee di riflessione, generate dal riflettere della mente sulle proprie operazioni, egli nega che la riflessione sia una fonte di conoscenza distinta dalla sensazione. Il riconoscimento da parte di Locke di una conoscenza indipendente dalla sensazione appare a Condillac come un residuo di innatismo cartesiano, appena velato dalla definizione della riflessione in termini di esperienza interna. La conseguenza inevitabile di questa riduzione è un sensismo gnoseologico assoluto: non solo le idee riflesse, ma tutte le operazioni spirituali ( la memoria, il giudizio, le forme più astratte del pensiero come quelle più complesse della vita emotiva ) non sono altro che sensazioni trasformate. Il meccanismo di questa trasformazione si spiega con il sentimento di piacere e di dolore che accompagna le sensazioni, e quindi con il fatto che esse appaiono favorevoli o contrarie alla soddisfazione dei bisogni fisiologici dell’ uomo. L’ associazione delle sensazioni con il piacere o il dolore, o con altre sensazioni che conducono al piacere o al dolore, è causa di comparazioni, di valutazioni, di reazioni e, infine, di abitudini nelle quali consiste tutta la nostra attività  intellettuale e passionale. Per illustrare l’ assoluta continuità  del processo di sviluppo che va dalla sensazione alle più complesse operazioni dello spirito, Condillac ricorre al celebre esempio della statua. Egli immagina l’ esistenza di una statua marmorea che, per quanto chiusa ad ogni penetrazione sensibile dall’ esterno ( visto che è di marmo ), sia interiormente organizzata nel nostro stesso modo: essa sarà  quindi fornita di uno spirito, di una res cogitans ( per dirla con Cartesio ) nettamente contrapposta alla materia estesa ( res extensa ) virtualmente capace di compiere le stesse operazioni dello spirito umano, anche se inizialmente del tutto privo di idee ( una vera e propria tabula rasa ). Condillac immagina poi di aprire ad uno ad uno i cinque sensi, secondo l’ ordine che egli ritiene più adatto a spiegare l’ originarsi delle idee e delle operazioni sulle idee. Condillac inizia con l’ olfatto che, essendo il senso più povero di determinazioni, è quello che meno contribuisce alla definizione dei contenuti della conoscenza, per poi passare via via agli altri sensi. In questo modo la statua, che inizialmente non pensava e non desiderava nulla, sviluppa gradualmente tutte le operazioni psichiche che sono caratteristiche dell’ uomo. La condizione quindi perchò la statua possa pensare e volere è che in essa penetrino le sensazioni che risvegliano in essa le operazioni spirituali: fuori di metafora, l’ uomo stesso non sarebbe in grado di svolgere nessuna funzione psichica se il suo spirito non fosse progressivamente informato ed educato dalle sensazioni esterne. Nella dottrina gnoseologica di Condillac il tatto presenta una posizione di privilegio rispetto agli altri sensi. Finchò le informazioni sensibili che provengono alla statua sono limitate a questi ultimi, manca infatti un contatto diretto tra il soggetto che conosce e l’ oggetto che viene conosciuto. Le idee che provengono così allo spirito della statua hanno un contenuto rappresentativo, cioò consentono di descrivere l’ immagine di cose, ma non dimostrano ancora la realtà  del mondo esterno. Soltanto attraverso il tatto, che consente di percepire l’ estensione e il movimento, la statua può distinguere se stessa da ciò che è diverso da sò. Attraverso di esso, infatti, la statua percepisce innanzitutto le parti di se stessa e la loro interazione reciproca, conseguendo così quel sentimento fondamentale che è la coscienza del proprio io, alla quale Cartesio arrivava col famoso dubbio. Successivamente, toccando gli altri oggetti e sentendo la loro solidità  e resistenza, la statua potrà  giungere all’ idea dell’ esteriorità  di questi oggetti rispetto a se stessa.

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