Vita e filosofia di Origene - Studentville

Vita e filosofia di Origene

Vita e pensiero del filosofo Origene.

Origene nacque verso il 185 probabilmente ad Alessandria. La persecuzione del 202 portò il padre Leonida al martirio e causò la miseria della famiglia. Origene, che ebbe forse tra i suoi maestri anche il maestro di Plotino, il platonico Ammonio Sacca, si dedicò all’ insegnamento. Nel 204 il vescovo della città , Demetrio, lo mise a capo della prima scuola catechetica ufficiale. Affidò l’ insegnamento della grammatica all’ amico Eracla, riservando a se stesso quello della filosofia e della Scrittura. Fautore di una vita ascetica, interpretando alla lettera un passo evangelico su quanti si fanno eunuchi per amore di Dio, Origene si evirò verso il 210 – 11. Forse dopo la persecuzione di Caracalla nel 215, si allontanò da Alessandria e si recò in Palestrina, ove svolse attività  di predicazione, ma in seguito tornò ad Alessandria. Nel 203 fu ordinato sacerdote, ma il vescovo demetrio, ritenendo illegittima la sua ordinazione a causa dell’ autoevirazione, lo fece dichiarare deposto. Origene si stabilì allora a Cesarea, in Palestrina, ove fondò una scuola simile a quella di Alessandria e costituì una ricca biblioteca. Durante la persecuzione dell’ imperatore Decio fu probabilmente incarcerato e torturato. Morì poco dopo, all’ età  di 70 anni, nel 253, forse a Tiro. Origene fu scrittore infaticabile, autore di numerosissime opere, soltanto in piccola parte giunte fino a noi, anche per la condanna di eresia comminata successivamente ad alcune proposizioni enunciate in esse. Un suo ricco discepolo gli aveva messo a disposizione 7 stenografi e 7 copisti: i primi trascrivevano sue prediche e conferenze, mentre gli altri trascrivevano anche manoscritti di altra provenienza, per arricchire la biblioteca formata da Origene ad Alessandria. E’ soprattutto in ambito cristiano che si assiste, tra il secondo e il quarto secolo, ad una modificazione radicale nella tecnica libraria, rappresentata dal passaggio dal rotolo di papiro al codice. Il codice, ossia un insieme di fogli e di pergamene fatti di pelli conciate, scritti sulle due facce, piegati, poi riuniti in fascicoli e legati sulla piegatura di costola, diventa la forma nella quale è conservato dapprima solo il testo della Scrittura, ma la fortuna di esso si estende poi anche a testi nei quali è depositato il sapere profano. Origene scrisse commenti a quasi tutti i libri della Scrittura e numerosissime omelie o prediche, che prendono spunto da passi evangelici o biblici. Possediamo 21 di queste nell’ originale greco e 240 in traduzione latina. Nessun commento ci è pervenuto intero, ma possediamo parte di quelli ai Vangeli di Matteo e di Giovanni. Sono conservati anche gli 8 libri contro Celso, scritti da Origene verso il 248 in risposta al “Discorso vero” di Celso. Uno scritto teorico fondamentale conservato integralmente soltanto nella traduzione latina di Rufino, una versione un pò addomestica per attenuare espressioni di sapore eretico, è Sui principi, in quattro libri. Diversamente da Giustino e da Clemente, convertiti dal paganesimo al cristianesimo, Origene ricevette sin da giovane un’ educazione cristiana, ma a questa egli accompagnò anche lo studio dei filosofi antichi. L’ uso a scopo pedagogico della tradizione filosofica emerge chiaramente nella descrizione che il discepolo di Origene, Gregorio il Traumaturgo, dà  del metodo del suo insegnamento. La filosofia pagana è agli occhi di Origene un insieme di sette, che si escludono mutuamente e perciò richiedono un’ adesione totale: ogni scuola, una volta catturato un individuo, lo imprigiona come in una palude o in una foresta senza vie d’ uscita, escludendo ogni forma di conversione ad un’ altra di esse. L’ unico criterio in base a cui una filosofia viene scelta rispetto ad un’ altra è il caso, che ha fatto imbattere in essa per prima. Per evitare di rimanere imprigionati in un solo indirizzo, Origene richiede dunque la lettura di tutti i filosofi, senza obbligare a un assenso o a un rifiuto immediato. Questi diventano possibili nel momento in cui entra in azione il criterio, posseduto dai cristiani, ma non dai filosofi, della verità  proveniente da Dio e rivelata nelle Scritture. Scelta e rifiuto non sono dunque globali, ma sono compiuti rispetto a singole dottrine, in base alla loro compatibilità  con il messaggio cristiano. Il risultato è la disarticolazione della compattezza dei corpi dottrinali delle filosofie, mentre il compito di utilizzarne i resti passa nelle mani del dotto cristiani, che può servirsi di esse e del loro vocabolario concettuale per interpretare le stesse Sacre Scritture. Secondo Origene la salvezza non è riservata a pochi: ciò stabilisce una netta differenza rispetto alle filosofie. A questo proposito Origene