Vita e filosofia di Fichte - Studentville

Vita e filosofia di Fichte

Vita e opere del filosofo Fichte.

Nell’ambito della discussione sul Kantismo rientra anche l’ opera di Fichte. All’ inizio del suo percorso filosofico, egli infatti, si propose di essere un onesto interprete del criticismo kantiano, che dovrebbe trovare nella “dottrina della scienza” la sua formulazione più compiuta e corretta. Johann Gottlieb Fichte nacque a Rammenau, nei pressi di Dresda, nel 1762. Dalle ristrettezze economiche in cui versava la famiglia lo sollevò un facoltoso aristocratico, che lo adottò e gli permise di frequentare il collegio di Pforta. La perdita del protettore lo obbligò a coniugare gli studi universitari (nelle università  di Jena e di Lipsia) con l’ attività  di precettore privato. Nel frattempo, lo studio appassionato di Rousseau lo portò ad abbracciare i princìpi della rivoluzione francese: a questo periodo “giacobino” appartengono due scritti giovanili, entrambi pubblicati nel 1793: Rivendicazione della libertà  di pensiero dai prìncipi dì Europa, che finora l’ hanno conculcata e Contributi alla rettifica dei giudizi del pubblico sulla Rivoluzione francese. Oltre a Rousseau, Fichte studiò intensamente Kant, ritenendo che il criticismo fosse altrettanto rivoluzionario, sul piano più propriamente filosofico, di quanto l’ insegnamento di Rousseau lo era sul piano politico. Nel 1791 egli si spinse a Konigsberg per conoscere personalmente il suo maestro ideale e consegnargli il manoscritto del Saggio di una critica di ogni rivelazione, in cui la rivelazione divina veniva ricondotta ai suoi contenuti morali e razionali. Per interessamento di Kant l’ opuscolo fu pubblicato anonimo nel 1792 e, a causa della sua aderenza ai princìpi kantiani fu subito attribuito a Kant stesso. Quando quest’ ultimo intervenne pubblicamente per rifiutare la paternità  dello scritto e rivelare il nome del vero autore, Fichte divenne improvvisamente famoso. Grazie ai buoni uffici di Goethe egli ottenne a Jena la prestigiosa cattedra di Filosofia lasciata vacante da Reinhold. In questo avamposto del kantismo, in cui insegnò per cinque anni, dal 1794 al 1799, Fichte elaborò il passaggio dal criticismo all’ idealismo. Già  nella recensione all’ Enesidemo di Schulze (1794) egli aveva denunciato il carattere frammentario dell’ opera kantiana, rinvenendo nell’ attività  dell’ Io il principio unificatore dell’ intero sistema. I corsi universitari di Jena sono dedicati allo sviluppo di questa dottrina e trovano espressione nelle varie edizioni di quella che ò generalmente indicata come “prima dottrina della scienza”: Sul concetto della dottrina della scienza o della cosiddetta filosofia (1794), Fondamento dell’ intera dottrina della scienza (1794), Profilo della particolarità  della dottrina della scienza (1795), Prima introduzione della dottrina della scienza (1797), Seconda introduzione della dottrina della scienza (1797). Gli sviluppi pratici della dottrina della scienza sono invece contenuti nel Fondamento del diritto naturale (1796-97) e nel Sistema della dottrina dei costumi (1798). Appartengono a questo periodo anche le Lezioni sulla missione del dotto (1794), in cui Fichte riconosce agli intellettuali la funzione di guida degli altri uomini nel perfezionamento della società . Nel 1799 Fichte si lascia coinvolgere nella cosiddetta polemica sull’ ateismo (Atheismusstreit), che avrà  come conseguenza le sue dimissioni dall’ università  di Jena. L’ anno precedente egli aveva pubblicato, nel “Giornale filosofico” di cui era co-direttore, un articolo di F. K. Forberg, intitolato Lo sviluppo del concetto di religione, in cui si sosteneva la riduzione della religione ai suoi contenuti razionali e morali, secondo quanto avevano affermato sia Kant sia Fichte stesso. Quest’ ultimo, infatti, aggiunse allo scritto un’ appendice dal titolo Sul fondamento della nostra fede in un governo divino del mondo, in cui identificava la divinità  con l’ ordine morale dell’ universo, rifiutando di conseguenza la tradizionale concezione teistica di un Dio-persona. Fichte e Forberg vennero pertanto accusati di ateismo per mezzo di uno scritto anonimo. Il governo di Sassonia sequestrò il “Giornale filosofico” e fece pressione presso il granduca di Weimar, da cui dipendeva l’ università  di Jena, perchò aprisse un’ inchiesta. Il tollerante granduca avrebbe con facilità  ricomposto diplomaticamente la cosa, se Fichte, con l’ asprezza del suo carattere, non si fosse irrigidito preferendo rassegnare le dimissioni. Trasferitosi a Berlino, Fichte venne in contatto con il circolo romantico, a cui facevano capo, tra gli altri, anche i fratelli Schlegel e Schleiermacher. Ma anche questa volta, a causa del suo egocentrismo, egli avvelenò fin dall’ inizio i rapporti. Gli anni berlinesi furono inoltre amareggiati da un’ astiosa polemica con Schelling, anch’ egli di carattere non facile. L’ attività  accademica di Fichte diventò più sporadica. Insegnò a Erlangen, nei pressi di Norimberga, dal 1805 al 1807 (anno in cui la Prussia, con la pace di Tilsit, perse la città ), ma soltanto nei semestri estivi; poi a Konigsberg, nel semestre invernale 1806-1807; infine, nel 1810 fu nominato professore dell’ università  di Berlino, appena fondata. Intanto, forse proprio per via del contatto con il circolo romantico, l’idealismo di Fichte assunse una coloritura più metafisica e religiosa. Questo nuovo orientamento, che viene solitamente indicato come ‘seconda dottrina della scienza’, trovò espressione in due forme metodologicamente e letterariamente diverse. Da un lato, sul piano specialistico, pensando a una destinazione puramente accademica, Fichte elaborò sempre nuove formulazioni della Dottrina della scienza, nel 1801, nel 1804, nel 1810, nel 1813 e nel 1814. Dall’altro, egli affidò il suo messaggio filosofico a scritti maggiormente divulgativi, da lui stesso definiti ‘popolari’ in quanto destinati a raggiungere un più vasto pubblico: La missione dell’uomo (1800), Il rapporto chiaro come il sole al gran pubblico sulla vera essenza della filosofia più recente (1801), L’essenza del dotto, L’introduzione alla vita beata (1806). Al gruppo delle opere ‘popolari’ appartengono anche scritti politici come Lo Stato commerciale chiuso (1800) e i Discorsi alla Nazione tedesca (1808), nonchò i Tratti fondamentali dell’età  presente (1806), che contengono la più compiuta esposizione della filosofia fichtiana della storia. Fichte morì nel 1814, al culmine della guerra contro l’odiato Napoleone, avendo contratto il tifo dalla moglie, a sua volta contagiata negli ospedali militari presso i quali prestava servizio come infermiera.

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