Nel periodo illuministico, accanto alle posizioni deistiche, troviamo anche alcuni strenui difensori dell’ ateismo e del materialismo: essi entreranno in contrasto non solo con i sostenitori della tradizione filosofica e religiosa, ma anche con i philosophes più moderati. Il caso più interessante è senz’ altro quello di Julien Offray de La Mettrie ( 1709 – 1751 ), il quale studiò medicina prima a Parigi poi a Leida, in Olanda, dove fu allievo di Hermann Boerhaave, medico spinoziano sostenitore di un radicale meccanicismo fisiologico che avrebbe molto influito sul giovane La Mettrie; grande nemico della Chiesa cattolica e della sua intolleranza universale, i suoi dogmi inaccettabili per la ragione, il suo appoggio ai regimi tirannici, il suo ruolo di divulgazione dell’ ignoranza e la sua superstizione più profonda, La Mettrie contribuì alla diffusione in Francia del pensiero scientifico di Boerhaave, con traduzioni dei suoi scritti e relative introduzioni. La Mettrie non tardò ad approdare a tesi fortemente materialistiche che trovarono una prima organica esposizione nella Storia naturale dell’ anima, del 1745, e successivamente nella sua opera più famosa, l’ Uomo – macchina, del 1748. Questo libro suscitò grande scalpore tanto che fu pubblicamente bruciato sul rogo e La Mettrie dovette fuggire in Prussia, accettando la protezione del sovrano imbevuto di razionalismo, Federico II, per evitare di fare la fine toccata a Giordano Bruno un secolo prima. Questo dimostra come in Francia non vi fosse ancora quella libertà di pensiero che invece si era gradualmente affermata in Inghilterra per culminare nell’ abolizione della censura. Il filosofo cui La Mettrie maggiormente si ispira, naturalmente, è l’ edonista Epicuro tant’ è che tra i suoi scritti, oltre a quelli già citati e a L’ uomo – pianta e L’ arte di godere, egli scrisse anche Il sistema di Epicuro, in cui si riallacciava alle tesi propugnate al grande filosofo greco. Nella Storia naturale dell’ anima La Mettrie parte dal presupposto dell’ infondatezza della distinzione effettuata da Cartesio un secolo prima circa tra res extensa ( la materia ) e res cogitans ( la spiritualità ): se la materia è solo materia ( res extensa ) e l’ anima è solo anima ( res cogitans ) e materia e anima sono inconciliabili ( come dice Cartesio ), che rapporto c’ è tra corpo e anima? In altre parole, se sono due realtà tra loro così radicalmente distinte, come fa il corpo ad agire sull’ anima e l’ anima ad agire sul corpo? Che agiscano l’ uno sull’ altro non si discute: quando con l’ anima decido di alzare il braccio e poi col corpo lo alzo è l’ anima che agisce sul corpo; viceversa, quando metto la mano su una superficie calda, provo con l’ anima una scottatura. Ecco che allora Cartesio si trova di fronte ad un problema non da poco: due sostanze eterogenee, tra loro opposte, che nell’ uomo agiscono l’ una sull’ altra. Le realtà fisiche, poi, per Cartesio si comportano secondo schemi meccanici e deterministici, mentre invece l’ anima è libera di scegliere, gode del libero arbitrio ( l’ errore consiste proprio nella volontà ): anche qui Cartesio deve far fronte a un grande problema che se non risolto può far vacillare l’ intero suo edificio del sapere. Cartesio deve far quindi incontrare il mondo fisico, meccanicistico e privo di libertà d’ azione con quello spirituale libero e immateriale. Diventa poi difficilissimo spiegare come l’ anima muova il corpo e viceversa visto che l’ anima, per definizione, è sostanza spirituale e non è riconducibile ad estensione: nell’ ottica meccanicistica cartesiana, ogni movimento è causato da urti fisici, ma come fa il corpo materiale ad urtare l’ anima immateriale per farla muovere a sentire il calore quando appoggiamo la mano su una superficie calda? Come può esserci movimento per contatto tra una realtà fisica e una spirituale? E’ una contraddizione parlare di movimento e di urti a riguardo dell’ anima. Ecco allora che Cartesio tenta di fornire una spiegazione ipotizzando proprio un contatto tra anima e corpo, una spiegazione non molto convincente già all’ epoca: nella cosiddetta ghiandola pineale avviene l’ incontro fatidico e misterioso tra le due res. Ma tutta la filosofia del 1600 non è altro che un tentativo di risolvere la problematica mal conclusa da Cartesio sul rapporto tra la res cogitans e la res extensa e perfino La Mettrie, nel 1700, prova a risolvere la questione in modo analogo a come aveva fatto Hobbes: eliminando la res cogitans. Per Le Mettrie esiste solo la res extensa, la materia, mentre la res cogitans è solo una manifestazione della materia. Anche l’ anima, spiega La Mettrie, presenta gli attributi dell’ estensione e della materialità . Infatti, dal momento che non possiamo conoscere l’ intima essenza nò della sostanza estesa nò di quella pensante ( come aveva già dimostrato Locke ), siamo autorizzati a pensare che anche la materia partecipi di quella sensibilità che Cartesio attribuisce esclusivamente all’ anima. Corpo e anima, entrambi materiali ( res extensa ), sono quindi per La Mettrie strettamente interdipendenti, come è provato dal fatto che l’ alterazione delle condizioni fisiche ( per esempio, la febbre elevata: ricordiamoci che La Mettrie è medico ) comporta la diminuzione delle capacità intellettuali. Nella Storia naturale dell’ anima La