sottolinea come i filosofi pagani non si siano preoccupati di studiare altre lingue, per diffondere le loro dottrine anche presso altri popoli, mentre il cristianesimo mira a raggiungere ogni popolo e ogni ceto. Tuttavia la fede razionale è agli occhi di Origene superiore alla fede dei semplici, che è meno salda e può dipendere dal timore piuttosto che dall’ amore di Dio, e in più non mira alla conoscenza dei misteri divini. In questo senso, è peculiarità  del filosofo cristiano l’ interpretazione delle Scritture: così l’ indagine filosofica di Origene assume la forma dell’ esegesi e del riferimento costante ai testi biblici ed evangelici. Nel culto dei propri testi il filosofo cristiano si pone in parallelo con i filosofi neo – platonici, ma con la differenza che il testo biblico è ispirato direttamente da Dio. Secondo Origene esso ammette una pluralità  di sensi: come nell’ uomo, oltre al corpo, esistono l’ anima e il pneuma o spirito, così nel testo sacro, al di sotto del senso letterale o somatico, esistono un senso morale o psichico e uno allegorico – mistico o pneumatico. In particolare, l’ Antico Testamento è per Origene una prefigurazione del Nuovo Testamento: nel loro insieme essi costituiscono un’ unità , che ha il suo fondamento nell’ Unità  divina, incorporea e inconoscibile nella sua natura. A noi è possibile conoscere per via mediata la natura divina, in quanto il Dio-Padre genera nell’ eternità  il Figlio o Logos, che ha la stessa natura del Padre, benchò gli sia subordinato. Questo ” secondo Dio ” conosce il Padre ed è fonte di conoscenza per gli altri esseri: il Logos è infatti mediatore tra Dio e il mondo, in quanto pare contenere le idee e cioò i modelli di tutte le cose create. Dal Logos, poi, procede lo Spirito Santo e tutto riceve il soffio vitale o pneuma. Secondo Origene la potenza di Dio non è illimitata, perchò se fosse tale, essa non potrebbe neppure pensare se stessa. Dio, pertanto, crea tanti esseri quanti può contenere e raccogliere sotto la sua provvidenza e prepara tanta materia quanta ne può ordinare. Solo la sua bontà , infatti, lo spinge a creare, perciò Origene considera eterna la creazione, perchò la bontà  di Dio non può restare inattiva. La tesi dell’ eternità  della creazione presenta affinità  con l’ impostazione del platonismo contemporaneo, ma contrasta col racconto biblico della creazione e per questo attrasse su Origene l’ accusa di eresia. Il mondo attuale secondo Origene è conseguenza di altri mondi precedenti, così come altri successivi saranno conseguenza di esso. Entro questo processo eterno si inscrive la storia delle anime: all’ inizio esse furono create come intelletti puri, ma non tutte conservarono la perfezione iniziale e per orgoglio di autoaffermazione, ribellandosi a Dio, caddero nel peccato. Il peccato consiste in una sorta di ” raffreddamento nell’ amore ” per il Bene, causato da un atto di libera volontà , e proprio in conseguenza di esso gli intelletti puri divennero appunto anime: Origene collega qui etimologicamente il termine psuchò, anima, con il verbo psukòo, che significa ” diventar freddo “. Le anime umane, pur risiedendo in un corpo, conservano la portecipazione al Logos divino e il libero arbitrio, che consente loro di scegliere il bene e ritornare alla condizione primitiva. Anche i demoni, che rappresentano il gradino più basso nella caduta e nell’ allontanamento da Dio prodotti dal peccato, hanno questa possibilità . La redenzione, ossia la liberazione dal peccato, coinvolge tutti gli esseri, non solo l’ uomo: nessuno, neppure il diavolo, può esserne escluso, altrimenti la redenzione non sarebbe completa. Alla fine dunque tutti gli esseri saranno salvati: in ciò consiste quella che Origene chiama apocatastasi, ossia letteralmente ” ristabilimento ” della condizione originaria di perfezione in Dio. Essa tuttavia non è la conclusione ultima e definitiva, perchò dopo di essa ricomincerà  la vicenda eterna, anche se non totalmente identica alle precedenti, come avevano preteso gli stoici, in quanto il libero arbitrio dei singoli, per definizione variabile, continua a essere fattore decisivo. In tal modo Origene innesta, sul fondo delle dottrine cristiane della trinità , della creazione e della redenzione, tematiche proprie della tradizione filosofica: in particolare, quelle neo – platoniche della gerarchia delle ipostasi divine, della gerarchia parallela dei livelli dell’ anima, della caduta e del ritorno e quella stoica dei cicli successivi dell’ universo. Anche quest’ ultimo punto incappò nell’ accusa di eresia, così come pure l’ affermazione di una resurrezione puramente spirituale, che non avrebbe coinvolto il corpo. Anche per questo aspetto di svalutazione del corpo la tesi di Origine presenta forti risonanze platoniche.

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