Un problema che si pose sia per i giudei sia per i cristiani, anche se in una fase successiva, fu quello riguardante i rapporti tra il libro sacro e la rivelazione in esso contenuta e i metodi e i risultati delle indagini filosofiche. La risposta più articolata a questo problema nell’ ambito della cultura giudaica di Alessandria è data da Filone. Nato ad Alessandria verso il 20 a. C. , da una ricca famiglia di giudei, si dedicò allo studio della Sacra Scrittura e della filosofia greca. Nel 39 d. C fu a capo di un’ ambasceria inviata dalla comunità a Roma, presso l’ imperatore Caligola, per protestare contro le vessazioni, alle quali gli ebrei erano sottoposti da parte del governatore romano della città , Flacco. L’ ambasceria non ebbe successo e Flacco tornò ad Alessandria, ove morì in data a noi ignota. Filone è autore di numerosi scritti in Greco, alcuni di carattere più specificamente filosofico, come quelli Sulla creazione del mondo, Sulla provvidenza, ma per la maggior parte dedicati all’ esegesi biblica. Particolare attenzione è prestata da Filone all’ esegesi dei primi cinque libri della Bibbia, il cosiddetto Pentateuco, considerato opera di Mosò, ispirato direttamente da Dio. Gli scritti di Mosò, che Filone definisce ” tesoriere e custode dei misteri dell’ essere “, sono a suo avviso la fonte alla quale gli stessi filosofi greci hanno attinto le loro migliori dottrine. Emerge così, forse per la prima volta, per spiegare le coincidenze dottrinali tra la filosofia e la rivelazione contenuta nelle Scritture, la teoria del plagio perpetrato dai filosofi. Nella sua opera esegetica, Filone teorizza e applica sistematicamente il metodo dell’ integrazione allegorica, già usato nell’ ambito della filosofia greca, soprattutto da parte degli stoici a proposito di Omero. Esso si fonda sulla distinzione tra due significati presenti nello scritto da interpretare: la lettera e lo spirito. Quest’ ultimo racchiude il significato più autentico. Filone impiega tale metodo allo scopo di liberare la Scrittura da ogni antropomorfismo per coglierne il vero senso, che manifesta profonde corrispondenze con dottrine filosofiche greche. In questo modo, egli trova enunciata nella Bibbia principalmente una dottrina dell’ essenza di Dio, i cui tratti salienti sono il monoteismo, l’ unicità della divinità , e la trascendenza. Dio è ineffabile, il linguaggio umano non dispone di nomi adeguati per esprimerne l’essenza. La miglior definizione di Dio fu quella rivelata da Dio stesso a Mosò: ” Io sono colui che è “. Filone interpreta questa affermazione come equivalente a: ” La mia natura è di essere, non di essere nominato “. Per chiarire il racconto biblico della creazione, Filone ricorre a tematiche proprie del Pitagorismo e del platonismo, introducendo la distinzione tra mondo intellegibile e mondo sensibile. Tra Dio e il mondo, Filone colloca molte potenze, che svolgono funzioni di intermediari. La maggiore di queste, che comprendono anche gli angeli e i demòni, è il Logos, un concetto che Filone riprende dalla tradizione greca. Egli lo dice ” primogenito ” o ” immagine ” di Dio, ma non risulta del tutto chiaro se lo consideri un’ entità increata o creata da Dio stesso. Esso è il depositario delle idee, che svolgono funzione di modelli per la creazione del mondo, come già aveva sostenuto Platone; il Dio cristiano, però, a differenza del Demiurgo platonico crea la materia dal nulla.
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