Vita e filosofia di Hölderlin - Studentville

Vita e filosofia di Hölderlin

Pensiero e vita di Hölderlin.

La figura del poeta lirico Friedrich Hà¶lderlin (1770-1843) ò sospesa tra classicismo e romanticismo, senza aderire propriamente a nessuno dei due movimenti. Hà¶lderlin studiò a Tubinga, al fianco di Schelling e di Hegel, leggendo i testi di Platone, Spinoza, Rousseau e Kant. A Weimar, nel 1794-1795, frequentò anche Schiller e conobbe pure Goethe, Fichte ed Herder. Terminati gli studi, svolse l’attività  di precettore in diverse città  tedesche e alla fine in Francia, a Bordeaux, dove iniziò a dimostrare segni di un evidente squilibrio mentale che andò a mano a mano peggiorando: nel 1806 ebbe una crisi decisiva, che lo condannò a trentasette lunghi anni di demenza, passati in gran parte rinchiuso in una torre a Tubinga, finchò la morte lo colse nel 1843, un anno prima che nascesse Nietzsche, anch’egli destinato a divenire pazzo. Durante la follia Hà¶lderlin non cessò di comporre poesie, per lo più incomprensibili o comunque di scarso significato letterario. Il valore delle sue liriche, tra i più elevati del panorama romantico, sarà  riconosciuto solo molti anni più tardi. Grande importanza filosofica hanno invece il romanzo epistolare Iperione o l’eremita in Grecia (1797-1799) e la tragedia in versi, rimasta incompiuta, La morte di Empedocle (l’ultima versione ò quella del 1802). Il tema filosofico portante dell’opera di Hà¶lderlin ò la celebrazione panteistica della natura, intesa come Uno-tutto, in cui l’individuo si deve perdere per potersi ritrovare come espressione della totalità . La totalità , però, non ò coglibile dalla ragione, ma può essere carpita solamente dall’impeto della poesia, la quale viene quindi concepita, in armonia con i canoni romantici, come la più alta forma conoscitiva a disposizione dell’uomo. Oltre alla funzione noetica, la poesia ha anche il compito di educare e guidare l’umanità : il poeta ò un vate, dal quale gli altri uomini possono attendere la loro redenzione. Un altro carattere di fondamentale importanza nel pensiero di Hà¶lderlin ò la celebrazione del dolore, inteso come dimensione metafisica e cosmica della realtà : “Non deve tutto soffrire? Tanto più ò eccellente, tanto più soffrire? Non soffre la sacra natura? […] La volontà  che non soffre ò sonno, e senza morte non vi ò vita”. In questa concezione tragica della realtà  si consuma l’estrema opposizione dell’anima romantica alla cultura illuministica ed eudemonistica dell’illuminismo settecentesco. Iperione o l’eremita in Grecia ò un romanzo che narra la formazione spirituale di un eroe; tramite la vicenda di Iperione, Hà¶lderlin racconta, in forma epistolare, il suo percorso interiore e sentimentale. Anche gli altri personaggi del romanzo hanno, infatti, un preciso riferimento autobiografico: Diotima ò Suzette Gontard, la sua amata; Adamas, il maestro, rappresenta Schiller; Alabanda, l’uomo di pensiero e di azione, ò Fichte. Il protagonista del romanzo ò un giovane greco moderno, affascinato dall’ideale di bellezza e di armonia che sprigiona dalla cultura greca antica e al quale ò stato educato da Adamas. In Diotima, una fanciulla greca nata in una piccola isola dell’Egeo, egli ritrova incarnata quella perfezione e se ne innamora perdutamente. Ma a sottrarlo al vagheggiamento ideale della Grecia antica e ai legami d’amore interviene l’amico Alabanda, che lo spinge a combattere per la liberazione della Grecia dall’oppressione dei Turchi. L’impresa fallisce e Iperione, pur salvandosi, rimane ferito. Diotima, che lo crede morto, si spegne lentamente, consunta dal dolore. A Iperione, ridotto in solitudine, non rimane che pascersi del suo stesso dolore fino a giungere, grazie anche al ricordo di Diotima e degli ammonimenti di Alabanda, a ritrovare se stesso perdendosi nel Tutto, nel quale l’uomo supera la sua finitezza e attinge l’infinito. Ma l’idea dell’Uno-Tutto, che ò uno dei temi di fondo dell’intero romanzo, ò espressamente celebrata fin dalle prime pagine dell’opera: “Essere uno col tutto, questa ò la vita degli dòi, ò il cielo dell’uomo! Essere uno con tutto ciò che vive, tornare, in un beato divino oblìo di sè, nel tutto della natura, questo ò il vertice dei pensieri e delle gioie, questa ò la sacra vetta del monte, la sede dell’eterna quiete, ove il meriggio perde la sua afa e il tuono la sua voce, e il mare infuriato assomiglia all’ondeggiare d’un campo di spighe. “

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