Mettrie non negava l’ esistenza dell’ anima ( come indica lo stesso titolo dell’ opera ), ma soltanto la sua immaterialità : l’ anima è materia poichò tutto ciò che esiste deve per forza essere materia e se l’ anima è materia significa che essa, come ogni altra cosa materiale, è destinata a perire. Nell’ Uomo macchina, invece, che è il suo capolavoro, egli, estendo il meccanicismo di Cartesio anche all’ uomo, rende assolutamente superflua l’ ipotesi dell’ anima, che in fondo già nelle teorie cartesiane sembrava un qualcosa di superfluo, aggiunto solo per non inimicarsi la Chiesa: quello che per Cartesio differenzia gli uomini dagli animali è proprio l’ anima, che però sembra più un elemento aggiuntivo che non fondamentale: gli animali, senz’ anima, vivono benissimo. Pare un elemento forzatamente aggiunto l’ anima tant’ è che poi nel 1900 un filosofo definirà adeguatamente la concezione cartesiana dell’ uomo: una macchina con uno spettro all’ interno: l’ uomo è una macchina esattamente come gli animali e in più rispetto ad essi si trova ad avere uno spettro ( l’ anima ). Ma quest’ ipotesi dell’ anima nella macchina parve poco convincente fin dall’ inizio perchò in fondo il problema di come realtà materiale e spirituale entrino in contatto Cartesio lo risolve in modo poco convincente, quasi come se l’ anima nella ghiandola pineale si comportasse da corpo. Ecco allora che La Mettrie, eliminando radicalmente la res cogitans, non esita a dire che l’ uomo, come ogni altro animale, è soltanto una macchina che risponde alle rigide leggi del meccanicismo, è cioò un meccanismo che funziona in base alle proprietà intrinseche della materia stessa. D’ altronde Cartesio era arrivato a dire che gli animali fossero macchine e l’ uomo no avendo ipotizzato che una macchina imiti perfettamente un animale: chi non mi dice che l’ animale stesso non sia una macchina? Con l’ uomo tutto è diverso perchò nessuna macchina potrà mai pensare razionalmente come fa l’ uomo; oggigiorno però ci si avvicina sempre di più a macchine che imitano il ragionamento dell’ uomo e quindi il ragionamento di Le Mettrie, per molti versi, è più coerente di quello di Cartesio ( teniamo presente che l’ epoca in cui vive Le Mettrie è un’ epoca che va sempre più verso la rivoluzione industriale, caratterizzata dal brulicare delle macchine ). Le leggi naturali che regolano il meccanismo dell’ uomo macchina non possono essere conosciute astrattamente, ma devono essere indagate sperimentalmente da scienze quali l’ anatomia e la fisiologia ( La Mettrie è medico ). La sola differenza tra animali e uomini non è il fatto che gli uni non abbiano l’ anima e gli altri sì ( come aveva detto Cartesio, ma è la maggiore complessità strutturale della macchina uomo. Così come gli animali sono macchine più complesse rispetto alle piante e le piante sono macchine più complesse rispetto agli esseri naturali più semplici, l’ uomo è la macchina più complessa di tutte, ma è pur sempre una macchina: il fatto di essere una macchina e di agire secondo le rigide regole meccanicistiche comporta il fatto che non vi è libero arbitrio: l’ uomo non può scegliere come agire perchò tutto è dettato dalla fisica meccanicistica; con Cartesio c’ erano sì le regole meccanicistiche che muovevano i corpi, ma nell’ ambito della res cogitans vi era il libero arbitrio: l’ anima può scegliere, è libera. Ma se l’ anima non c’ è e tutto è materia, allora viene a cadere anche la libertà : l’ uomo non piange perchò vuole piangere, ma piange perchò è stimolato a piangere: ad ogni imput corrisponde un output proprio come in una macchina: se suono il clacsono ad una macchina suona, se tiro la coda a un gatto miagola ( fin qui lo diceva anche Cartesio ) se percuoto un uomo piange; tutto è dominato dal meccanicismo. L’ intera natura è ricondotta ad un unico principio, la materia fornita di sensibilità e movimento e le differenze tra macchina e macchina consistono solo nei diversi modi di funzionamento e nei diversi livelli di complessità dei meccanismi naturali. L’ uomo è in altri termini una sorta di orologio: costituisce un tutto unitario proprio come un orologio in cui tutti gli ingranaggi sono costruiti per servire a un unico scopo e la composizione meccanica della macchina ( i meccanismi sono giustapposti, ma mantengono una loro indipendenza ) consente la distinzione tra diversi ambiti di funzionamento: una parte della macchina si può guastare senza pregiudicare con ciò il funzionamento delle altre parti: Il corpo umano è un orologio, ma immenso e costruito con tanto artificio e abilità che se la ruota adibita a indicare i secondi si ferma quella dei minuti continua a girare e a compiere il suo corso, ed anche la ruota dei quarti d’ ora continua a muoversi. ( L’ uomo – macchina ). Negli scritti a carattere morale La Mettrie sviluppa un’ etica edonistica che si ispira ad Epicuro: la natura stessa indica ciò che è bene per l’ uomo connettendolo con il piacere, che è sempre e solo materiale, anche se può assumere espressioni raffinate, come il piacere intellettuale ed estetico. L’ uomo non deve vivere nel timore di Dio proprio perchò Dio non esiste ! Esiste solo la materia e quindi Dio, che certo non può essere materia ( come invece aveva detto Hobbes ) non esiste, proprio come l’ anima.
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