In Johann Christoph Friedrich Schiller il passaggio dallo ‘Sturm und Drang’ al classicismo ò allestito da un decennio di studi storici, che gli valsero anche la cattedra di Storia all’università di Jena. Celeberrima fu il suo discorso del 1789 sul tema Che cosa significa e a qual fine si studia la storia universale. L’autore che ebbe maggiore influenza sulla preparazione e formazione culturale di Schiller fu senz’ombra di dubbio Kant, da cui il poeta Schiller assimilò specialmente la Critica del giudizio, come del resto tendevano a fare molti degli esponenti del circolo romantico. Da Kant Schiller mutua la consapevolezza che nell’uomo vi ò una doppia natura: da un lato, l’uomo sensibile, sottoposto a bisogni, impulsi e, in generale, alle esigenze del mondo fenomenico; dall’altro, l’uomo morale, il soggetto noumenico, espressione di ragione e libertà . In una lirica risalente al 1795, L’ideale e la vita, che compendia in forma poetica i convincimenti filosofici di Schiller, la prima di queste due dimensioni viene appunto denominata la vita, ossia l’insieme di rapporti che determinano necessariamente l’esistenza fenomenica dell’uomo, e la seconda l’ ideale, il compito morale che deriva all’uomo dalla sua natura razionale. Ma tra sensibilità e ragione, tra vita e ideale, non intercorre un’opposizione assoluta, pretesa invece dal rigorismo etico di Kant, per il quale la repressione della sensibilità ò condizione fondamentale per il compimento del dovere. In Grazia e dignità (1793), Schiller ò del parere che una conciliazione dei due aspetti sia realizzabile nell’ anima bella, in cui il dovere morale ò compiuto in modo spontaneo e disinteressato, in piena armonia con l’inclinazione sensibile. Schiller asserisce: ‘ si dice anima bella, quando il sentimento morale ò riuscito ad assicurarsi tutti i moti interiori dell’uomo, al punto da poter lasciare senza timore all’affetto la guida della volontà e da non correre mai il pericolo di essere in contraddizione con le decisioni di esso ‘. L’accordo spontaneo tra la sensibilità e la morale, attuato nell’anima bella, prende il nome di grazia. Ma, se per caso l’impulso sensibile torna ad essere in contrasto con la legge morale, l’ anima bella deve diventare sublime e dominare con la forza la sensibilità tramite la ragione: la dignità prende così il posto della grazia. Nelle Lettere sull’educazione estetica dell’uomo (1793-1795), la conciliazione tra sensibilità e ragione viene affidata al sentimento del bello. Infatti, dato che la bellezza ò data dall’equilibrio tra sensibile e sovrasensibile, tramite l’educazione estetica la natura umana realizza la propria completezza, secondo il modello greco kalos kai agaqos, insieme bello e buono. Il mezzo basilare di cui si deve avvalere l’educazione estetica ò il gioco, ossia un’attività che ha per fine se stessa. Nelle operazioni ludiche, infatti, la componente sensibile non ò subordinata ad uno scopo razionale, nò il momento intellettuale ò sacrificato all’impulso sensibile: anzi, in esse sensibilità e intelletto, materia e forma, esteriorità ed interiorità , essendo i due aspetti inseparabili di una sola attività , sono sempre espressione di bellezza. Nel gioco, quindi, si realizzano in modo armonico ambo le componenti fondamentali dell’umanità , per cui ‘ l’uomo ò completamente uomo solo quando gioca ‘. Il rapporto tra sensibilità e ragione viene riformulato da Schiller nella sua ultima opera esplicitamente filosofica, Della poesia ingenua e sentimentale (1795-1796). L’ ingenuo e il sentimentale non sono per Schiller solamente due forme di espressione artistica, ma anche due condizioni indispensabili dell’umanità : il primo esprime l’unità spontanea tra l’elemento passivo della sensibilità e quello attivo della ragione e dell’intelletto; il secondo, invece, indica la divisione dei due elementi quando la riflessione si distingue e si rende autonoma dall’ambito sensibile ed emotivo. L’ingenuo rappresenta il momento della natura, il sentimentale quello della cultura. Ma, oltre ad esprimere due differenti tipi di umanità , l’ingenuo e il sentimentale indicano anche due diverse fasi dello sviluppo storico-artistico. L’ingenuo esprime il carattere della poesia antica e, più in generale, la condizione originaria dell’umanità ; il sentimentale si riferisce più che altro alla poesia moderna e alla condizione dell’uomo storicamente avanzato. Schiller elabora così una filosofia della storia in cui l’umanità , perduta la propria ingenuità primiera per via del progresso culturale, deve riproporsi la restaurazione dell’unità fra sensibilità e ragione come un compito infinito, in cui si esprime una finalità storica mai completamente conseguibile e, però, indispensabile all’ulteriore progresso dell’umanità .
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